Natalia Poggi, Il Tempo 6/12/2013, 6 dicembre 2013
DAL LEONCAVALLO ALL’EX ASILO FILANGIERI: NESSUNO PAGA
Sono sempre di più i «fuorilegge» che occupano aree pubbliche o dismesse, le trasformano in spazi espositivi, luoghi dove si balla, si suona, si rappresentano piece teatrali, si leggono poesie ignorando completamente le norme dei diritti d’autore. In alcune città questi pseudo-libertari hanno imbastito attività lucrose più che decennali nella totale illegalità in strutture consolidate da dove nessuno avrà mai più il coraggio di sgomberarli. Le istituzioni chiudono gli occhi anche perché per le autorità preposte ai controlli l’ingresso è interdetto. Uno per tutti, il Leoncavallo, lo storico centro sociale di Milano, fondato nel 1975. Fino al 1994 era in un edificio di via Leoncavallo, poi si è spostato in via Watteau. Trattasi sempre di spazio autogestito che ospita non solo case editrici e librerie ma anche associazioni, concerti, rappresentazioni teatrali, proiezioni di film. C’è perfino un’emittente radiofonica che trasmette regolarmente. «Sono fuori delle norme, non pagano i diritti d’autore nemmeno i compensi ai diretti interessati -spiegano alla Siae - Si tratta di una concorrenza sleale nei confronti di chi, tra i colleghi, rispetta le regole. Anche perché non fanno entrare nessuno, meno che mai gli ispettori Siae, che possa creare loro qualche problema».
La maggior parte di questi luoghi di presunta libertà («Ma di che libertà stiamo parlando se non rispettano i diritti degli altri?» ironizzano alla Siae) sono centri sociali nati come zone di aggregazione, dove si fa kultura alternativa, anacronistici ma molto attivi, apparentemente dalla parte di chi non ha voce nei circuiti normali. Una cosa però è certa: a quegli artisti che si esibiscono, recitano, cantano e ballano non vengono riconosciuti i diritti d’autore. «La maggior parte sono emergenti e dunque subiscono l’ingiustizia perché in questa maniera hanno visibilità e si fanno pubblicità». Ultimamente c’è qualcuno che comincia a ribellarsi e non ci va più «per non sentirsi strumentalizzato». Non pagano i diritti d’autore ma fanno pagare i biglietti al pubblico («che razza di biglietti sono senza il bollino Siae?») A Milano c’è un lungo elenco: il Centro sociale Sos Fornace di Rho,il Cox18 ai Navigli, come il centro Zam sempre ai Navigli, il Csa Vittoria di Milano-Vittoria e il Folletio 25603 di Abbiategrasso.
Un’altra realtà vivace è quella pisana del Teatro Rossi Aperto che è ufficialmente gestito da un collettivo di studenti. Anche a Napoli, città molto attiva dal punto di vista creativo, ci sono diverse realtà. La più blasonata è l’ex asilo Filangieri, poi c’è Officina 99 e Ska. Famoso pure il centro Tempo Rosso a Sessa Aurunca e il Depistaggio di Benevento. Dovunque vige la stessa regola: vade retro Siae.
Natalia Poggi