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 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

IN BILICO ANCHE I SISTEMI DI VOTO REGIONALI


Dal Parlamento nazionale ai parlamentini regionali. L’effetto dirompente della bocciatura del Porcellum potrebbe viaggiare ben oltre Roma ed estendersi al sistema di elezione delle regioni. Infatti, seppure con differenze da realtà a realtà – alcune regioni applicano la legge Tatarella del ’95, altre invece l’hanno modificata – si può dire che è comunque presente un premio di maggioranza e in un caso (la Toscana) le liste sono bloccate. Ricorrono, cioè, i due aspetti del Porcellum censurati dalla Corte costituzionale. Il problema della soglia, d’altra parte, è stato sollevato anche dal Tar Lombardia, che a inizio ottobre ha rimesso alla Corte costituzionale la legge elettorale di quella regione. Presupposti che, tuttavia, non bastano per dire che anche a livello regionale si dovrà riformare il sistema di voto. Per poter capire il da farsi sarà, infatti, necessario leggere le motivazioni della sentenza.
«Senza quelle – spiega Francesco Pizzetti, professore di diritto costituzionale a Torino nonché consigliere giuridico del ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio – è difficile fare previsioni. Abbiamo solo le poche certezze contenute nel comunicato della Corte, comunicato che però apre molti problemi. Non sappiamo, per esempio, se la Consulta abbia bocciato il premio di maggioranza in sé o solo nella parte in cui non prevede una soglia. In quest’ultimo caso il meccanismo di voto regionale è al riparo, perché, seppure implicitamente, una soglia nell’attribuzione del premio esiste. Occorre, pertanto, che le motivazioni arrivino al più presto. Lo stesso Parlamento, che è stato chiamato a intervenire, per farlo deve sapere in che direzione muoversi».
Considerazioni analoghe arrivano da Carlo Fusaro, professore di diritto elettorale e parlamentare a Firenze: «Le motivazioni ci diranno tutto – afferma – anche se nel sistema di voto regionale c’è comunque un tetto nell’assegnazione del premio di maggioranza (la quota del 20% del premio è diversa a seconda che il totale dei seggi provinciali conseguiti dai gruppi di liste provinciali collegati alla lista regionale maggioritaria sia pari o superiore al 50% dei seggi assegnati alla regione, ndr). Ma anche se il sistema di voto regionale uscirà indenne da un punto di vista giuridico, ci saranno comunque ripercussioni politiche».
Per Stefano Ceccanti, professore di diritto costituzionale a Pisa, invece i problemi si porranno anche da un punto di vista giuridico, perché la sentenza non può non toccare il sistema di voto locale. «Il fatto – spiega – che il premio di maggioranza non preveda una soglia può presentare problemi. Così come l’impossibilità di esprimere preferenze: la lista bloccata non è affare solo della Toscana, ma anche delle Regioni dove c’è il cosiddetto listino del presidente (solo Campania, Calabria, Marche e Puglia l’hanno soppresso, ndr)».
Anche per Luca Antonini, professore di diritto costituzionale a Padova, l’assenza di una soglia nell’attribuzione del premio di maggioranza rappresenta il punto nevralgico delle elezioni regionali. «Soprattutto ora – commenta – che il sistema politico si è frammentato e quel meccanismo concepito per un sistema bipolare va applicato a un quadro quanto meno tripolare. Le regioni potrebbero correre ai ripari introducendo una soglia minima oppure ridimensionando il premio».