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 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

LE 100 LETTERE SEGRETE SULLA PRIMA


Se alla Belle Époque è stato dato questo nome, lo si deve soprattutto ai contributi materiali e intellettuali che a quel periodo storico - tra la fine dell’Ottocento e gli anni precedenti allo scoppio della Grande Guerra - hanno fornito alcuni straordinari ingegni.
A essere ricordati, in genere, sono gli artisti, da Toulouse- Lautrec a Méliès, da Debussy a Feydeau, ma non minore è stato l’apporto di menti altrettanto eccezionali che operarono in tutt’altri ambiti. La Rutgers University del New Jersey custodisce, a tale proposito, un piccolo tesoro. Si tratta di oltre cento fra lettere, telegrammi, biglietti e persino richieste di foto autenticate che si scambiarono, durante i primi anni Ottanta del XIX secolo, due giganti del loro tempo, l’inventore statunitense Thomas Alva Edison (1847-1931) e l’ingegnere, imprenditore e politico milanese Giuseppe Colombo (1836-1921).
Domani, giorno in cui si festeggia il patrono di Milano Sant’Ambrogio, l’azienda Edison (che è la più antica società europea attiva nel settore dell’energia, essendo stata fondata proprio da Colombo nel 1884) illuminerà la prima della Scala - ove si rappresenterà La traviata di Verdi per la regia di Dmitri Tcherniakov e la direzione di Daniele Gatti - per mezzo delle sue storiche centrali, capaci oggi di generare energia pulita a zero emissioni. Sarà l’occasione per celebrare, nel centotrentesimo anno dall’avvenimento, la prima e grandiosa illuminazione elettrica del principale teatro meneghino, dopo la quale avrebbe avuto concretamente inizio l’elettrificazione dell’intero territorio italiano. È in quegli anni che si registrano le prime sperimentazioni legate alla luce elettrica e, come risulta dal carteggio tra Colombo ed Edison (il quale, curiosamente, era nato in una cittadina dell’Ohio di nome Milan), era serrato il confronto tra l’imprenditore italiano e l’inventore americano - spesso coadiuvato dai suoi collaboratori, in particolare Joshua Franklin Bailey e John W. Lieb Jr - intorno a macchinari allora avveniristici quali le dinamo.
Lo zelo e la premura di Colombo nello svolgere il proprio lavoro sono poi testimoniati da alcuni brani delle missive, come ad esempio quello che segue, in cui Bailey riferisce a Edison alcune minuziose richieste di Colombo relative all’illuminazione della vecchia Stazione Centrale di Milano: «Il professor Colombo, nella sua lettera del 12 c.m., dichiara che queste lettere contengono solo un sunto di ciò che egli reputa necessario ordinare, ma intende che lei farà in modo che nulla di ciò che ritiene necessario per la riuscita della stazione sia tralasciato e si aspetta che lei possa apportare delle modifiche all’ordine, come riterrà più utile, affinché il Comitato di Milano possa avviare la stazione non oltre il 26 dicembre. Conta, inoltre, che lei prenda i necessari accordi con le varie aziende e società di produzione che forniscono i diversi componenti dell’impianto...».
Per i 130 anni dalla prima illuminazione elettrica della Scala, la Edison (che è oggi di proprietà del gruppo francese Électricité de France) ha recuperato questo epistolario, che costituisce un tassello importante della sua storia, organizzando contestualmente, con il Comune di Milano e la Fondazione Teatro alla Scala, l’iniziativa Violetta in città, una serie di appuntamenti che sta portando le arie de La traviata, assieme a quelle di altre celebri opere verdiane, nei cinema, negli ospedali, nelle carceri, nelle scuole e perfino nelle fermate dei mezzi di trasporto pubblici del capoluogo lombardo.
Un’ottima maniera per rinverdire i fasti del 1883, quando le gazzette non lesinarono parole d’entusiasmo per commentare la riuscita (era la sera di Santo Stefano) della prima assoluta de La gioconda di Amilcare Ponchielli, una rappresentazione valorizzata dalle 2.280 lampadine elettriche fornite dall’ingegner Colombo, il quale avrebbe fondato la Edison soltanto pochi giorni dopo, precisamente il 6 gennaio del 1884, in Via di Santa Redegonda.
«Il successo della Scala ci ha dato più fiducia», scrisse l’ingegnere all’indomani della prima, «e ora procediamo rapidamente col cablaggio di almeno cento lampade in più».