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 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

LA DOPPIA BEFFA PER IL RE DELLE PELLICOLE


TREVISO. Dal nostro inviato
Subfornitori di Apple e 500 mila galline ovaiole. Godega di Sant’Urbano è un puntino sulle mappe dell’alta trevigiana: contadini, fabbriche hi-tech e prostitute sulle sedie bianche di plastica ai bordi della Pontebbana.
Gino Dal Mas è un perito chimico di San Fior che nasconde due occhi da Harry Potter dietro gli occhiali quadrati. Lavora per anni in un’azienda edile della zona. È mite e con un bel sorriso. Rimarrebbe lì per tutta la vita, se un giorno il titolare dell’azienda non gli proponesse di produrre le pellicole adesive trasparenti spalmate di silicone che non c’è verso di trovare in Italia. Alla fine degli anni ’80 bastano 100 milioni di lire per mettersi in proprio. A Godega, il paese diviso in due frazioni ad alto tasso di rivalità, Pianzano e Bibano – quest’ultima ha dato i natali al governatore Luca Zaia – c’è un’area artigianale circondata da campi di mais e qualche piccola vigna. Nasce lì Siliconature.
Non va bene, di più. Due edifici a specchi circondati da filari di pini ospitano 140 dipendenti che durante la pausa pranzo sciamano nei ristorantini di Godega. Altri 80 operai lavorano a Shentzen e Jian, in Cina, dove Siliconature ha aperto alla velocità della luce altre due fabbriche per servire con maggiore tempestività clienti come Apple o 3M. Le applicazioni di questi film adesivi sono le più svariate: biomedicale, automotive, edilizia, Ict, alimentare. L’export viaggia al 90%. Dal Mas si gode il successo con una bella Maserati e si prepara a ingrandire e assumere altre cinquanta persone. Compra da un contadino il primo lotto di terreno limitrofo alla sua azienda. È come accendere una miccia. Si costituisce un comitato cittadino presieduto dal capogruppo leghista in Comune, tal Piasentin: parenti, affini e amici scrivono che Siliconature emette rumori molesti e fumi maleodoranti. Siamo nei primi mesi del 2011. Dal Mas è allibito. E sbarra gli occhi da Harry Potter: «Non c’è stata una lamentela in 25 anni. E siamo certificati Iso 14001!».
Di colpo Siliconature diventa come l’Ilva di Taranto. Dal Mas va in delegazione in Comune, duecento metri più in là, a esporre il nuovo investimento di 25 milioni. Lo riceve la giunta al completo con il sindaco leghista Alessandro Bonet, amico e sodale di Zaia, che di lì a poco chiederà ai suoi concittadini la riconferma: «Caro Dal Mas, ci dispiace: i suoi vicini ci hanno sommerso di esposti. E per noi un cittadino o un’azienda hanno lo stesso valore». Affermazione discutibile, ma l’imprenditore di San Fior non demorde. Apre le porte dell’azienda, invita ripetutamente i consiglieri comunali e gli assessori che non sono mai stati sfiorati dalla curiosità di capire che cosa produca e come un fornitore della celeberrima Apple. Ammette Bonet: «L’azienda non l’ho mai visitata, di tempo ne ho poco. Da sindaco guadagno 800 euro al mese e sono costretto a lavorare come dipendente in un Comune qui vicino». Se il primo cittadino part-time avesse percorso il perimetro della Siliconature, avrebbe udito al massimo qualche fruscio: la fabbrica è come la cassa blindata di un orologio. Ma il "comitato" tuona: «Siete avvelenatori delle generazioni future». Ormai ci sono due fronti contrapposti. Il sindaco capisce che non può nascondersi dietro il Comitato. E al cronista prima dice che Siliconature non ha mai formalizzato la domanda per il nuovo investimento, poi tira fuori una delibera del luglio 2011 in cui la giunta esprime «parere di massima favorevole all’eventuale ampliamento». Contraddizioni singolari condite dal solito burocratese "parere di massima" ed "eventuale" che non significano nulla. Peccato che già da un paio di mesi Dal Mas, pressato dalle urgenze dei clienti, abbia deciso di traslocare a Sesto al Reghena, un paese in provincia di Pordenone, 40 chilometri da Godega. Il sindaco friulano, ovviamente, srotola i tappeti rossi all’imprenditore trevigiano.
Ma Sesto al Reghena non è in Norvegia. Stavolta sono i Vigili del Fuoco a fare i capricci. La legge dice che il timbro dell’antincendio va apposto in due mesi, invece di giorni ce ne vogliono 91. Con la reazione di un funzionario dei pompieri che a una telefonata di sollecitazione risponde stizzito: «L’azienda del c… aspetti i nostri tempi. Firmeremo quando ne avremo voglia». A Dal Mas non resta che contabilizzare le duplicazioni e le diseconomie di due impianti vicini ma lontani, compresa la spola dei dirigenti tra Godega e Sesto. Racconta: «In Cina abbiamo comprato i terreni in aprile e ad agosto già si scavava. Le conferenze dei servizi sono cose serie: i funzionari ti chiamano anche alle nove di sera per chiederti un chiarimento e gli esponenti del governo vengono a trovarti in fabbrica almeno una volta al mese». Già, in Cina. E a Godega di Sant’Urbano? Dopo la querelle, Dal Mas riceve la visita dell’Arpa. In tre mesi mettono sotto sopra l’azienda una dozzina di volte. Siamo all’inizio del 2012. L’imprenditore chiede il rapporto dell’agenzia regionale per l’ambiente, qualsiasi sia l’esito, in tempi rapidi. Niente da fare. Nel frattempo, Bonet si ripresenta al giudizio degli elettori. Stravince con il 65% dei voti: «Dal dopoguerra, sono il primo sindaco di Godega rieletto per un secondo mandato», gongola lui. Addirittura il dopoguerra. Alta concenzione di sé e di Godega. Un paio di settimane dopo, con un ritardo che non intralcia la rielezione del sindaco, si fa viva l’Arpa. Siliconature fa il percorso netto: niente rumori, niente esalazioni. La fabbrica, direbbero gli anglosassoni, è clean. Non serve a nulla: il comitato, i Piasentin, la Lega, Bonet e le galline ovaiole celebrano la loro inutile vittoria.