Silvio Piersanti, Il Venerdì 6/12/2013, 6 dicembre 2013
LA FAMIGLIA IMPERIALE CHE VUOL ESSERE CREMATA (COME TUTTI)
Tokyo. Noi comuni mortali riteniamo che non appena un imperatore apre bocca, qualsiasi sia la sua richiesta, essa sarà immediatamente soddisfatta. Non è così in Giappone. E in tutta la terra, visto che quello del Paese del sol levante è l’unico imperatore in carica al mondo. L’uomo che siede sul trono del Crisantemo non dà ordini: esprime desideri. Se sia il caso di esaudirli lo decide il Gran Ciambellano del palazzo imperiale. Quando Noriyuki Kazaoka, l’attuale titolare della potente e delicata carica, fu convocato alla presenza dell’imperatore Akihito nell’Aprile del 2012 , non poteva immaginare la ragione dell’udienza: una ragione che avrebbe avuto grande risalto nelle prime pagine dei giornali e che troverà posto nei libri di storia. L’allora 78nne imperatore, reduce da un difficile intervento cardiaco, gli comunicò il suo desiderio e quello della pressoché coetanea imperatrice Michiko: essere cremati alla loro morte. Il Gran Ciambellano non batté ciglio, come ci si aspetta faccia un bravo Gran Ciambellano in qualunque frangente possa venire a trovarsi: si inchinò profondamente e assicurò sua maestà imperiale che avrebbe considerato con grande attenzione la richiesta. La considerazione deve essere stata molto tormentata perché gli ci è voluto oltre un anno e mezzo per arrivare alla conclusione che, esaminati a fondo tutti i pro e i contro, il desiderio del Kinjo Tennò (l’imperatore regnante) poteva essere esaudito.
La decisione dell’imperatore è di portata storica e sociale (il perché del corsivo sarà evidente tra poche righe). L’aspetto storico sta nel fatto che Akihito, 125mo imperatore sul trono del Crisantemo (il Giappone vanta la più lunga ininterrotta dinastia imperiale: oltre 1.500 anni) sarà il primo imperatore ad essere cremato dopo oltre 350 anni. L’ultimo era stato Gokomio nel 1655 (altri 40 tenno nei secoli precedenti). L’aspetto sociale è che , come ha riferito Kazaoka, le motivazioni principali che hanno spinto Akihito a rompere una plurisecolare consuetudine sono state due: il desiderio di adeguarsi al costume del suo popolo che al 99,96% sceglie la cremazione; e la volontà di dare alla nazione un esempio di sobrietà in un momento difficile che la vede tesa a superare una prolungata crisi economica e impegnata nella difficile ricostruzione delle tre prefetture distrutte dalla tripla tragedia del marzo 2011.
Akihito, che salendo al trono nel 1989 , scelse come nome imperiale Heisei (raggiungere la pace) , ha chiesto anche di non abbattere troppi alberi e di salvaguardare al massimo l’ambiente nel far posto ai due mausolei (quello suo e quello della consorte) e all’area predisposta per i visitatori che verranno a rendere omaggio alla sua memoria. Ha anche espresso il desiderio che gli stessi funerali di Stato siano organizzati in modo di dare il minor impaccio possibile alla vita quotidina dei cittadini, evitando parate e blocchi del traffico.
Un cambio di stile radicale rispetto a quello del padre Hirohito a cui era succeduto. Morì il 7 gennaio 1989, ma l’organizzazione dei suoi funerali fu talmente complessa che richiese oltre un mese e mezzo e la grandiosa cerimonia funebre potè avvenire solo il 24 febbraio. Fu un grande avvenimento mondiale, seguìto da 125 capi di stato, perfetto in ogni minimo particolare secondo antichi e complessi cerimoniali. Mezzo milione di cittadini aspettò ore nel gelo per vedere sfilare il carro funebre attraverso il centro di Tokyo e l’intera nazione rispettò un periodo di lutto di nove giorni, durante i quali, matrimoni e qualsiasi altro tipo di festeggiamento furono banditi, paralizzando la vita sociale e produttiva del Paese.
Era l’addio all’ultimo imperatore con prerogative divine, discendente dalla dea Amaterasu, creatrice del Giappone, prerogative alle quali dovette ufficialmente rinunciare con lo storico discorso Tenno no ningen sengen (Dichiarazione della natura umana dell’imperatore) pronunciato alla radio nel gennaio del 1946. Il generale americano McArthur era stato chiaro: o il discorso, o il processo per crimini di guerra con possibile condanna al capestro. Avrà avuto origini divine, ma la decisione dell’imperatore fu allora molto umana. Nel primo articolo della nuova costituzione giapponese praticamene imposta dalle forze alleate dopo la resa seguìta alle bombe atomiche, si definisce il ruolo dell’imperatore: «Simbolo dello Stato e dell’unità del suo popolo». Nel quarto articolo, si specifica: «L’imperatore non ha alcun potere di governo».
Il mausoleo in costruzione per Akihito sarà vasto 3.440 metri quadrati . Il 20% in meno di quello del padre che ne misurava 4,300 . «Sarà anche un po’ più piccolo, ma a me e a mio marito che viviamo con nostro figlio in un appartamento di 50 mq, sembra esageratamente grande e niente affatto aderente all’ideale di sobrietà espressa dall‘imperatore», commenta Michiko Tezuka, 30nne giornalaia di Tokyo. E, a proposito di sobrietà e vicinanza ai sentimenti del popolo: quanto costerà? Gokui no (top secret). Ma noi sappiamo quanto costò quello di Hirohito: 4,4 miliardi di yen, pari a circa 40 milioni di euro. Se togliamo il 20 %, siamo a 32 milioni di euro, ma tenendo conto dell’aumento del costo della mano d’opera e della necessità di costruire anche il mausoleo per la moglie, è facile prevedere che la sobrietà sarà considerata una semplice dichiarazione di principio. Ed è facile prevedere che il costo finale sorpasserà quello del tenno Showa (nome imperiale scelto da Hirohito).
Per la verità, Akihito aveva proposto a Michiko di deporre le ceneri di entrambi in un solo mausoleo, ma la schiva imperatrice, «in segno di umiltà» ha declinato l’offerta, non ritenendosi degna di condividere la sepoltura con il consorte. I due mausolei saranno costruiti l’uno accanto all’altro. Avranno l’aspetto di un tumulo a forma di cupola su una base quadrata. Sono già in costruzione nel Cimitero Imperiale di Tokyo. Alla camera ardente avranno accesso solo i membri della famiglia imperiale, le più alte cariche dello Stato e personalità di massimo prestigio. Il popolo si metterà in lunga e ordinata fila. Quando Akihito morirà, le insegne del comando saranno rimesse nelle mani del figlio Naruhito che dovrà, però, attendere un intero anno prima di essere incoronato 126mo imperatore sul trono del Crisantemo. Akihito ha celebrato sobriamente il suo 80mo compleanno il 23 novembre, in compagnia della moglie, 79nne, e del 53nne principe della corona. Che, quando salirà al trono, sarà il primo imperatore in mille anni ad essere sposato con una donna non appartenente alle antiche famiglie nobiliari. Naruhito ha sposato la commoner Masako, accusata di non aver saputo adeguarsi all’etichetta del palazzo e sopratutto di non aver dato un erede maschio al trono. Otto o nove donne sono salite sul trono del crisantemo, diventando «imperatori femmine» (solo le mogli degli imperatori sono chiamate imperatrici), ma nessuna si è sposata o ha generato figli. Dalla fine del 19mo secolo, alle donne è proibita l’ascesa al trono. Si sta discutendo animatamente se non sia il caso di cambiare la legge. Certo, tra il divino imperatore Hirohito e il democratico Akihito sembra siano passati secoli e non solo 25 anni. Eppure è in piena rinascita nel Giappone del XXI secolo un movimento politico, religioso e militare, capeggiato dal primo ministro Abe, che spinge verso una riforma della costituzione che ridia all’imperatore i pieni poteri di capo dello stato e delle forze armate e le prerogative divine. Anche nel Paese del sol levante prosperano i gattopardi, che cambiano tutto per non cambiare niente.