Giovanni Cocconi, Europa 6/12/2013, 6 dicembre 2013
E LETTA DISSE NO A VESPA
C’è chi dice no. C’è un solo giornalista in Italia che da vent’anni manda in libreria un bestseller con le ultime dichiarazioni del presidente del consiglio in carica. E c’è un solo presidente del consiglio che in vent’anni gli ha detto di no. Enrico Letta magari non passerà alla storia per aver cancellato l’Imu ma lo schiaffo a Bruno Vespa resterà una rarità come il Gronchi rosa.
Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, ancora Berlusconi, ancora Prodi, Monti. Nessun inquilino di palazzo Chigi aveva mai osato tanto, e nemmeno tre capi dello stato. Il premier del governo più democristiano della Seconda repubblica che dice no alla star dell’informazione più democristiana della storia Rai. Un affronto, uno smacco, fuoco amico.
«Ci siamo mandati un certo numero di sms, ho sollecitato le risposte molte volte ma niente» spiega Vespa a Europa. Un muro. «Poi Palazzo Chigi mi ha fatto sapere che Letta temeva le anticipazioni del libro. Ma se me lo avesse detto…».
Il libro d’autunno di Vespa è una macchina sofisticata, flessibile, oliatissima. Puntuale come l’Almanacco di Frate Indovino e il vino novello, l’uscita è preceduta da un rituale ormai collaudato. «Posso consegnare le bozze tre giorni prima della stampa finale, per poter intervenire fino all’ultimo».
Un libro in progress, un’opera aperta. Il lancio parte con uno stillicidio quotidiano di dichiarazioni alle agenzie, goccia a goccia, spesso fuori sincrono rispetto ai fatti del giorno, che fanno sembrare i protagonisti del Palazzo degli ubriaconi all’ultimo goccio. Un cortocircuito dal quale i giornali non hanno ancora imparato a difendersi. Poi le presentazioni pubbliche, quasi sempre almeno due e quasi sempre in compagnia del premier in carica e di Silvio Berlusconi, quando le due persone non coincidono. Infine la tournée sui sette canali generalisti, sempre in gran forma e con il libro in mano. Un meccanismo perfetto come un orologio al cesio che porta sempre il libro di Vespa nella top ten della Saggistica.
Quest’anno il suo Sale, zucchero e caffè è un viaggio nella storia d’Italia filtrato attraverso l’autobiografia dell’autore, ma il taglio sentimentale non lenisce del tutto l’amarezza dello smacco politico. «Con Monti concordammo l’anticipazione di alcune sue dichiarazioni, avremmo potuto farlo anche con Letta. Ancora non capisco le ragioni per dire di no. Pazienza».
All’appello di Vespa quest’anno manca solo lui. «Berlusconi è uno che rilegge sempre le dichiarazioni prima dell’uscita», così come Monti «minuziosissimo» (da leggere come rompicoglioni), mentre D’Alema e Renzi «non rileggono mai», e nemmeno Alfano e Bertinotti, mentre Prodi «a volte sì e a volte no». E lo zio di Letta, Gianni? «Lui c’è sempre nei miei libri, anche quando non è citato».