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 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

MA CUCCIA NON AMAVA PIÙ LA "SUA" VECCHIA COMIT


Una Comit «da libri in tribunale» a fine anni ’90? «Mi dispiace aver utilizzato in senso figurato un linguaggio giuridico forse inappropriato: nel momento stesso nel quale pronunciavo quelle parole non ho difficoltà ad ammettere che mi sono reso conto della loro inopportunita». Lo spirito di quel passaggio del mio intervento era diverso: volevo sollecitare nuovi approfondimenti storiografici sulla Comit negli anni ’90». Giovanni Bazoli è nel suo studio nella sede milanese di Intesa Sanpaolo: Anche il Professore, dalla platea, ha voluto dare il suo contributo, dopo gli interventi di Romano Prodi, Andrea Manzella, Marco Onado e Alberto Quadrio Curzio. L’eco della presentazione milanese di "La sfida internazionale della Comit" non si è ancora spenta.
«Il volume di Carlo Brambilla è parso anche a me molto interessante e documentato - sottolinea il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo - soprattutto quando mette a fuoco i rapporti sempre difficili fra politica e il credito in Italia». Ma la Comit che entra nel gruppo Intesa, nel ’99, era davvero così diversa da quella dei tempi d’oro di Raffaele Mattioli, che Enrico Braggiotti voleva trasformare nella «grande banca internazionale» del sistema-Italia? «La Comit era entrata in una fase di declino. Ma io ho voluto sottolineare soprattutto la situazione della controllata Sudameris: era oltremodo critica e noi abbiamo trovato problemi davvero gravissimi».
Dal volume emerge un ruolo di contrasto da parte della Mediobanca di Enrico Cuccia alle strategie internazionali della Commerciale di Braggiotti. Come racconta la «storia italiana» scritta recentemente da Carlo Bellavite Pellegrini, Bazoli era riuscito a stabilire un rapporto finalmente importante con Enrico Cuccia dopo il secondo tentativo di scalata ostile della Comit all’Ambrosiano. «Con Cuccia - rammenta ancora oggi il Professore - ci confrontammo a fondo anche in occasione della privatizzazione della Cariplo, che vide l’Ambroveneto opposto proprio alla Commerciale. Prevalse la nostra offerta e non è più un segreto che Cuccia non abbia affatto contrastato quell’esito. Conservo anzi una sua lettera personale in cui si mostrava pensoso, per non dire critico, verso la banca di Piazza della Scala, alla quale aveva riservato in precedenza le sue massime cure».