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 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

FLORIS, STIPENDIO QUADRUPLICATO (E PARACADUTE)


Chissà se la prossima copertina di Ballarò, confezionata ad hoc da Maurizio Crozza sarà dedicata a “Giova”. Perché Giovanni Floris, pignolo conduttore del programma del martedì sera di Rai Tre, all’interno del quale sfilano i cartelli di Nando Pagnoncelli con le cifre, le curve e i diagrammi che spiegano al povero italiano medio perché sia così povero, non è affatto diverso da quell’italiano medio che si crede più furbo dell’altro (e che viene messo all’indice). Anche Giovanni Floris è così. Anzi, di più.
Grazie ad un abile «colpo di mano contrattuale» il giornalista, nel 2007, si è formalmente dimesso da dipendente della Rai, azienda con la quale aveva - ed ha - un rapporto a tempo indeterminato per entrare a far parte dei «contratti artistici». In pratica Floris è un libero professionista che fattura alla Rai, attraverso la propria società di produzione, circa 500mila euro all’anno per ciò che fa. Ma nel contratto c’è una particolare clausola di salvaguardia. Cosa rara, a dire il vero. Alla scadenza dell’accordo, o in caso di chiusura del programma, Floris torna -obbligatoriamente - a fare il dipendente della Rai. Anzi, giornalista della Rai. Prima di Ballarò Floris ha ballato a New York come corrispondente e prima ancora al Giornale Radio Rai. Con tanti cari saluti ai cassintegrati, alle partite Iva e ai lavoratori dipendenti in cassa integrazione, che non hanno nessuna salvaguardia. Il povero italiano medio resta tale. Quello più furbo dell’altro si salva sempre. E comunque.
A scoperchiare la pentola dei trucchi dei furbetti del video, rilanciando ciò che Libero aveva denunciato già a suo tempo, è il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, sempre più convinto che la Rai debba essere una casa di vetro, e non un casinò dove ognuno fa il suo gioco. «Il conduttore di Ballarò», spiega l’esponente azzurro che ha presentato un’interrogazione alla commissione di Vigilanza sulla Rai, «su suo personale impulso, avrebbe richiesto e ottenuto dalla Rai la stipula di un nuovo contratto di lavoro autonomo, da libero professionista, ricevendo un compenso quattro volte superiore rispetto a quello percepito in precedenza, con un evidente aggravio di costi per l’azienda». Da giornalista non superava i 100mila euro all’anno. Oggi tocca i 500mila.
Insomma, perché accontentarsi del «semplice» stipendio da redattore se si può quadruplicare il fatturato da conduttore? A regalare questo benefit a Floris fu l’allora direttore generale della Rai, Claudio Cappon mentre il suo successore, Mauro Masi, tentò - invano - di smontarlo ingaggiando una dura battaglia con i vertici aziendali.
Sin qui le ragioni, diciamo così, del mercato dei conduttori. Che fanno loro il prezzo, come insegna il caso Fabio Fazio, capace di imporre alla Rai una cifra, nettamente superiore al milione di euro, fuori da ogni logica. Ma Floris è uno che vuol sempre cadere in piedi. «Il nuovo contratto», spiega Brunetta, «conterrebbe al suo interno una piccola, ma interessante clausola, secondo la quale, alla scadenza del contratto, la Rai sarebbe obbligata alla riassunzione. Se tutto questo fosse confermato ci troveremmo di fronte ad un contratto di lavoro mai visto nel panorama giuslavorista, che racchiude al suo interno tutti i benefici di un contratto da libero professionista, insieme alle garanzie di un contratto a tempo indeterminato, praticamente un sogno per le migliaia di giovani precari che lavorano nel mondo dell’in - formazione, a partire dalla Rai». E dire che proprio Floris è l’autore di un libro, visto che all’attività di conduttore affianca quella di autore, dal titolo eloquente: «Mal di merito. L’epidemia di raccomandazioni che paralizza l’Italia».
Ovviamente Brunetta auspica che «la presidente Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi contribuiscano a fare piena luce su questa vicenda, che se confermata, si configurerebbe come unvero schiaffo alla politica di risanamento e spending review promossa dagli attuali vertici Rai». In attesa dei vertici di viale Mazzini ci accontentiamo di Crozza...