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 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

IL MIRACOLOSO STIPENDIO DEI PRETI IN DIVISA


Don Renato Sacco, coordinatore del movimento Pax Christi e parroco di Verbania nella diocesi di Novara, riceve grazie all’8 per mille uno stipendio mensile di 1.200 euro netti per 12 mensilità. Il nuovo ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, riscuote invece dallo Stato-ministero della Difesa un assegno cinque volte più sostanzioso per 13 mesi di fila, equivalente a quello di un generale di brigata. Più l’auto blu. Monsignor Marcianò è stato nominato ordinario poche settimane fa, il 10 ottobre, da papa Francesco. Il quale in questo caso evidentemente non se l’è sentita di mettere in discussione una pratica assai amata dalla Chiesa tradizionalista, ma che da più di mezzo secolo provoca lacerazioni nel popolo di Dio. Per esempio l’ultimo numero di Mosaico di pace, la rivista diretta da padre Alex Zanotelli, ha pubblicato un dossier di venti pagine molto critico sull’argomento.
AL DI LÀ degli aspetti dottrinali, l’organizzazione di un corpo di cappellani militari assai ben pagati ed omaggiati mette in evidenza l’esistenza all’interno del clero di una specie di casta con le stellette, strutturata come una vera diocesi, addirittura con un proprio seminario piazzato nel bel mezzo delle caserme della città militare di Roma alla Cecchignola. L’Ordinariato militare ha uno suo arcivescovo-generale assistito da un vicario e 5 vicari episcopali più altri 176 religiosi con 3 auto blu a disposizione. Il loro status è regolato dal Concordato Stato-Chiesa del 1929 rinnovato nel 1984 ai tempi di Craxi presidente del Consiglio, e infine ritoccato da una legge di tre anni fa che ha precisato le condizioni giuridiche e l’avanzamento di carriera dei preti in uniforme. Tutti quanti, dall’ordinario militare al cappellano sono equiparati ad ufficiali delle Forze armate italiane e trattati come tali, con relativi vantaggi e privilegi, sia dal punto di vista della remunerazione sia della pensione. A un cappellano militare alle prime armi (è proprio il caso di dirlo) viene riconosciuto il grado di tenente con uno stipendio di 1.700 euro netti al mese. Dopo 15 anni, grazie all’avanzamento automatico della carriera e al ruolo più alto raggiunto, può contare su una paga tra i 3.500 e i 4.000 euro netti. I pensionati sono circa 160, tra cui 4 ordinari militari e 4 vicari. Gli ordinari riscuotono un assegno di oltre 4.500 euro netti, la maggioranza degli altri pensionati ha un trattamento da colonnello e quindi percepiscono circa 3.800 euro. Per il mantenimento dell’Ordinariato militare il Ministero della Difesa spende 17 milioni di euro ogni anno: 10 milioni per gli stipendi dei cappellani in servizio e 7 milioni per le pensioni dei preti soldato.

IN FUTURO quest’ultima cifra è destinata a crescere parecchio perché anche ai cappellani militari potrebbe essere riconosciuto quel vantaggiosissimo “scivolo d’oro” che il ministro ciel-lino della Difesa, Mario Mauro, sta regalando ai dipendenti delle Forze armate nonostante le terribili ristrettezze del bilancio statale. Il contingente militare dovrà scendere da un totale di 190 mila soldati a 150 mila nel giro di pochi anni e di conseguenza anche il numero dei cappellani militari dovrebbe essere ridotto di conseguenza. A quel punto si porrà la questione dell’esubero dei preti soldato ai quali è del tutto probabile che il ministro della Difesa voglia assicurare lo scivolo d’oro. In base a questo provvedimento i militari possono ritirarsi a 50 anni d’età con uno stipendio pari all’85 per cento di quello pieno più i contributi versati e calcolati sulla retribuzione di quando erano in attività. E se vorranno, potranno pure trovarsi un altro lavoro. Dopo 10 anni di questa pacchia potranno andarsene comodamente in pensione di vecchiaia a 60 anni (per i militari la legge Fornero non vale). E non è finita perché per i quattro anni successivi avranno diritto all’”ausiliaria” , cioè al recupero fino al 75 per cento dei benefici economici concessi ai colleghi in attività.

DIVENTATI UNA CASTA nella casta, i preti soldato dovranno allora fare i conti con un problema di coscienza in più. Non solo come conciliare le stellette con il messaggio evangelico di pace, ma con quale faccia presentarsi all’altare davanti alla comunità dei fedeli.