a. g., la Repubblica 5/12/2013, 5 dicembre 2013
PRIMO SÌ ALLA LEGGE CONTRO LA PROSTITUZIONE “MA LA SESSUALITÀ NON È AFFARE DI STATO”
[Elisabeth Badinter]
«E adesso vediamo quante coppie stanno insieme per soldi? Dove inizia e dove finisce la prostituzione?». Elisabeth Badinter è l’intellettuale femminista più esposta nel criticare la legge contro la prostituzione votata ieri dall’Assemblée Nationale: 268 voti favorevoli, 138 contrari. Dopo un passaggio al Senato, la riforma che sanziona i clienti delle lucciole (1500 euro, il doppio in caso di recidiva) entrerà in vigore. «È una dichiarazione di guerra agli uomini» tuona Badinter. «Siamo sulla strada sbagliata» commenta, riprendendo il titolo di un suo saggio pubblicato dieci anni fa, “Fausse Route”, in cui criticava il femminismo “vittimista” e “moralista”, prigioniero della “misandria”, l’odio per il maschio. La filosofa riceve nell’appartamento del sesto arrondissement, con vista mozzafiato sui giardini del Luxembourg, dove vive con il marito Robert Badinter, che varò l’abolizione della pena di morte.
Preferirebbe legalizzare la prostituzione?
«Non riesco a considerarlo un mestiere come un altro forse perché sono una vecchia signora, sto per compiere 70 anni. Ma è un attività che alcune donne scelgono di praticare e non spetta a me, né allo Stato, giudicare. Considero questa legge grave perché ideologica, oltre che inefficace. Dal punto di vista filosofico è un passo indietro di almeno trent’anni».
Vendere prestazioni sessuali è un segno di emancipazione?
«Non si tratta di vendere il proprio corpo, ma affittarlo a condizioni definite. La sessualità tra adulti consenzienti non è affare dello Stato. In questo modo, si getta uno sguardo moralista che, tra l’altro, mette la sessualità al centro della dignità femminile: una tesi che contesto».
Esiste la libertà di prostituirsi?
«Molti obiettano che c’è un condizionamento economico. Ma non tutte le donne che hanno bisogno di soldi si prostituiscono. Oggi poi vediamo ragazze che scelgono di fare marchette occasionali per pagarsi gli studi o per fare shopping. La sessualità femminile si è virilizzata. Ci sono anche donne, più anziane e meno piacenti, che comprano prestazioni sessuali».
Il 90% delle prostitute è in mano a organizzazioni criminali.
«Infatti la riforma non fa progressi nell’unica, vera battaglia, quella contro la tratta e la violenza. Il governo promette un fondo di appena 20 milioni, insufficiente per smantellare le reti mafiose».
Il modello svedese, che ha ispirato la Francia, funziona?
«Le prostitute sono scomparse dalle strade, ma lavorano al chiuso, tramite Internet. E quindi sono più insicure. Tutte le prostitute con cui ho parlato confermano che lavorare all’aperto e in gruppo è l’unico modo di vigilare sugli uomini violenti».
E’ d’accordo con l’appello dei 343 “salauds”, mascalzoni?
«Il loro paragone con l’appello femminista per il diritto all’aborto è profondamente sbagliato. Ma il loro punto di vista fa sentire la voce degli uomini che finora erano rimasti silenziosi. Uscendo allo scoperto, è finita un’ipocrisia».
(a. g.)