Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

BERGOGLIO E LA VITA A SANTA MARTA TUTTI I TORMENTI DI PADRE GEORG


Nel Vaticano dove l’ala conservatrice (specie tedesca) della Curia vuole resistere al nuovo corso di Papa Francesco, Georg Gaenswein, l’ex segretario di papa Benedetto, vive con sofferenza, e con forti riserve sul nuovo corso. Lo scrive il settimanale Die Zeit oggi in edicola.
IL ritiro di Ratzinger «è stata un’amputazione», dice Gaenswein citato dagli inviati di Die Zeit. La sua vita è cambiata, egli racconta, dopo otto anni in cui «ho molto sofferto». Adesso, che di giorno serve papa Francesco e di sera dopo le 21 il suo predecessore, Gaenswein confessa: «Ho l’impressione di vivere in due mondi, e devo essere sincero con me stesso, è un dolore, adattarsi al nuovo ruolo». Nuovo ruolo che, secondo il settimanale, pone all’ex segretario di Ratzinger anche domande critiche. Egli ha accettato la richiesta di Francesco, di restare nel suo incarico cerimoniale. «Se questa è la Sua volontà, la accetto con obbedienza», rivela di avergli detto. Ma adesso la sua vita «non è più sempre al polso del cuore » della Chiesa.
Il nuovo Pontefice vuole introdurre molte novità, e secondo Die Zeit «a Gaenswein questo non può piacere: forse ancor più di Papa Benedetto, egli si sentiva un alto sacerdote della tradizione, non vedeva in essa un diktat della Formalità, bensì un concentrato di saggezza della Chiesa». Il fatto che Francesco non voglia trasferirsi a vivere stabilmente nei Palazzi apostolici, perché vuole vivere tra la gente, perché l’oscuro corridoio che conduce nei palazzi apostolici lo incupisce, a detta del settimanale tedesco scuote e irrita Gaenswein. Il quale non vede in questa scelta soltanto uno strappo rispetto alla tradizione, bensì anche un affronto contro il predecessore, anzi contro tutti i predecessori. Benedetto XVI era un uomo morigerato, pensa Gaenswein, aveva scelto i Palazzi papali non come simbolo di potere personale ma come espressione della posizione del Papa nella Chiesa.
Adesso la controversia è superata: pare che Gaenswein scherzi con Francesco sui motivi del rifiuto di lui di trasferirsi, ma resta un po’ d’inquietudine nel rapporto tra i due: «Ogni giorno aspetto di sapere che cosa porterà il Nuovo, che cosa cambierà», dice l’ex segretario di Ratzinger. Egli, notano gli inviati di Die Zeit che lo hanno incontrato, vive un conflitto interiore: si sente tuttora legato alla sua antica promessa di fedeltà, si sente dalla parte di Benedetto XVI. Dopo le 21, si occupa di lui, sbriga la sua corrispondenza e altri affari, è accanto a quell’uomo anziano che egli continua a chiamare “Santo Padre”. Eppure non si discute, non ci si può far paralizzare dal dubbio: «Il Papa è uno solo», egli afferma, come richiamandosi all’ordine, commentano i colleghi tedeschi. Il pericolo serio per Francesco, sottolinea il reportage del settimanale di Amburgo, è un altro: è il peso di potenti cardinali come Gerhard Ludwig Mueller. E di tutti «i conservatori della Curia che spesso accostano papa Bergoglio a Gorbaciov», come paragone negativo di distruzione di un ordine esistente.