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 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

LUCCI CON D’ALEMA, L’INTERVISTA ANTIPATICA


La simpatia e l’antipatia non sono categorie politiche, però ci possono aiutare a capire. L’intervista che Enrico Lucci ha fatto per strada a Massimo D’Alema è un piccolo gioiello introspettivo («Le iene», martedì, ore 2.10). Qualunque storico, decidesse mai un giorno di scrivere un libro sull’ex leader, non potrebbe fare a meno di questo documento.
Roma, est. giorno. D’Alema porta a spasso il suo cane, una femmina che si chiama Penelope. Ha l’aria di un pensionato benestante che riversa negli animali quell’amore che nella vita politica ha tenuto tutto per sé. L’intervistatore gli si avvicina.
Enrico Lucci: «Hai visto che a Renzi ho fatto dire che non ti deve più rompere i co***i?».
Massimo D’Alema: «Sì. Ma l’ha detto proprio perché gliel’hai estorto tu. Comunque se lui non li rompe a me, io non li rompo a lui. Parliamoci chiaro: io non sapevo manco chi era Matteo Renzi. Lui si è affermato sulla scena politica avendo come principale parola d’ordine “rottamare Massimo D’Alema”. Mettiti nei miei panni. Arriva uno che dice: voglio rompere le ossa a quello là. Tu come ti metteresti?».
Lucci gioca a fare l’innocente, D’Alema l’odioso. In Billy Budd di Herman Melville, c’è una frase su cui conviene meditare: «Che cosa può sembrare maggiormente misterioso di un’antipatia spontanea e profonda, quale viene destata in certe nature eccezionali dal semplice aspetto di qualche altro mortale, per innocente che egli possa essere? — a meno che non sia destata da quella stessa innocenza?».
Lucci: «Perché ti incolpano di qualsiasi cosa? Perché risulti antipatico?».
D’Alema: «No. In questo ho simpatia per Renzi perché, a differenza di queste canaglie che mettono in giro queste voci, Renzi è uno che mi ha affrontato direttamente. Non hanno la forza di affrontarti, perché affrontare me è tostarella, diciamo la verità». I fallimenti ci seguono, le antipatie ci precedono.