Paola Pica, Corriere della Sera 5/12/2013, 5 dicembre 2013
LA STORIA DELLA COMIT, DAL MITO AL DECLINO PRODI: MEDIOBANCA? CONGELÒ L’ITALIA
Nel 1994, da presidente dell’Iri, in una lettera inviata a «La Stampa» nel giorno dell’assemblea della Comit in via di privatizzazione, sferrò un attacco memorabile a Enrico Cuccia per aver perseguito un disegno di concentrazione di potere «senza uguali in Occidente» ostacolando la nascita delle «public company», le società ad azionariato diffuso. Oggi Romano Prodi non ha cambiato né idea, né piglio, all’alba della «quarta età» come chiama lui stesso i 74 anni che ancora pare gli consentano di correre la mezza maratona in 2 ore, 3 minuti e 41 secondi. E sceglie ancora una volta la Banca Commerciale e la presentazione del libro curato da Carlo Brambilla per il Mulino («La sfida internazionale della Comit»), un volume al quale lo stesso ex premier ha collaborato, per tornare a dire che la Mediobanca di Cuccia «ha messo l’Italia nel freezer. E nel freezer il cibo si conserva bene, ma non si moltiplica». «Credo che la sparizione della grande industria italiana debba molto a questo congelamento».
Nella parabola della Comit, fondata nel 1894 , privatizzata cento anni dopo e cancellata dal listino nel 2001 dopo la fusione in Banca Intesa, Prodi riconosce un destino generale. L’indebolimento — come racconta il libro — è iniziato proprio dalla sfida persa nell’internazionalizzazione, con la mancata conquista della potente banca americana Irving a fine anni 80. Una sconfitta frutto anche del mancato sostegno della politica alla «banca per le imprese» ambasciatrice dell’Italia nel mondo, come l’aveva immaginata Raffaele Mattioli. «L’Italia è cresciuta con il complesso d’inferiorità: ma se non ci confrontiamo nel mondo che ne sarà di noi?» chiede Prodi e la domanda suona quanto mai attuale. Nella sala gremita del Circolo della Stampa a Milano ad ascoltare il panel composto da Prodi e dai professori Marco Onado e Alberto Quadrio Curzio, ci sono i banchieri, Lino Benassi e Alberto Abelli in prima fila, e i bancari. Ci sono alcuni dei dipendenti Comit o i figli e le vedove di questi ultimi. L’universo di Piazza Scala conserva a dispetto del tempo e delle vicende finanziarie una fiera identità ed è per questo che qualche mugugno accoglie un passaggio dell’intervento a sorpresa del presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, quando difende la cessione della controllata Sudameris affermando che la situazione era così grave che avrebbe potuto condurre Comit «a portare i libri in Tribunale». Più avanti Bazoli precisa il suo pensiero: «Volevo spiegare che la Comit aveva una grande partecipazione all’estero che era Sudameris e che era stata abbandonata al punto tale che rappresentava per Comit un peso che stava mettendo a rischio anche Intesa. Ci siamo ripresi solo nel momento in cui abbiamo ceduto l’ultima partecipazione di Sudameris in Perù». In chiusura, la parola torna a Prodi: «Le banche — avverte il Professore — sono il perno finanziario dell’economia. Se si vuole che l’Italia esca dalla crisi, occorre fornire al sistema creditizio i mezzi necessari». L’addio ai patti di sindacato? « Positivo, con vent’anni di ritardo — ironizza Prodi — inventiamo il motore a scoppio quando c’è già l’auto elettrica».
Paola Pica