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 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

«POVERI POCO INTELLIGENTI» MA POI BORIS FALLISCE IL TEST SUL SUO QUOZIENTE


«Sono stato frainteso», sottolinea. «Non avete capito quello che volevo dire». Cerca di giustificarsi il sindaco di Londra Boris Johnson ma è tardi. La gaffe ormai è fatta. Tre domande a sorpresa, con tre risposte errate, ed ecco che anche lui, nonostante la maturità presso il prestigioso collegio di Eton e la laurea a Oxford in lettere antiche, passa dalla parte dei poco dotati, di quelli, insomma, che stando alla sua stessa definizione hanno un quoziente d’intelligenza basso e non meritano di fare carriera.
«Lei però è sindaco. Chi le ha permesso di arrivare così in alto?», lo ha incalzato il presentatore radiofonico Nick Ferrari. Momento di imbarazzo, perché Johnson è un bravo oratore ma ci sono situazioni in cui neanche lui ha la risposta pronta. Come spesso gli succede, si è messo nei guai da solo. La settimana scorsa, nell’ambito di una conferenza intestata a Margaret Thatcher, Johnson aveva lanciato una provocazione. L’ineguaglianza economica esiste, aveva sottolineato, ma «fa bene alla società». «È essenziale che ci sia un po’ di invidia». In un certo senso, aveva precisato, «è il fulcro dell’economia». «Serve poter guardare in alto, notare cosa fanno gli altri per spingersi a ottenere di più». Si può dire di tutto sul test d’intelligenza, ma la verità è che la differenze ci sono. «Il 16% della nostra specie ha un quoziente inferiore all’85%, il 2% superiore a 130». È per quel 2% che bisogna fare di più, ha detto. «È il motore dell’economia». E ben vengano anche gli avidi, i «Gordon Gekkos» — dal film Wall Street — della City. Contribuiscono anche loro, «soprattutto se hanno una coscienza sociale».
I vertici del partito conservatore avevano subito preso le distanze dai commenti di Johnson. Avrà anche frequentato le stesse scuole — David Cameron e il sindaco erano a Eton e a Oxford insieme — ma il premier non può permettersi la stessa libertà con le parole. «Boris parla per Boris — ha detto — non per noi altri». «Io credo che sia fondamentale fare tutto quello che possiamo per aiutare ogni individuo a raggiungere il massimo delle proprie potenzialità, a dare il meglio di sé. Credo profondamente nelle pari opportunità. A nessuno devono essere negati studio, addestramento, possibilità». Simile la presa di posizione del cancelliere dello scacchiere George Osborne. «Non mi sarei espresso come Boris e non sono d’accordo con tutto quello che dice. Se è vero che c’è disuguaglianza nei risultati, deve esserci la piena uguaglianza nelle opportunità».
Arrivato in radio per la sua trasmissione settimanale, Johnson ha avuto comunque la dimostrazione che il quiz per il quoziente d’intelligenza non sempre racconta tutta la verità. Sicuramente se avesse avuto più tempo per leggere e pensare ai quesiti sarebbe arrivato alle risposte giuste, ma è andata così. Tre domande all’apparenza insulse e via. Chi ha mai fatto un esame sa che a volte capita. «Quello che volevo dire — ha sottolineato — è che dobbiamo assicurarci che chi ha possibilità e talento vada avanti. Negli ultimi 30 anni la differenza tra i ricchi e i poveri è aumentata è questo è un problema». Johnson è politicamente un gatto con nove vite. Sicuramente neanche questa ennesima gaffe gli farà eccessivamente male.
Paola De Carolis