Maria Teresa Meli, Corriere della Sera 5/12/2013, 5 dicembre 2013
ADDIO ALL’ASSE TRA PARTITO E SINDACATO
Nelle more dei soliti discorsi, delle eterne dispute e dei tormentoni tanto cari al centrosinistra, la campagna per le primarie del Pd ha rivelato che ormai il collaudato rapporto tra Cgil e Partito democratico è un ricordo del tempo che fu. L’altro ieri Renzi è sbarcato a Roma e ha preso la parola davanti a una folla di «tifosi»: quando il candidato numero uno alla segreteria ha affrontato la questione del sindacato il Teatro Olimpico è venuto giù. Applausi, ovazioni, urla di incoraggiamento. «Non è un reato dire che il sindacato deve cambiare, così come deve cambiare il Pd». E ancora: «Se voi pensate che io sia un segretario che prima di decidere che cosa fare incontra Cgil, Cisl e Uil, allora non votatemi». Ma non è solo questo, perché il sindaco di Firenze non ha mai fatto mistero di quello che pensa. La vera novità è che l’altro ieri, dopo che è trapelata la notizia della lettera della Spi Cgil (il più potente e grande sindacato) in cui si invitava a votare Gianni Cuperlo, nell’organizzazione guidata da Susanna Camusso è scoppiata la rivolta. È una fronda, non ancora palese, perché nessun sindacalista per ora vuole metterci la faccia. Ma a giorni ci sarà chi presenterà il conto, in vista del congresso della Cgil previsto per il prossimo anno. E su quelle assise il comportamento di Cantone (che era data tra i possibili candidati alla successione a Camusso) non sarà ininfluente. Se non altro perché una parte della struttura sindacale è stata messa al servizio di una contesa politica interna al Pd. Il che fornirà un’arma ulteriore al leader della Fiom Maurizio Landini, che certo non è in linea con Renzi, ma che vuole portare guerra all’attuale segretaria della Cgil. Con questo non si vuole dire che quell’endorsement non abbia un peso sulle primarie del Pd. Indubbiamente lo avrà. La Cgil partecipa all’operazione anti-Renzi a pieno titolo, quella che punta a non far superare al sindaco il 50 per cento, costringendolo a passare per lo scrutinio segreto nell’Assemblea nazionale del 15. Mobilitando i pensionati, che l’otto dicembre non fanno shopping e non vanno a sciare e in compenso sono pronti a votare, il sindacato si schiera con la «vecchia guardia». Quella che, per dirla alla Cambronne, «muore, ma non si arrende».