Marco Zatterin, La Stampa 5/12/2013, 5 dicembre 2013
SCANDALO LIBOR, MULTE PER 1,7 MILIARDI
Una multa senza precedenti per uno scandalo che non ha pari. La Commissione Ue ha deciso di comminare 1,7 miliardi di sanzioni a sei gruppi bancari, uno dei quali è americano. Li ha giudicati colpevoli di aver fatto cartello e manipolato per due anni una coppia di tassi d’interessi interbancari, l’Euribor e il Libor. Il conto più salato dovrà pagarlo la Deutsche bank, colta sul fatto in entrambe le inchieste: 725 milioni. «Vogliamo mandare un messaggio chiaro - ha detto Joaquin Almunia, sceriffo dell’antitrust comunitario -: siamo determinati a trovare e punire chi viola le regole».
Oltre al colosso tedesco, gli istituti coinvolti nel caso sono Royal Bank of Scotland, Société Générale, Credit Agricole, Hsbc, JPMorgan, Citigroup, Barclays e Ubs. Le ultime due, come avviene in questi casi, non sono state sanzionate perché hanno avvertito le autorità europee dell’esistenza degli accordi segreti. Il primo, in essere dal 2005 al 2008, era focalizzato su derivati denominati in euro e pilotati dal tasso Euribor: per questo la Deutsche ha ottenuto una multa da 468 milioni e la francese Sg una da 445. Il secondo cartello, attivo fra il 2007 e il 2010, era sui derivati denominati in yen (Libor): per questo i tedeschi hanno ricevuto una sanzione da 260 milioni. Euribor e Libor sono due dei tre principati tassi di riferimento per un mercato, quello dei derivati, che vale il 53% del pil europeo. Condizionano i prezzi di strumenti finanziari e influenzano migliaia di miliardi di trattative. Un’intesa fra le banche per orientare il loro corso produce profitti immensi, con l’effetto di generare anche pesanti perdite per consumatori e investitori, distorsioni nell’economia reale, e crepe nel clima di fiducia.
«Quel che è scioccante non è solo la manipolazione degli indici, ma anche la collusione tra banche che si suppone siano concorrenti», ha ammesso Almunia. Gli accordi, che portavano alla definizione di un determinato tasso per una certa quantità di derivati in vendita in un certo giorno, erano stilati direttamente tra i trader degli istituti, mascherati con «nomi d’arte» e pronti a sfruttare anche «chatroom» delle piattaforme finanziarie, a partire da quella di Bloomberg.
Almunia afferma che è solo il primo passo di un procedimento che potrebbe riservare altre sorprese. Altri cartelli sono nel mirino, in particolare è confermata un’indagine sulle contrattazioni del franco svizzero. Altre tre banche e un broker risultato essere oggetto di inchiesta (Credit Agricole, Hsbc, JP Morgan e Icap), come pure il Forex, il mercato di scambio delle valute. Il commissario spagnolo ha rivelato che i suoi servizi hanno «ricevuto informazioni» e che verrà trattato, come tutti i casi che riguardano il sistema finanziario, in «modo prioritario».
I condannati si sono apprestati a precisare che non ci saranno terremoti. Deutsche Bank ha fatto sapere di aver accantonato un fondo specifico per pagare la multa e puntualizzato che s’è trattato però di pratiche illegali «individuali». I tedeschi se l’aspettavano e, per chiudere i conti col passato, in febbraio avevano licenziato senza preavviso quattro trader di Francoforte; a metà settembre, però, un tribunale ne ha chiesto la reintegrazione. Aveva giudicato il licenziamento abusivo e i quattro sono stati reintegrati. Hsbc, nei confronti della quale una parte dell’inchiesta Ue prosegue come per Credit Agricole e JpMorgan, ha indicato che intende difendersi «vigorosamente» dalle accuse. Rbs, invece, accetta la pena senza protestare: pagherà 391 milioni con riserve già accantonate.