Paolo Russo, La Stampa 5/12/2013, 5 dicembre 2013
IL NO A STAMINA FIGLIO DI PREGIUDIZI
Su Stamina è tutto da rifare. Creando un solco ancor più profondo tra mondo scientifico e giudiziario il Tar Lazio ieri ha dato ragione a Vannoni e «sospeso» sia il decreto di nomina del comitato di esperti che ha bocciato il controverso metodo, che il successivo, con il quale è stata bloccata sul nascere la sperimentazione. Una decisione che potrebbe orientare più di un tribunale a ordinare l’accesso al metodo per via giudiziaria.
Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, intanto ha annunciato la formazione di un nuovo comitato, che seguendo le indicazioni dei giudici sarà composto anche da esperti stranieri. «Ho voluto attivare immediatamente le procedure perché ritengo che in questa vicenda non si possano lasciare i malati e le famiglie nel dubbio», ha dichiarato a caldo il Ministro agganciandosi proprio a un passaggio dell’ordinanza del Tar. Quello dove si specifica che la «giusta» preoccupazione del Ministero e della comunità scientifica, «che non siano autorizzate procedure che creino solo illusioni di guarigione…e che si dimostrino invece nella pratica inutili o addirittura dannose…può essere superata con un’istruttoria a tal punto approfondita da non lasciare più margini di dubbio». Solo che per i magistrati il dubbio dovrà essere cancellato da esperti più imparziali di quelli che a suo tempo hanno bocciato il metodo.
Al nuovo comitato per i giudici dovranno partecipare esperti, anche stranieri, che non hanno già preso posizione, come avrebbero fatto invece gli esperti nominati dalla Lorenzin. I quali, sempre per il Tar, «prima di esprimere parere negativo avrebbero dovuto analizzare le cartelle cliniche dei pazienti che erano stati sottoposti alla cura». In realtà 38 cartelle cliniche di pazienti in trattamento all’Ospedale civile di Brescia sarebbero passate sotto gli occhi degli scienziati, ma parzialmente «criptate», sostengono al Ministero. Questo perché Vannoni avrebbe sempre posto il veto a svelare fino in fondo la replicabilità del suo metodo.
Motivazioni che non hanno però convinto i giudici, per i quali il comitato avrebbe dovuto nuovamente convocare la fondazione Stamina «per comunicare che le preclusioni imposte dal Professor Vannoni avrebbero portato all’impossibilità di procedere alla sperimentazione». Insomma sarebbe mancato un ultimo avvertimento. Per il presidente di Stamina la decisione del Tar è comunque il via libera ad alzare il tiro. E dopo aver bollato come incompetente e passibile di inchiesta per omicidio colposo la Lorenzin, ha dettato le sue condizioni: «per fare una sperimentazione seria e trasparente non basta un nuovo comitato ma ci vuole un organismo di controllo internazionale», mentre «la metodica dovrebbe essere prodotta da biologi di Stamina, senza richieste di modifiche». Richieste che difficilmente potranno essere accolte. Ma in America qualcosa si sta muovendo. Il professor Camillo Ricordi, esperto di trapianti cellulari, incontrerà a giorni Vannoni per stabilire come avviare la sperimentazione nell’Università di Miami. Una posizione fuori dal coro della comunità scientifica nazionale e internazionale, che ha ripetutamente bollato come priva di fondamento la possibilità di trasformare cellule mesenchimali estratte dal midollo in cellule neuronali in grado di riparare i danni all’origine delle più svariate malattie neurodegenerative, dalla Sla al Parkinson. U pollice verso così diffuso da far prevedere al direttore dell’istituto di ricerca «Mario Negri» di Milano, Silvio Garattini, «difficoltà nel formare un nuovo comitato con persone competenti che non abbiano già espresso parere contrario». Intanto c’è chi annuncia l’avvio di un’indagine parlamentare sulla vicenda. Quelle non si negano mai a nessuno.