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 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

IL CERBIATTO CHE SA SCENDERE DAI TACCHI

A SPILLO –

E’ così elegante la sua bellezza che, nel breve tragitto verso il salottino dove attende, viene da pensare quanto sia privilegiato il mestiere di chi fa interviste. Valeria Solarino ci accoglie con il sorriso luminoso. Senza la spocchia delle presunte star. Capelli castano scuro, occhi nocciola da perdercisi dentro, ovale del viso perfetto, carnagione mediterranea. Difficile resisterle. Eppure, non se la tira. Anzi: «Sono timida come un cerbiatto», dice ridendo.
Non c’è trucco, non c’è inganno. Lei è così: sincera, intelligente, tenace, impermeabile al gossip (pur se fidanzata da dieci anni con il regista Giovanni Veronesi). Non vuole apparire come non è. Perfetta alchimia, di lineamenti e carattere, tra un padre siciliano e una madre torinese che, quando lei nacque, erano in Venezuela, a Morro de Barcelona. Emigrante per pochi mesi, Valeria è cresciuta a Torino, dove ama stare tuttora. Lì ha studiato recitazione. E tutta torinese è la sua maniera, discreta, di vivere la notorietà.
BASTA NON ESAGERARE. «Per carità, non ho nulla contro la mondanità: un po’ va bene. In fondo, mi piace anche sfilare sul red carpet indossando un bel vestito», ammette. «La moda è una cosa che mi diverte, ma non mi faccio prendere la mano. Per star bene sui tacchi a spillo, bisogna anche saper scendere».
Al recente Festival di Roma è stata la più fotografata mentre sfilava (per affetto) accanto al compagno regista e agli attori del film L’ultima ruota del carro, del cui cast non faceva parte. Alla Mostra di Venezia, invece, è stata lei al centro dell’attenzione: protagonista, con Marco Bocci (il bell’ispettore della serie tv Squadra antimafia), del corto The audition. Dieci minuti filmati in un suggestivo bianco e nero da Michael Haussman, acclamato regista dei video di Madonna, che suscitano emozioni in chi guarda. In un teatro di posa di Cinecittà lei, convocata per un provino con il possibile partner, arriva dopo aver attraversato set, pozzanghere, impalcature ma anche scenografie (di Fellini e Scorsese) che hanno fatto la storia del cinema. Giunge così davanti alla cinepresa, sotto lo sguardo scrutatore del regista, con uno stato d’animo che lo spettatore ben comprende. Ed è lì che, emotivamente, scatta qualcosa con il partner: quei due che si lasciano stanno solo recitando? O si stanno trovando? «Non mi era mai capitato di provare un’emozione così forte sul set», racconta la Solarino, 34 anni compiuti lo scorso 4 novembre. «Marco è stata una sorpresa, è una gran bella persona. Tra noi è scattata un’alchimia. Non accade spesso».
Momento d’oro, per lei, professionalmente parlando. In Tv è tra i protagonisti di Una grande famiglia 2, la serie di Rai 1 scritta da Ivan Cotroneo che si sta concludendo con ascolti record: 6 milioni di affezionati spettatori...
«Numeri che fanno piacere. I meriti sono di tutti. A cominciare dal fatto che si tratta di una saga familiare ben scritta. La mia Giovanna è una donna tosta ma, dietro l’apparenza, cela una vulnerabilità e un mistero svelato proprio nell’ultima puntata. Mi sono calata facilmente nei suoi panni perché è forte e fragile allo stesso tempo, come spesso siamo noi donne. I maschi sono più semplici».
Ha esordito dieci anni fa con una parte in La felicità non costa niente di Mimmo Calopresti. Da allora, è stato un crescendo passando per i set di Alessandro D’Alatri, Roberto Andò, Wilma Labate (Signorina Effe), Michele Placido Vallanzasca) e dello stesso Veronesi (Manuale d’amore). Scelte mirate?
«Sì, anche se la verità è che scelgo di pancia. Non riesco a fare calcoli. Cerco di evitare i film di cui Giovanni, il mio compagno, fa la regia. Non deve sentirsi obbligato a scrivere una parte per me. Prossimamente lavoreremo insieme perché avrò un piccolo ruolo in Una donna per amico, ma è l’eccezione, non la regola».
Come mai lasciò l’università per mettersi a fare teatro?
«A Torino studiavo filosofia teoretica, mi piaceva. Un giorno, misi piede in una scuola di recitazione e mi sentii come a casa mia. Forse perché mia madre, in gioventù, era stata un’attrice, anche se io allora ancora non lo sapevo. Di certo, non ho mai considerato la recitazione come un hobby. Ho rinunciato, così, alla filosofia. Ma mi ha insegnato a riflettere».
Qual è il segreto del suo successo?
«Sentirmi fortunata. Ho il lavoro, gli amici, l’amore. E il mio cane Vasco».