VARIE 4/12/2013, 4 dicembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - BOCCIATO IL PORCELLUM
REPUBBLICA.IT
ROMA - La Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum in tutti e due i punti sottoposti al vaglio di costituzionalità: ovvero il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze. La decisione consiste nel cancellare il premio di maggioranza, considerato abnorme, e nell’inserire una preferenza laddove la legge non le prevedeva.
"La Corte costituzionale - si legge in una nota - ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza (sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica) alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali ’bloccate’, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza".
"Resta fermo - precisa comunque la Consulta - che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali".
Le motivazioni vere e proprie del pronunciamento della Corte "saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici".
La prima reazione ufficiale alla sentenza della Consulta è quella di Sel. "E’ un raggio di sole nel gelo della democrazia, è un atto di giustizia contro quel Porcellum con cui la destra ha offeso l’Italia", commenta il leader Nichi Vendola. "E’ necessaria immediatamente una buona legge elettorale, che sia in linea con l’orientamento espresso dalla corte", afferma Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Sinistra ecologia libertà.
A seguire sono intervenute tutte le altre forze politiche. "Adesso il Parlamento non può scansare il suo dovere. La nostra proposta di doppio turno di collegio risponde perfettamente alle obiezioni della Corte e alle esigenze del Paese", assicurato l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani. "Speriamo di poter convincere chi fin qui ha fatto melina sperando alla fine di tenersi il Porcellum", aggiunge.
Pier Ferdinando Casini ricorda che "abbiamo lavorato per anni all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale, inoltre abbiamo sempre considerato una grave anomalia un premio di maggioranza costruito senza un’adeguata soglia. Oggi non possiamo che considerarci soddisfatti della pronuncia della Corte Costituzionale e invitare il Parlamento a lavorare subito all’approvazione delle due modifiche", ribadisce.
Netta la presa di posizione di Forza Italia. "In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza della Consulta, una considerazione si deve fare sul merito del suo contenuto", commenta Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Fi alla Camera. "Se il Porcellum è considerato incostituzionale sia per le liste bloccate sia per l’eccessivo premio di maggioranza, è allora vero - aggiunge - che una volta riformata la legge elettorale, e in permanenza di un Parlamento non più legittimato, l’unica decisione costituzionalmente valida che può essere presa dal Capo dello Stato è lo scioglimento delle Camere e il voto anticipato".
CORRIERE.IT
legge elettorale
La Consulta: il Porcellum è incostituzionale
Per i giudici sono incostituzionali il premio di maggioranza senza soglia e le liste bloccate
(Ansa) (Ansa)
Il «Porcellum» è incostituzionale. Lo ha stabilito al termine di una lunga camera di consiglio la Corte Costituzionale, dichiarando illegittimi sia il premio di maggioranza senza soglia sia le liste bloccate, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza. Le motivazioni del pronunciamento «saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici», rendono noto i giudici. «Resta fermo che il Parlamento - scrivono ancora - può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali».
COMITATO RISTRETTO - La bocciatura del Porcellum da parte della Consulta arriva nel giorno in cui, a sorpresa, la commissione Affari costituzionali del Senato istituisce un «comitato ristretto» per l’esame della legge elettorale. Il comitato sarà costituito da un rappresentante di ciascun partito, più i due relatori del testo Doris Lo Moro e Donato Bruno, con diritto di voto, ma potranno assistere ai lavori tutti i membri della commissione. I senatori avranno tempo fino alla fine di gennaio per presentare una proposta alla commissione.
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La Consulta boccia il Porcellum. I giudici della Corte costituzionale hanno accolto infatti il ricorso contro legge elettorale. È stato bocciato il premio di maggioranza sia alla Camera che al Senato e dichiarata illegittima la legge nella parte in cui non prevede di esprimere almeno una preferenza.
Questa decisione allontana di fatto l’ipotesi di un ritorno alle urne in tempi brevi e costringe i partiti a riscrivere la legge elettorale. Le motivazioni del pronunciamento «saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici», rende noto la Corte Costituzionale.
Il governo, ha annunciato il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, se il Parlamento non dovesse riuscire a varare la nuova legge elettorale «interverrà, non per decreto, ma in un altro modo. Lo deve fare perché questo Governo tra i suoi punti programmatici aveva e ha la riforma delle istituzioni». Una riforma della legge elettorale è infatti tra i punti programmatici che Letta intende portare in aula mercoledì prossimo in sede di verifica e sulla quale sta cercando di giungere a un’intesa tra le forze di maggioranza. Ma non solo. Proprio ieri il premier ha rivolto un appello alle forze politiche non di maggioranza, ma soprattutto a Forza Italia perché distingua tra l’appoggio al governo e la partecipazione attiva al percorso riformatore: «Ci sono tutti gli spazi per discutere», ha detto Letta, «ma il danno del non fare le riforme non viene contro uno o a vantaggio di un altro».
Le reazioni dei partiti sono immediate. «La Consulta boccia il Porcellum, mi auguro che ora a qualcuno non venga in mente di resuscitarlo sotto mentite spoglie», spiega il senatore dem Stefano Collina. Il Pd «ha una posizione chiara, il doppio turno. Il comitato ristretto, da questo punto di vista, non serve a nulla».
Nel frattempo una nota di Palazzo Chigi smentisce le voci secondo cui ci sarebbe già un patto tra Enrico Letta e Matteo Renzi sulla legge elettorale: il premier «è stato sempre assolutamente rispettoso del percorso del Pd e del dibattito congressuale» e quindi fino al risultato delle primarie del partito “non farà patti nè riservati nè alla luce del sole con nessuno dei tre candidati”. Il premier, sottolineano le stesse fonti, si tiene in contatto con i principali candidati ed ha già annunciato pubblicamente la sua intenzione di incontrare il nuovo segretario del Pd subito dopo la sua elezione.
PEZZO DI REPUBBLICA.IT CHE SANCISCE LA SITUAZIONE DELLA LEGGE ELETTORALE IN PARLAMENTO
ROMA - Doveva tenersi questa sera alle 20, ma la riunione della commissione Affari Costituzionali del Senato sulla legge elettorale è stata rinviata. Slitterà molto probabilmente a dopo l’8 dicembre, quando sarà già noto il nome del nuovo segretario del Pd. Intanto domani incombe l’udienza in seduta pubblica della Consulta, che dovrà decidere se accogliere o no il ricorso presentato dall’avvocato Aldo Bozzi, in qualità di privato cittadino, sull’incostituzionalità del Porcellum.
Gli odg di Lega e M5S. La riunione in Senato avrebbe dovuto chiudere il voto sui due ordini del giorno, di Lega e M5S, che propongono rispettivamente il Mattarellum e il sistema spagnolo, al posto dell’attuale Porcellum. In alternativa, il governo è pronto a intervenire con un disegno di legge ad hoc già prima della sentenza della Corte costituzionale. Non si discuterà di legge elettorale neanche nella seduta di mercoledì prossimo, 4 dicembre. Il calendario dei lavori della commissione, infatti, è stato modificato e il punto all’odg che prevedeva l’esame dei ddl in materia elettorale è stato tolto.
Manca l’accordo. A determinare il nuovo, ennesimo rinvio, secondo fonti interne a Palazzo Madama, è la mancanza del benché minimo accordo sulla riforma. A chiedere lo slittamento sono stati i gruppi della maggioranza, Pd, Ncd e Scelta civica, quest’ultima rappresentata dalla componente di maggioranza popolare a palazzo Madama, mente, a quanto si è appreso, la minoranza montiana non sarebbe stata favorevole.
Il Pd, dove si sono delineate posizioni varie, attende il congresso dell’8 dicembre per prendere una posizione in proposito. Il capogruppo dei senatori Pd Luigi Zanda ha infatti ammesso che "una breve sospensione della discussione sulla nuova legge elettorale era necessaria ed è stata condivisa dai presidenti dei gruppi Parlamentari di Scelta Civica, del Nuovo centro destra e del Partito democratico".
Il nuovo centrodestra, avrebbe invece chiesto un po’ di tempo per definire una propria linea, ma anche Forza Italia non vede di buon occhio la mozione Calderoli che prospetterebbe un ritorno ’all’acqua di rose’, cioè con molte modifiche, al Mattarellum.
"A questo punto punto riconvoco la commissione solo in presenza di un impegno dei gruppi". ha detto Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionale al Senato, parlando con i giornalisti.
I renziani: la riforma passi alla Camera. Ma un gruppo di deputati renziani si è discostato dall’indirizzo del gruppo Pd al Senato. "E’ ormai chiaro che il tentativo di avviare la riforma elettorale dal Senato, come ripetutamente preannunciato nei mesi scorsi, ha fatto flop. Siamo all’ennesimo rinvio. Ora passi subito alla Camera, non c’è più tempo da perdere", hanno detto Michele Anzaldi, Luigi Bobba, Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno. "Mentre il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti - hanno spiegato i deputati - prosegue da quasi 60 giorni il suo sciopero della fame, purtroppo al Senato va avanti lo stallo totale. Si sono persi mesi, il preannunciato accordo non è mai arrivato, è continuata la solita melina che va avanti dal 2011. Alla Camera ci sono i numeri per approvare la riforma, dal 9 dicembre è opportuno che sia l’aula di Montecitorio ad essere messa in condizione di lavorare per archiviare il Porcellum, e speriamo che a quel punto Giachetti interrompa il suo sciopero che raccoglie ogni giorno sempre più adesioni".
Sel: non c’è volontà di superare Porcellum. Sulla stessa linea anche a senatrice Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto-Sel: "E’ evidente che al Senato non c’è alcuna possibilità di disincagliare la situazione. E’ dunque opportuno e necessario che la discussione sulla legge elettorale passi alla Camera, dove peraltro è già stata votata la procedura d’urgenza". E ha aggiunto: "La sconvocazione della commissione Affari costituzionali del Senato, che stasera avrebbe dovuto votare gli odg sulla riforma della legge elettorale, in particolare sul ritorno al Mattarellum è un fatto gravissimo ma molto eloquente- In tutta evidenza i partiti maggiori vogliono tenersi il Porcellum e per questo impediscono ogni passo verso una nuova legge elettorale".
Boldrini: disponibile a trasferimento alla Camera. Ad accogliere prontamente l’invito è Laura Boldrini, che si è resa disponibile a "veicolare" la richiesta di trasferimento dal Senato alla Camera del provvedimento di riforma della legge elettorale: "E’ una questione cruciale, questo stallo non fa bene", ha sottolineato la presidente della Camera durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio e ha invitato tutti i gruppi a una riflessione.
Sacconi: no a spostamento alla Camera. Ma l’ipotesi di un trasferimento della riforma alla Camera ha scatenato la reazione contraria del centrodestra. Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato di Ncd, si è scagliato contro questa eventualità: "E’ evidente - ha affermato- che questo spostamento, oltre ad essere una inaccettabile forzatura istituzionale, corrisponderebbe solo alla volontà di qualcuno di scassare tutto, di non fare la riforma, di ritornare al voto con la legge attuale. Al contrario, la prosecuzione dell’esame al Sentato, che da tempo se ne occupa e che induce a ricercare un largo accordo a partire dalla maggioranza di governo, può condurre in tempi ragionevolmente brevi ad una soluzione innovativa. Non sarà certo l’attesa della settimana che ci separa dall’elezione del segretario del Partito democratico a determinare il fallimento della riforma".