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 2013  dicembre 04 Mercoledì calendario

VALSECCHI

& NESBITT COPPIA DI STELLE, INCASSI A CATINELLE –

Il gelo spudorato di questo pomeriggio romano si è impadronito a tradimento anche di questa casa, ragionevolmente tra le più belle di Roma. Camilla rabbrividisce e lamenta il freddo. Pietro risponde: «Per forza, non abbiamo acceso il riscaldamento». Lei alza ironicamente gli occhi al cielo, e fa: «Milioni d’incasso e poi non accendi il riscaldamento? Sarai mica diventato tirchio?».
Camilla Nesbitt e Pietro Valsecchi sono la power couple del cinema italiano e sono due esseri umani che hanno tutto. Eleganza e ricchezza. Amore e successo. Ma anche abbastanza senso dell’umorismo per non prendersi troppo sul serio, nemmeno riguardo alla loro condizione di produttori Re Mida. Porta infatti la firma della loro «ditta», la Taodue, l’esito fuori misura di Sole a catinelle, il film di Gennaro Nunziante con Checco Zalone che si avvia verso i 50 milioni di euro d’incasso, record nella storia del box office italiano.
Record anche di polemiche, si capisce. Di fronte a simili trionfi, l’Italia come d’abitudine si divide: pur di cavalcare la Zalone-mania, lo si attacca o lo si difende a gran voce, stando bene attenti a fare molto rumore. Su questo tema, come su quasi tutto, Valsecchi ha le idee chiare: «Checco riempie un vuoto, risponde a un bisogno di divertimento che oggi è più forte che mai. Ma chi liquida Sole a catinelle come un fenomeno isolato, che non porterà nessun beneficio all’industria cinematografica, sbaglia. Un successo così aiuta tutto il mercato. Detto questo, solo tre – di numero – colleghi produttori italiani ci hanno fatto le congratulazioni. Mi viene da pensare ad Angelo Gaja, che imbottiglia il miglior Barbaresco d’Italia: è invidiato da tutti gli altri produttori di vini, il che è umano e comprensibile. Giustamente lui ci beve sopra, e anch’io vorrei fare come lui: però, siccome il mio vino si chiama Zalone e non si può bere, mi limito al piacere della sua compagnia».
Partner «simbiotici e complementari» (definizione di Camilla) sul lavoro, i Valsecchi/Nesbitt lo sono anche in casa, dove condividono la passione per il cibo e il bel ricevere ma anche quella per l’arte contemporanea, testimoniata dalle molte opere di prestigio alle pareti. Tra i pezzi, anche uno firmato da Maurizio Cattelan, che consiste in sostanza (lo dico per noi profani) in uno spazzolone per pavimenti. Ispirandosi proprio a quest’opera vista in casa dei suoi produttori, Zalone ha creato una delle scene più esilaranti del film: quella in cui il protagonista, sfigatissimo venditore di aspirapolveri, «espone» uno dei prodotti in una casa di ricconi sperando di piazzarlo, ma gli illustri ospiti, visto il contesto, se ne guardano bene, convinti che l’aspirapolvere sia, appunto, un’opera d’arte non in vendita.
Portare l’umorismo irriverente di Zalone al cinema, dal primo film Cado dalle nubi (2009, seguito da Che bella giornata nel 2011, entrambi campionissimi di incasso), non è stata una botta di fortuna, ma parte di una strategia che viene da lontano, da vent’anni di lavoro. E di vita di una coppia che, come dice sempre Camilla, lavora a ciclo continuo, «acca 24».
Flashback. Negli anni Ottanta, Camilla, dopo gli studi di Economia, era già produttrice: nel 1986 firmò il suo primo film, Romance di Massimo Mazzucco, con Walter Chiari e Luca Barbareschi. Pietro faceva l’attore. «Qualche anno dopo, quando anche lui aveva cominciato a produrre, mi proposero il progetto di un film con lui, io risposi: “Ma neanche per sogno, io un film con Valsecchi non lo farò mai”», racconta Camilla. «Un anno dopo stavamo insieme». «Segnalo che lei era la donna più bella di Roma», aggiunge Pietro. (Non stento a crederlo, mentre Camilla mi fa cenno di non ascoltarlo).
Nel ’91 nasce la Taodue, che si chiama così in onore di Taormina, «set» di un weekend di passione e litigi, ormai leggendario e ricordato da Pietro in tutte le interviste e riassumibile nell’aneddoto: «Presi la sua valigia piena di scarpe e vestiti e la lanciai dalla finestra, in mezzo al mare». (Alla sola idea che il racconto si ripeta, Camilla rabbrividisce, ma non si può ignorare: è diventato un classico dell’affabulazione valsecchiana).
Comunque, quando si conobbero, lei aveva in mente come modello il cinema d’autore che più si portava negli anni Ottanta, soprattutto quello tedesco (Wim Wenders e dintorni) e quello della cosiddetta British Renaissance di cui My Beautiful Laundrette era il capostipite. Pietro, che è del ’53, si era formato come spettatore negli anni Settanta, alla luce dei registi italiani «impegnati» (Petri, Rosi, Bellocchio, Ferreri, i Taviani e così via). Integrarono i loro punti di riferimento e il primo film della Taodue fu Un eroe borghese su Giorgio Ambrosoli. La matrice di cinema civile è stata poi esportata in televisione, nei molti Tv movie di argomento sociale, con le varie fiction sulla Uno Bianca, su Paolo Borsellino, sul capitano Ultimo, per citarne alcune. La Taodue (dal 2008 acquisita dal gruppo Mediaset) ha fatto e continua a fare intenso lavoro di scouting alla ricerca di nuovi attori, registi e sceneggiatori, e si è trasformata in una sorta di «bottega» che tiene a battesimo di continuo progetti di lunga serialità, film per la Tv e per il cinema.
Tra una produzione e l’altra, Camilla e Pietro hanno avuto due figli: Virginia e Filippo, oggi 20 e 18 anni, cresciuti assieme alla creatura Taodue, e probabilmente destinati a seguire le orme familiari, tanto più che Filippo, per esempio, è colui che suggerì ai genitori di produrre il primo film di Checco e anche l’altro successo cinematografico della maison amato dal pubblico e inviso alla critica: I soliti idioti.
Zalone, però, potrebbe essere il volano che porterà la Taodue all’estero. Gli incassi di Sole a catinelle hanno fatto notizia in tutta Europa e persino negli Stati Uniti. Hollywood Reporter ne ha scritto benissimo e distributori francesi, tedeschi, spagnoli stanno chiedendo il film. Camilla e Pietro si stanno preparando a un tour di appuntamenti per concludere nuovi affari. E non è fuori luogo immaginare che il prossimo film di Checco potrebbe battere bandiera internazionale.
Ma non c’è solo Checco. Stanno per andare in onda nuove serie, Sicilia Connection e Squadra mobile, il Tv movie Il segreto del bosco («una specie di Twin Peaks», spiega Pietro) e, a febbraio, al cinema arriverà la nuova commedia Amici come noi, con una coppia di comici, pugliesi come Zalone: Pio e Amedeo, l’ultima scoperta di Valsecchi.
«Ho talmente tanti progetti che non penso che vivrò abbastanza per realizzarli tutti. Io non mi fermo mai, rifarei anche le ciambelle riuscite senza buco come l’esperimento di “format” televisivo La scimmia (un talent show sull’istruzione nato e morto in poche puntate un anno fa, ndr). Resto dell’idea che lo spunto fosse buono, ma forse siamo stati troppo frettolosi nel lanciare il programma».
Pietro racconta queste cose prima seduto e poi in piedi, quasi declamando. Camilla resta sempre composta sul divano e parla scandendo le parole con tranquillità fino all’ultima vocale, mentre lui si mangia tutte le finali e anche qualche consonante, in una conversazione vieppiù accelerata.
Pietro dice che Camilla è razionale, Camilla dice che Pietro è coraggioso, che ha portato a termine progetti di fiction molto osteggiate «come quelle sulla mafia, per esempio: c’è voluta una determinazione fuori dal comune». Secondo sua moglie, Pietro è anche pettegolo: «Non si tiene un cecio in bocca! Eppure l’essere estroverso è anche la sua forza, per esempio nel comunicare con gli attori. Da ex attore, sa come lusingarli o convincerli nel modo giusto, si comporta come i migliori tra gli allenatori di calcio».
«Gli attori sono fragili come bambini», dice Pietro. «Più sono bravi, come Checco, per esempio, più sono ansiosi e meno si piacciono. I meno grandi tendono, invece, a piacersi troppo e le donne, spesso, sono schiave della loro bellezza. Io dico sempre alle attrici: “Dimenticati che sei bella perché più ci pensi e più sei cagna a recitare”».
A proposito di attrici: è risaputo che Jasmine Trinca e Vittoria Puccini hanno rifiutato il ruolo femminile di Sole a catinelle, poi andato alla molto meno nota e francese Aurore Erguy. «Purtroppo ci sono pregiudizi ideologici nei confronti della commedia: fare un film con Zalone non è considerato abbastanza politicamente corretto, rispetto magari a certi autori che non è detto che poi abbiano chissà quale successo. E glielo dice una che ha a cuore il cinema d’autore. Per esempio, mi sarebbe molto piaciuto produrre Cesare deve morire dei fratelli Taviani», dice Camilla. E Pietro aggiunge: «Lars Von Trier non è certo campione d’incassi in Danimarca ma, sommando quello che raccoglie in tutto il mondo, è comunque un autore redditizio. In Italia invece, se escludiamo i pochi grandi, riconosciuti a livello internazionale, alla fine la maggior parte dei cosiddetti autori non solo non incassa qui, ma non ha nemmeno un mercato fuori di qui. Spiace dirlo, ma questa è la verità. E a chi storce il naso di fronte al boom di Checco dico di rassegnarsi, che Zalone resterà a lungo, non è una moda passeggera».
L’incontro a casa Valsecchi/Nesbitt si conclude qui. Ma, prima di andarmene, li sottopongo a un quiz sul futuro di Zalone.

Prima domanda: secondo voi Luca Medici (il vero nome di Checco) reciterà mai nel film di un regista intellettuale?
Pietro: «Come Villaggio e Benigni nella Voce della luna di Fellini? No, non succederà mai. Zalone fa da sé».
Seconda domanda: è possibile che Luca Medici scriva le sue memorie e batta in classifica Fabio Volo?
Camilla: «Ma è troppo giovane per scrivere le sue memorie. Non credo che succederà».
Terza domanda: mettiamo che l’operazione Hollywood funzioni. Secondo voi, poi Luca Medici scapperà con una diva americana?
Camilla e Pietro (quasi in coro): «Impossibile. Mariangela, la sua fidanzata, gli tira una botta in testa».