Cristina Allievi, Style Dicembre 2013, 4 dicembre 2013
CHARLOTTE ROCHE
Il suo racconto di una 18enne che pensa al proprio corpo in modo originale e passa le giornate a masturbarsi con noccioli di avocado o a radersi le parti intime finendo all’ospedale, è arrivato al primo posto della classifica dei libri più venduti su Amazon. Il New York Times aveva definito Charlotte Roche una donna che grida dal cuore contro l’oppressione di un mondo femminile troppo depilato, lavato e disinfettato. E se il romanzo Zone umide ha venduto più di due milioni di copie in 28 Paesi, devono essere in molti ad averla pensata così.
Trentacinque anni, nata ad High Wycombe, in Inghilterra, e cresciuta in Germania, a 15 Roche se n’è andata di casa abbandonando una madre femminista radicale inglese e un padre ingegnere. Ha fondato la punk band The Dubinskis, poi è entrata a lavorare a Viva, l’equivalente della nostra Mtv. Diventata regina della tv pop tedesca, quando si è data alla scrittura erotica ha confermato che niente vende più del sesso: Zone umide è passato dal festival di Locarno in versione cinematografica (regia di David Wnendt) e ha sbancato i botteghini. Sono in molti a scommettere che succederà anche con Schossgebete, il secondo libro edito in Germania da Piper Verlag (traducibile come «preghiere del ventre», ma non ancora pubblicato in Italia). Merito di una formula tutt’altro che leggera, perché Roche parla si di erotismo e trasgressione ma li miscela con lo choc e il dolore di episodi reali, creando una tensione e una violenza dalla quale non è facile sottrarsi. È stata l’autrice stessa a raccontare al quotidiano Der Spiegel di aver sofferto di ansia, depressione e alcolismo, ed è stata cosi provocatoria da proporsi per fare sesso con l’ex presidente tedesco Christian Wulff, se lui avesse accettato di fermare gli impianti nucleari. Style la incontra mentre è impegnata a scrivere il terzo libro.
Perché un’inglese vive in Germania?
Sono nata in Inghilterra e quando avevo un anno i miei si sono trasferiti qui per lavoro. In casa mia si diceva che i tedeschi non hanno senso dell’umorismo (ride, ndr), ho sempre pensato che un giorno me ne sarei andata, ma non è successo. So che l’Europa non è entusiasta della Germania, io credo che stia gestendo bene la crisi però capisco i greci che non tollerano consigli: che un ricco dica a un povero cosa fare è arrogante e poco diplomatico.
Parlando di diplomazia, i suoi libri non ne hanno affatto. Nel primo, una fiaba visionaria e fintamente ingenua, deride la fobia dell’igiene intima facendo fare cose schifose alla protagonista, quanto c’è di autobiografico e quanto ci gioca su?
Creo i miei personaggi mixando persone che conosco perché non voglio offendere ne rubare la vita a nessuno. Ad esempio, la donna religiosa e fobica di Zone umide non ha niente a che fare con mia madre che è atea (ride, nda), ma sintetizza madri di miei amici. Di vero, invece, c’è la rabbia della bambina per il divorzio dei genitori e il suo desiderio profondo che tornino insieme.
Lei è mai «guarita» dalla fine del matrimonio dei suoi? Mai. Infatti ho usato la fantasia per farli riunire. I miei hanno divorziato quando avevo cinque anni (la madre si è risposata altre tre volte, ndr), non direi mai che non ci si deve separare, però adesso consiglio agli altri di farlo bene, di andare in terapia, leggere libri e non incasinare i propri figli. Vieni piantata dal tuo uomo? Sappi che dicendo «tuo padre è un bastardo» è come se uccidessi metà di tuo figlio, non lo stai proteggendo. Tutti i bambini vogliono amare i genitori, anche se questi sono delinquenti.
Nel suo primo libro, però, i bambini non sono felici nemmeno nel matrimonio. Sono una critica dei genitori hippie, non c’è dubbio. Pensare alla propria felicità va bene, ma le persone della mia età sono state lasciate a casa da sole, a piangere, da genitori che andavano ai party. Ci sono anni in cui devi stare con i tuoi figli, non puoi fare quello che vuoi.
Cosa pensano i suoi genitori di quello che scrive? Non ho mai voluto parlarne con loro, e mi hanno rispettata in questo.
Passando alla sua seconda opera, la protagonista si da un gran daffare per soddisfare il marito a letto e dice frasi come «è più facile fare sesso orale che preparare un caffè».
Se Zone umide è scioccante sul nudo, il corpo con i suoi fluidi e le parti imbarazzanti, Schossgebete è un romanzo più privato e maturo: parla di coppia e di problemi psicologici. C’è, ad esempio, una madre molto amorevole ma che conosce anche la depressione e fa una sessione settimanale di terapia per cercare di guarire da un lutto. Le è successo qualcosa di tremendo: i suoi tre fratelli sono morti in un incidente d’auto, mentre andavano al suo matrimonio.
Questo è successo davvero a lei, mentre i suoi fratelli venivano al suo matrimonio con Martin Kess (cofondatore dell’emittente Brainpool Tv). Sono passati dieci anni, ma non riesco a realizzare che è successo. Non ho ancora superato lo choc, per quanto cerchi di farlo scrivendo. Nel libro ho trascritto molte delle mie sessioni psicanalitiche, uso la fantasia per renderle più interessanti.
Le riprese del film tratto da Schossgebete, con regia di Sonke Wortmann, sono finite da poco. Ha mai pensato di interpretare se stessa sullo schermo? Me lo hanno sempre chiesto, ma ho recitato una volta soltanto, in Eden di Michael Hofman, e mi sono sentita un cane (ride, nda).
Ha accantonato la carriera tv? Per il momento sì, sto lavorando al terzo libro: anche in questo caso la protagonista sarà una donna.
In Italia non abbiamo ancora visto il film tratto da Zone umide ne il suo secondo romanzo. Colpa della base cattolica? In Germania reagiscono ai miei libri in modo isterico e sono molto conservatori e cattolici, infatti non prendono con humour le cose disgustose che scrivo sul corpo. Ma posso dirle che in nazioni cattoliche ho un successo quasi assicurato: i giornalisti scrivono «non la vogliamo noi...», a quel punto salta su la sinistra, più liberata, che va a comprare il libro...