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 2013  dicembre 04 Mercoledì calendario

E CON I SOLDI DELLA REGIONE COTA SI COMPRÒ I MUTANDONI


NEMMENO nell’intimo, e a oltre settemila chilometri di distanza, il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota ha voluto tradire la Lega. E chissà se sarà questa l’unica scusa alla quale appigliarsi per spiegare come mai con i soldi del Gruppo ha messo in nota spese pure un paio di mutandoni.

ERA l’estate del 2011 quando Roberto Cota cercava il colore “verde” tra gli scaffali di un noto negozio di abbigliamento degli Usa, e trovava quel che più si avvicinava alla nuance del Carroccio accontentandosi della sfumatura “kiwi”. È lì che si è comprato un bel paio di boxer da sfoggiare anche in spiaggia. Ma poi, tornato in Italia, non ha provato imbarazzo a chiederne il rimborso: l’equivalente, in dollari, di 40 euro.
C’è anche l’acquisto di un paio di braghe di tela nello store americano “Vineyard vines” finito tra gli scontrini più assurdi dell’inchiesta sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali. Era finora sfuggito tra le 17 mila pagine di atti della Procura di Torino, perché “camuffato” dallo strano nome del capo di abbigliamento: «Chappytrunk, kiwi, taglia L». L’inglese non aiuta, e magari, anche questa sarà una delle sue tante “sviste” da spiegare di nuovo ai pm Enrica Gabetta, Giancarlo Avenati Bassi e Andrea Beconi. Perché era stato proprio Cota, nel suo primo interrogatorio, a menzionare quel viaggio a Boston mettendolo in luce come una prova indiscutibile della propria generosità. «Ho frequentato un corso intensivo d’inglese a Boston, e ho pagato tutto io: viaggio e permanenza. Pur essendo un’attività necessaria alla mia formazione politica». Poi aveva messo le mani avanti: «Nella giornata di sabato sono andato a visitare il Mit (Massachusetts Institute of Technology), contattando alcune persone che lavorano lì: potrebbe esserci una spesa relativa a un pasto con loro». Lo scontrino di un pranzo, quel sabato 6 agosto, c’è: 10 euro in un bar&grill. Ma segue anche la ricevuta di poche ore più tardi, quella che testimonia che Cota nel pieno pomeriggio faceva anche shopping “politico”, cercando il costume del colore giusto.
Un altro errore. Piccole spese, ma simboliche, che sembrano decollare soprattutto d’estate, quando l’attività politica si fa meno intensa. Come i 2 euro e 30 al bar dello stabilimento balneare Blue Bay Arcadia di Serra Spotorno, in provincia di Savona, il 30 giugno, quando avrebbe dovuto essere in missione a Bruxelles. Oppure i pacchetti di sigarette, che siano Pall Mall o Marlboro Light. E ancora lo spazzolino, il deodorante e il dentifricio comprati all’aeroporto di Fiumicino, e poi messi a rimborso a spese della collettività.
Rientrato sabato dal Giappone dove è volato nel pieno della bufera politica, il presidente Roberto Cota sta assistendo in queste ore alle manifestazioni di una maggioranza politicamente allo sbando. Dopo le botte, gli striscioni e i cartelli di scherno: ieri mattina una donna seduta tra il pubblico ha interrotto i lavori del consiglio regionale, mostrando un cartello con su scritto: «Occupy consiglio regionale: i vostri rimborsi sono uno schiaffo alla nostra povertà». Gridava: «Vergogna!». Pochi minuti dopo il governatore scriveva su Facebook: «Ho visto che in Consiglio Regionale è andata in onda l’ennesima strumentalizzazione messa in campo dal Pd. Ovviamente questo mi dispiace, ognuno faccia come vuole. C’è chi lavora per distruggere e invece chi lavora tutti i giorni per costruire, soprattutto nei momenti difficili ». Dai botta e risposta sui social network la situazione appare sempre più ingovernabile. Anche i politici della maggioranza, fuori dall’ufficialità, cominciano a tentennare man mano che emergono nuovi particolari dell’inchiesta. Le bugie e le contraddizioni degli interrogatori, le continue sviste nelle note spese del governatore, fino all’acquisto con i soldi pubblici di prodotti per la toilette: lui parla di gogna mediatica ma sono le carte dell’inchiesta che forniscono uno spaccato imbarazzante.