Francesca Angeli, il Giornale 4/12/2013, 4 dicembre 2013
DA DOMANI CURE SENZA FRONTIERE TI VISITANO A BERLINO? PAGA L’ASL
Via libera alla Schengen sanitaria. Il Consiglio dei ministri licenzia il decreto con il quale anche l’Italia recepisce una direttiva europea che prevede per i cittadini Ue la possibilità di curarsi in tutti i Paesi membri. Il provvedimento (che andava approvato entro oggi) dovrà ottenere il sì dalla Conferenza Stato-Regioni e dal Parlamento.
Attenzione però. Non sarà possibile usufruire pienamente e senza limiti dei sistemi sanitari degli altri Paesi. Alcune prestazioni sono escluse a priori e per tutte le altre sarà comunque necessario ottenere prima l’autorizzazione dalla Asl di riferimento. Una volta ottenuto il nulla osta saranno comunque i privati cittadini a dover pagare per poi ottenere il rimborso dal sistema sanitario nazionale. Sono escluse in ogni caso le prestazioni per malattie croniche e quindi di lunga o lunghissima durata; i trapianti di organo; le vaccinazioni previste dal sistema pubblico. Sarà possibile poi richiedere le prestazioni soltanto presso le strutture pubbliche, niente cliniche private. Tutte le informazioni potranno essere richieste al «Punto di contatto nazionale» presso il ministero della Salute.
L’autorizzazione sarà in ogni caso obbligatoria se la prestazione prevede un ricovero anche per una sola notte; se richiede l’utilizzo di strutture o attrezzature mediche ad alta specializzazione e dunque anche costose; se possono esservi dubbi di sicurezza. Non solo. Se la prestazione richiesta è a disposizione del cittadino nel suo Paese in tempi adeguati rispetto alle esigenze cliniche probabilmente la richiesta sarà respinta.
Una prima domanda più generica dovrà essere inoltrata alla Asl competente che dovrà rispondere in 10 giorni. Ottenuto un primo parere favorevole si procederà ad una richiesta formale con tutti i particolari (patologia, diagnosi, terapia, ospedale scelto) alla quale la Asl dovrà rispondere entro 30 giorni. Chi paga? Il rimborso è previsto ma in base alle tariffe vigenti nel paese di provenienza del paziente. Dunque se per esempio una prestazione che in Italia costa 1.000 euro in Germania viene pagata 3.000, i 2.000 in più resteranno a carico del cittadino. Non solo. I costi saranno sempre anticipati dal paziente che poi dovrebbe ottenere il rimborso entro e non oltre 60 giorni.
Che cosa succederà con la sanità senza frontiere? La speranza dichiarata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, è quella che il nostro sistema attragga pazienti. Una nota del ministero sottolinea che la Schengen sanitaria «rappresenta una grande opportunità per il nostro sistema perché ci consentirà di rilanciare le nostre eccellenze all’estero». Dunque questa dovrebbe essere«l’occasione per promuovere le nostre strutture di eccellenza e incrementare la capacità di attrazione dei cittadini dei Paesi Ue». Sarà il Punto di contatto nazionale a diffondere «informazioni pertinenti gli standard , le disposizioni sulla vigilanza e sulla valutazione dei prestatori di assistenza sanitaria».
Ma la realtà al momento è un’altra. E infatti non appena fu approvata la direttiva europea molti fra gli addetti ai lavori ipotizzarono un risultato negativo per l’Italia: un enorme incremento del «turismo medico ». Oggi non sono moltissimi gli italiani che si rivolgono all’estero per le cure ma sono in aumento ed è ovvio che la possibilità di un rimborso da parte del servizio sanitario nazionale non potrà che incentivare questo genere di scelta soprattutto nelle aree dove il nostro sistema è più carente.
Qual è la nostra capacità di attrazione? A parte eccellenze riconosciute in tutto il mondo, il nostro Paese nel 2012 è scivolato al numero 21 della classifica dell’ Euro Health Consumer Index . Insomma ci sono 20 Paesi che hanno un servizio sanitario giudicato migliore del nostro in Europa. Tra questi Francia, Inghilterra, Germania. Quindi è più probabile che siano gli italiani a cercare cure all’estero.