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 2013  dicembre 05 Giovedì calendario

STELLE

«Da italiano fa male vedere come il calcio italiano è considerato all’estero. Abbiamo quattro stelle sulla maglia della Nazionale e ci snobbano. Bisogna trovare una soluzione» (il portiere Emiliano Viviano, da quest’anno all’Arsenal).

PANDA «Vengo spesso in vacanza in Italia, Sardegna o Toscana. Ho portato la nazionale in ritiro dappertutto nel vostro Paese. Amo la vostra mentalità, lo stile di vita, il cibo, la cultura. Mi piace l’ospitalità e il senso dei rapporti umani. Avevo anche una Fiat Panda» (il c.t. della nazionale tedesca Joachim Low).

SCARPE «L’anno scorso mi allenavo, poi arrivavo dopo tre giorni e le mie scarpe da gioco non erano state né pulite né sistemate. Ora, non voglio dire che vinciamo il campionato perché qualcuno mi pulisce le scarpe, ma da dove venivo c’erano persone che si occupavano di questo. Loro fanno il loro lavoro, io il mio» (Zlatan Ibrahimovic).

TROTTO «Il trotto è un’altra cosa. Mi ha preso subito, e poi lo vedo più semplice, più chiaro, per quello che riguarda le corse, la tattica, le caratteristiche dei cavalli. E poi vuoi mettere la sensazione che si prova quando stai in sulky, a gambe larghe, col sedere del cavallo quasi sulla tua faccia a scandire l’azione…» (Zibì Boniek, appassionato di ippica da trent’anni, corre come gentlemen driver).

CAVALLO «Ho provato a cavalcare due-tre volte e l’ho trovato pericoloso. Se guardiamo ai numeri, si muore molto di più cadendo da cavallo che nelle competizioni motoristiche» (Kimi Raikkonen, la cui moglie Jenny fa gare di equitazione).

MAGO «Non sono un mago nelle pubbliche relazioni, è vero. Non sono bravo. Ma ho altre doti. E non è vero che mi sono lasciato male con tante persone. Mi è stato anche rimproverato di essere rimasto troppo tempo in Lampre. Ma io qui mi trovo ancora molto bene e non sono assolutamente pentito. Nel ciclismo non è facile trovare l’ambiente ideale. A me questa squadra piace molto» (Damiano Cunego).

INVECCHIARE «So che a voi un settimo posto non solletica più di tanto, ma per me è la prova di cui avevo bisogno: sì, sono tornata. Un infortunio così ti infonde rabbia, ti fa crescere, forse ti fa anche invecchiare. Perdi la spensieratezza e improvvisamente capisci di non essere più una ragazzina di 18 anni» (Federica Brignone, tornata a buoni livelli dopo l’infortunio alla caviglia destra che l’ha tenuta ferma per dieci mesi).