Luciano Capone, Libero 4/12/2013, 4 dicembre 2013
IL CALCIATORE FALLITO ATTACCA L’ITALIA PER PRENDERE VOTI TRA I LIBERALI
In principio Olli era un calciatore, non di successo come l’omonimo campione dei cartoni animati, ma comunque in grado di giocare nella Serie A finlandese. Ma la sua carriera dura poco: tre stagioni, dal 1979 al 1982, quando dopo un infortunio al ginocchio Rehn abbandona il calcio per buttarsi in politica. L’infortunio è una svolta: se con la squadra del Mikkelin Palloilijat non avrebbe mai calcato il palcoscenico europeo della Champions’ League, con il Suomen Keskusta (Partito di Centro finlandese) Olli Rehn invece scala i vertici della burocrazia europea. Consigliere comunale a Helsinki a fine anni ’80, deputato al Parlamento finlandese fino a metà anni ’90, salto nel Parlamento europeo nel ’95. Muove i primi passi da euroburocrate nella Commissione presieduta da Romano Prodi e da allora in poi - siamo nel 2004 - Rehn diventa un punto centrale della Commissione europea, prima con l’incarico di Commissario per l’allargamento e poi con quello attuale di Commissario per gli affari economici e monetari, ovvero di controllore dei conti pubblici degli stati.
Quando Rehn parla di politica ed economia usa spesso metafore calcistiche e quella che meglio rappresenta il suo modo di pensare e di agire è la celebre frase del bomber inglese Gary Lineker: «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone e, alla fine, vincono i tedeschi». Se ancheil calcio ha le sue eccezioni, come dimostrano le numerose lezioni inflitte ai tedeschi dall’Italia di Rivera e Balotelli passando per Del Piero, secondo Rehn il teorema è valido soprattutto per la politica economica e gli assetti dell’Unione Europea. Il guardiano dell’austerity ed arbitro delle regole europee infatti è stato inflessibile nell’applicare la dottrina Merkel agli stati dell’Europa mediterranea i cui conti pubblici mettono a rischio la stabilità dell’Euro, mentre è apparso molto più flessibile e comprensivo quando si è trattato di avviare una procedura contro la Germania che dal 2007 esporta oltre il limite del 6% sul Pil previsto dai trattati europei, contribuendo, secondo molti osservatori, alla crisi economica degli stati dell’Europa meridionale. Insomma, quando si tratta di bacchettare l’Italia e di ordinare ai nostri governi cosa fare, Rehn non si fa scrupoli, complice anche la debolezza della classe politica italiana che troppo spesso ha invocato l’aiuto di Bruxelles per far digerire all’elettorato riforme indigeste e impopolari.
Rehn è intervenuto duramente nelle fasi concitate della caduta del governo Berlusconi: «Le risposte sulle misure da attuare in Italia ci devono arrivare il prima possibile, con questo governo o con un altro». Poi ha elogiato i provvedimenti del governo Monti, che con lui ha in comune la qualità di ottenere importanti incarichi politici senza passare per le urne, e lo ha appoggiato in campagna elettorale spostando molti voti, ma verso gli avversari del Professore. Prima dell’ultima strigliata, l’ex calciatore è intervenuto più voltea gamba tesa anche su Letta, non limitandosi a chiedere il rispetto dei saldi di bilancio e delle regole europee, ma anche indicando puntualmente le misure da adoperare: non si deve abolire l’Imu, bisogna aumentare l’Iva.
In vista delle europee di Primavera, Rehn ha annunciato la sua candidatura a presidente della Commissione per i liberali dell’Alde, in evidente incompatibilità con il suo ruolo attuale. Ma Rehn non si autosospende perché il suo Partito di Centro è in crisi profonda e ha perso una marea di voti confluiti nel partito nazionalista ed euroscettico dei Veri Finlandesi. Olli ha capito che il modo per recuperare voti è prendersela con gli stati del sud, così ha deciso di usare il suo ruolo di commissario per fare comizi in Italia e raccogliere voti in Nord Europa.
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