Paolo Siepi, ItaliaOggi 4/12/2013, 4 dicembre 2013
PERISCOPIO
Ormai è chiaro a tutti che Alfano non è stupido. Semmai è diversamente intelligente. Jena. La Stampa.
Dice D’Alema che fu un errore entrare a Palazzo Chigi. Soprattutto dopo aver lasciato tutte quelle impronte sul cadavere di Prodi. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Berlusconi fece sesso con Ruby e pagò i testimoni. Vabbè, può capitare di sbagliarsi. Spinoza. Il Fatto quotidiano.
Non siamo più in grado di ascendere, ma neanche di discendere. Franco Battiato. Torino Il Festival del cinema, 2013.
Berlusconi non lo ha allontanato nessuno: se n’è andato lui quando ha capito che chi gli aveva garantito l’unica cosa che gli interessi, il salvacondotto, non voleva o non poteva mantenere la promessa. Ed è pronto a tornare per darselo da solo, il salvacondotto, se l’ennesimo governo delle tasse e delle banche lo resusciterà dall’avello: Monti docet. Marco Travaglio. Il Fatto.
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca / Senti: una zana dondola pian piano. / Un bimbo piange, il piccol dito in bocca; / canta una vecchia, il mento sulla mano. / La vecchia canta: intorno al tuo lettino / c’è rose e gigli, tutto un bel giardino./ Nel bel giardino il bimbo s’addormenta. / La neve fiocca lenta, lenta, lenta. / Se Silvio non c’è più, Gad che s’inventa? La poesia Orfano di Giovanni Pascoli, rivisitata da Andrea Marcenaro. Il Foglio.
Mentre osservavo Renzi, nel dibattito su Sky, mi sono domandato un’altra volta perché il sindaco di Firenze mi piace come la cacca dei gatti. E mi sono dato le solite risposte. La prima, è che Matteo è un illusionista, tutto fumo e niente arrosto. Ci vuol far credere che l’Italia, se la governerà lui, diventerà un immenso paese dei balocchi. Un paradiso laico dove tutto funzionerà a meraviglia. Le regole saranno impeccabili e rispettate. Il governo starà nelle mani dell’uomo migliore. L’onestà trionferà e tutti vivremo felici e contenti. Ma l’Italia non è così, e non lo diventerebbe, neppure se il governo del Rottamatore campasse cent’anni. L’Italia che Renzi spera di conquistare è un paese più disperato del necessario. È in depressione anche morale. Ha paura del futuro. Pure chi ha soldi in tasca, compra con parsimonia e non fa molti programmi per l’avvenire. Una nazione così ha bisogno di un grande psichiatra, a metà fra lo stregone e il confessore, che l’aiuti a ritrovare un minimo di fiducia in se stessa. È il mestiere giusto per il superficiale sindaco di Firenze? Credo di no. Giampaolo Pansa. Libero.
La Siria è stata costretta a cedere il suo arsenale di armi chimiche, oltre ad essere indebolita da una guerra civile violenta. Secondo gli analisti dei servizi segreti, se prima l’esercito israeliano avrebbe avuto bisogno di una settimana per arrivare fino alla capitale, Damasco, in caso di guerra, adesso ci arriverebbe in meno di un giorno. Daniele Raineri. Il Foglio.
Tutti i passaggi politici compiuti per distaccarsi dall’alleanza con i comunisti sono descritti da Pci come un percorso maledetto intrapreso da un «bandito» (parola del consigliere più stretto di Berlinguer, Antonio Tatò) verso un approdo di destra, «un gangster» così il leader socialista venne definito su Tango di Michele Serra che, pur di sviluppare un affondo contro chi (il Pci) si ergeva a baluardo delle «istituzioni e delle assemblee elettive» apriva la via perigliosa della «delegittimazione del sistema rappresentativo» (attraverso una sistematica opera di «spartizione e di lottizzazione dello Stato»), del presidenzialismo (punto di forza della Grande riforma craxiana), dell’attacco alla conquiste del mondo operaio (in seguito al taglio di quattro punti della scala mobile) candidandosi a divenire l’apripista di Berlusconi e del berlusconismo. Marco Gervasoni, La guerra delle sinistre. Socialisti e comunisti dal ’68 a Tangentopoli.
Dwight Eisenhover, il predecessore di Jfk, fu eletto perché era il generale che aveva guidato gli Stati Uniti alla vittoria sui nazisti. Quando Kennedy divenne presidente era solo il rampollo più ruspante di una potente famiglia, piuttosto losca, che si era arricchita durante il proibizionismo. Ma era «bello e di gentile aspetto», giovane, sorridente, aveva un bel ciuffo biondo, la moglie fica e si faceva scrivere dai suoi ghost writer, Golwin e Sorensen, frasi del tipo: «Non chiedetevi ciò che il paese può fare per voi, ma ciò che voi potente fare per il paese». E fu subito un mito. Massimo Fini. Il Fatto quotidiano.
Luciano Biancardi: Miller e una notte. Marcello Marchesi, Il Dottor Divago. Bompiani.
La storia è una revisione permanente. E da dopo gli anni 90 con l’apertura di numerosi archivi, in particolare i numerosi rapporti del Pcus (il partito comunista sovietico ndr) relativi a Beria, colui che un giorno Stalin definì «il nostro Himmler» davanti a Roosevelt è apparso sotto un’altra luce: quella di un uomo ambivalente, alle volta servitore zelante del sistema comunista staliniano ma anche riformatore deciso e anticipatore della perestroika. È quest’ultimo il motivo per cui fu arrestato e fatto fucilare da Kruscev. François Tom, Beria, l’homme di Kremlin. Editions du Cerf.
Lui sapeva li buchi ch’affittaveno, e quanno se moveveno de qua, pe annà là, le camere matrimoniali, li cammerini, le cammere a ore, li sommiè, e insino l’ottomane, cu tutte le purce che ce stanno de casa, una per una. Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957.
Io sono interessato ai cavalli solo quando si presentano nel piatto sotto forma di pesto, carne cruda macinata e condita. Camillo Langone. Il Foglio.
Rileggo Proust. Dopo il terzo tomo è molto stupefacente. Ci sono tutti i vizi letterari, tutti i guasti. Della polvere agli occhi, perchè Proust riduce tutto in polvere. Jacques Chardonne. Le Figaro.
L’economia del debito non controlla più i popoli con il consumismo. Ora è costretta a calzare gli scarponi chiodati dell’austerità che provoca regressione, stagnazione, impoverimento. Emiddio Novi, La dittatura dei banchieri, Edizioni Controcorrente.
«Nessuno scrive le cose che ci piacciono, ho paura che dovremo farlo noi», scrisse C.S. Lewis a Tolkien. The Times.
Il popolo è il nome che diamo agli interessi della nostra parte. Roberto Gervaso. Il Messaggero.