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 2013  dicembre 01 Domenica calendario

RENZI, ULTIMATUM A RENZI

Un patto per Letta per arrivare al 2015. Con tre punti qualificanti: riforme, lavoro ed Europa. Ma se il governo non realizzerà questi obiettivi, allora il Pd «separerà il suo destino da quello della maggioranza». Matteo Renzi pianta i suoi paletti.
Il sindaco ricorda che l’esecutivo è sostenuto in primo luogo dai democratici e l’agenda per il 2014 deve essere concordata in primo luogo con loro. Alfano si deve adeguare: «Ha trenta deputati, noi ne abbiamo trecento. Se non è d’accordo, sappia che poi si va a votare. Io non ho paura delle elezioni, lui sì».
Il 9 dicembre farà cadere il governo?
«Macchè, sarà l’occasione per risolvere i problemi. Se non lo si fa, siamo finiti».
Nel senso che Letta sarebbe finito?
«Nel senso che all’opposizione c’è una tenaglia composta da Berlusconi e Grillo. E il Cavaliere la campagna elettorale la sa fare. Se il governo è tentennante, la nostra marcia verso le elezioni si trasformerà in un corteo funebre. Dobbiamo cambiare verso ».
Come?
«Napolitano ha chiesto a Letta di tornare alle Camere. Non è un passaggio scontato, ma politico. Deve ridisegnare il suo programma. E Letta deve sapere che il suo esecutivo ora è incentrato sul Pd. Ha cambiato forma, le larghe intese originarie non ci sono più».
Queste sono parole non fatti.
«Il fatto è che il Pd ha trecento deputati e Alfano ne ha trenta. Con tutto il rispetto per Scelta Civica e per il Nuovo centrodestra, il governo sta in piedi grazie a noi. Alfano dice che può far cadere Letta. Bene, così si va subito al voto. Io non ho paura. Lui sì. Perché sa che Berlusconi lo asfalta».
Ma lei è sicuro che tutti e trecento la seguiranno?
«Le cose da fare le decideranno gli italiani che parteciperanno alle primarie. Difficilmente qualcuno si tirerà indietro. Ma se c’è chi punta a spaccare il gruppo, sappia che la conseguenza saranno le elezioni anticipate».
E allora lei come pensa di utilizzare tutta questa forza?
«Aspettare l’8 dicembre per la verifica di governo non è stata una concessione. Chi vince impone la linea. Saremo leali ma conseguenti. Offro una disponibilità vera, un patto di un anno. E quindi proporremo tre punti che noi consideriamo ineludibili».
Cioè?
«Nessuno ha la bacchetta magica. Per il Pd il 2013 è stato l’anno della pazienza e della responsabilità. Il 2014 deve essere quello del coraggio e delle decisioni. Il primo punto che porremo saranno le regole del gioco. Si mandino in pensione i saggi che vanno in ritiro a Francavilla e la proposta di modifica dell’articolo 138. Il ministro Quagliariello ha presentato una proposta per il superamento del bicameralismo. Io dico: niente scherzi. Il Senato non ha bisogno di arzigogoli, lo si azzera e diventa la Camera delle Autonomie locali. Aboliamo enti inutili come il Cnel, rivediamo il Titolo V della Costituzione. Non servono i saggi per questo, ma le centinaia di migliaiadi persone che voteranno nei gazebo».
E secondo lei la gente che va a votare nei gazebo è interessata alla Camera delle Autonomie?
«Se riusciamo a fare quel che ho detto e a metterlo in cantiere prima delle europee, si può risparmiare un miliardo. Cinquecento milioni li mettiamo sulla tutela del territorio e altri 500 a favore della disabilità. A queste cose la gente è interessata».
Nel pacchetto entra anche la legge elettorale?
«Certo. Va bene qualsiasi riforma. Purché si faccia e purché garantisca il bipolarismo e la governabilità».
Le va bene anche il Super-Porcellum?
«E no. Chi vince, deve vincere. Chi vince, governa 5 anni senza inciuci».
Il Mattarellum?
«Ma deve essere corretto. Quel 25% di recupero proporzionale deve diventare un premio di maggioranza».
Qual è il secondo paletto che vuole piantare?
«L’economia. Partiamo dal “Job act”. Semplificazione delle regole nel lavoro, garanzie a chi non ne ha. Aumentare la capacità di attrarre investimenti stranieri. La disoccupazione non fa più notizia, ma noi siamo il partito del lavoro. Costringere sindacati e Confindustria a fare rappresentanza e non a occuparsi di formazione professionale».
Ecco un nuovo attacco alla Cgil.
«Ma la parte più seria è già uscita da quel settore. Certo, anche loro devono cambiare. Ogni volta che in tv trasmettono una riunione a Palazzo Chigi nella sala Verde con 40 sindacalisti e imprenditori, aumenta dell’0,1% l’astensionismo».
La formulazione della nuova
Imu va cambiata?
«Con i comuni hanno fatto un pasticcio, siamo alle barzellette. Capisco quei sindaci che hanno messo in bilancio certe risorse e ora il governo gliele leva. Ma non c’è dubbio che chi ha una casa grande e bella debba pagare di più di chi ne ha una piccola e brutta. La verità è che hanno fatto una gigantesca ammuina per accontentare Brunetta».
La farebbe una patrimoniale?
«Ora sarebbe un errore politico, le tasse vanno abbassate non aumentate. La si può chiedere solo dopo che la Pubblica Amministrazione ha dato il buon esempio. Poi, però, c’è il terzo punto».
Ossia?
«L’anima del Paese. Letta vuole gestire il semestre europeo, allora si diano contenuti. Spendiamo meglio i fondi comunitari. Investiamo anche su scuola, immigrazione e diritti».
Intende diritti civili?
«Guardi, io sono tra i più prudenti nel mio partito. Ma le Unioni civili e la legge contro l’omofobia non sono più rinviabili ».
In sostanza lei propone un patto a Letta e Alfano ponendo queste tre condizioni.
«Ad Alfano no. Ripeto noi siamo trecento, loro trenta. Mica ce l’ha ordinato il dottore di stare insieme».
Insomma il vicepremier si deve adeguare.
«Se ha proposte migliorative... ma non è che non trattiamo più con Berlusconi e ci mettiamo a mediare con Formigoni e Giovanardi. Alfano ha chiesto tempo per superare il problema Berlusconi. Va bene, ma se si risolvono i problemi del Paese. Non è importante chi segna il goal, ma vincere la partita. Insomma, ci devono essere i fatti. Ora si deve salvare il Paese».
Il Nuovo centrodestra chiede la riforma della giustizia.
«Sarebbe un bene. Ma non mi pare che ci siano le condizioni. E comunque la nostra riforma della giustizia sarebbe molto diversa dal Lodo Alfano».
Può essere utile un rimpasto per sancire la nuova fase?
«A me interessa che le cose si facciano».
Quindi si voterà nel 2015?
«Letta e Napolitano hanno fissato quella data. Ma se nel 2014 non si fanno queste cose, ci portano via di peso. La sinistra è finita e vincono Berlusconi e Grillo».
Al contrario, se si fanno quelle cose qualcuno le potrebbe dire di far slittare il voto al 2016.
«Se si porrà il problema, lo discuteremo. Per me si vota nel 2015. Ma insisto: questa è la volta buona che ci si arriva avendo realizzato la riforma elettorale e tutto il resto. Altrimenti il Pd non potrà che separare il suo destino da quello di questa maggioranza ».
Cioè lei aprirebbe la crisi?
«No, io voglio aprire i cantieri per dare lavoro. Ma se si va a votare ci deve essere un Pd forte».
Dovrà fare i conti anche con Napolitano. Il presidente della Repubblica spesso ha coperto Palazzo Chigi con il suo ombrello istituzionale.
«Il capo dello Stato fa bene il suo ruolo. Ma nel rispetto dei ruoli, mi limito a far presente che un Pd forte fa bene anche alle Istituzioni».
Tra una settimana le primarie. Ha paura di un flop astensionismo?
«Andranno a votare meno persone rispetto all’ultima volta. l’astensionismo cresce nel Paese e cresce nel Pd. Ma se anche andasse a votare un milione di persone, sarebbero le primarie più grandi d’Europa. Non nascondo che sarebbe bello arrivare a due milioni. per questo sabato metteremo 1000 tavolini in mille piazze italiane. Diremo che stavolta si può voltare pagina».