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 2013  dicembre 02 Lunedì calendario

TRENTO, LA CRESCITA CONDIVISA


TRENTO La "piccola terra dai grandi numeri" si riprende il primato: è a Trento la qualità della vita più alta, secondo la ricerca di fine anno del Sole 24 Ore. Di nuovo in cima, dopo il 2007 e dopo il buon posizionamento dell’edizione 2012 quando sul gradino più alto era salita Bolzano.
Fra i singoli indicatori, spiccano il numero di start up innovative (15,9 ogni 10mila giovani, la media italiana è 2,9), e l’indice di sportività, i voti più bassi riguardano la diffusione di librerie e il costo della casa al metro quadro.
La Trento che entra nel 2014 ha una disoccupazione che è circa la metà di quella italiana, una eccellenza nella tutela ambientale e una forte specializzazione nella ricerca che ha portato qui i centri di aziende come Microsoft, Fiat, Ducati. Il cambio alla guida della provincia autonoma dopo 15 anni di "era Dellai" hanno visto la nuova giunta insediarsi con la velocità di un cambio degli armadi. Nel programma del nuovo presidente, Ugo Rossi, i giovani sono al primo posto: «Siamo al primo posto per qualità della vita in Italia, ma un prossimo traguardo deve essere quello di confrontarci con le altre regioni eccellenti d’Europa», dice. A cominciare dalla vicina Baviera. Trento ha saputo fin qui cogliere il meglio delle esperienze europee, e mutuarlo, come nel caso del sistema di apprendistato "alla tedesca".
Rossi è esponente del Patt, il partito autonomista, e qui l’autonomia non è mai stata così forte; dopo le competenze primarie su scuola e università, è in dirittura d’arrivo la piena autonomia fiscale, un risultato che sta facendo piangere la vicina provincia veneta di Belluno, sempre più schiacciata nella differenza con i territori a statuto speciale. «I nove decimi delle nostre tasse ritornano qui – aggiunge Rossi –. Questo significa la possibilità di decidere come spendere le risorse sul territorio conoscendolo da vicino». Non senza autocritica: «Avere un apparato provinciale imponente, anche per numero di dipendenti, può avere in qualche modo affievolito negli anni la propensione al rischio e all’imprenditorialità, che vogliamo riportare al centro».
Il Trentino è per certi versi un laboratorio, dove si mettono a punto e si testano strumenti come il reddito di garanzia. Alessandro Olivi, vicepresidente e assessore all’Economia, punta a un nuovo patto per la crescita: «Le prime misure potrebbero essere inserite già nella prossima finanziaria, da approvare a febbraio – spiega –. Puntiamo a sfruttare la delega ottenuta con una revisione degli ammortizzatori sociali, aumentando le politiche attive del lavoro, aumentando la solidarietà e irrobustendo le tutele, ma con un sistema condizionale che richiede la formazione continua e l’attivazione dei lavoratori nel ricollocarsi».
Certo, la crisi sta costringendo a ripensare molte scelte, compreso il sistema degli incentivi alle imprese che fin qui sono comunque stati pensati in chiave di salvaguardia dell’occupazione e investimento a lunga durata sul territorio. Una scelta condivisa con il sindacato: «L’investimento in ricerca e sviluppo qui è il doppio della media nazionale – spiega Paolo Burli, segretario provinciale Cgil –. La vertenza Whirpool, che ha annunciato la chiusura del sito di Gardolo, ha in qualche modo anticipato quanto sta avvenendo nel settore dell’elettrodomestico anche nelle altre regioni, ma potrebbe anche diventare un modello sulla gestione di una crisi (450 posti di lavoro, ndr) affrontata in accordo con l’azienda, mettendo insieme strumenti di sostegno al reddito e percorsi di riqualificazione per i dipendenti che perderanno il posto».
A Trento città, in questi giorni, il mercatino natalizio fa il pieno di presenze, con le bancarelle immerse nel profumo di vin brulè e panini alla luganega. Fra universitari e residenti, molti i giovani: «Questo non è un periodo facile – ammette Paolo Mazzalai, presidente degli industriali – e anche se la disoccupazione giovanile qui è più bassa, il trend è in crescita e va contrastato subito. Lo stiamo facendo grazie ai progetti che avvicinano fin dai banchi di scuola gli studenti alle imprese, e il risultato è che molti, quando si diplomano, hanno già un’offerta di lavoro in tasca. In questo, e in altre materie a cominciare dal welfare, il Trentino continua a essere un laboratorio di sperimentazioni che potrebbero essere esportate nel resto del Paese».