Fabio Cavalera, Corriere della Sera 2/12/2013, 2 dicembre 2013
CASA WINDSOR, UNA MONARCHIA IN AFFITTO
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Non che cadano a pezzi. Ma i palazzi dei Windsor, a cominciare da Buckingham Palace, hanno bisogno di rifarsi il trucco. E forse anche qualcosa di più. William e Kate con il piccolo pargolo e futuro re Giorgio, tanto per dire, si sono accomodati nella residenza di Kensington ma prima hanno dovuto attendere che finissero i lavori per smantellare l’amianto dai tetti e per sistemare gli impianti elettrici e idraulici, oltre che per arredare a loro piacimento i locali una volta occupati da Lady Diana. Ma non basta.
Il Sunday Times calcola, sulla base delle carte dei «ragionieri» di corte, che servano almeno 50 milioni di sterline da distribuire sulla infinità di proprietà immobiliari che sono nel portafoglio della monarchia e che aspettano il restyling. E allora, siccome non è che il bilancio pubblico possa permettersi regali alla corona, tanto meno i sudditi approverebbero, la famiglia di Sua Maestà ha pensato che c’è un modo semplicissimo di raccogliere contanti da destinare alle ristrutturazioni. Non sono sufficienti le 800 mila sterline versate dalla Bbc per il concerto del giubileo o le 400 mila sterline del Comitato Olimpico russo per piantare le tende a Perks Field (Kensington) durante i Giochi. I party sono un’attività nella quale i Windsor sono maestri. Non piacciono a tutto il clan ma da noiosa consuetudine privata possono trasformarsi in una ricca fonte di finanziamenti. E allora per quale motivo, si sono chiesti, non consentire a una fondazione, a una associazione no profit, a una banca d’affari di radunare in un palazzo o in un altro della regina e dei principi un bel numero di ospiti con ricco portafoglio e di invitarli a versare un obolo corposo, dando alle allegre tavolate l’emozione della nobile compagnia?
Zitti zitti i Windsor stanno raggranellando una discreta cifretta, fuori dalla dote annuale di 36 milioni di sterline assicurata dal Sovereign Grant Act del 2011 (la legge che disciplina i rapporti finanziari fra Stato e Monarchia): il domenicale della scuderia Murdoch giura che sono 8 milioni di sterline ogni 365 giorni grazie a contributi degli sponsor occasionali. Cene, feste danzanti, sfilate di moda: è il «catalogo» dei Windsor. È di qualche giorno fa la notizia di William che ha duettato con il cantante Bon Jovi a Kensington Palace. Grande successo per il secondo erede al trono col microfono in mano. Era un party mezzo di beneficenza per una «Charity» che cura gli homeless e che si è accollata le spese del catering ovviamente, mezzo di sostegno alle ristrutturazione delle case dei sovrani e delle relative famiglie.
L’hanno fatto a Kensington Palace. Ma pure al castello di Windsor, a Clarence House (dove vive Carlo), nei giardini di St. James e persino a Buckingham Palace. Un tempo, annota il Sunday Times , entrare ed essere ricevuti nei saloni dei Windsor era il premio concesso ai funzionari della pubblica amministrazione particolarmente meritevoli. Oggi cancelli spalancati. E non è una cattiva idea: tutto sommato è un modo per non pesare sulla collettività che già contribuisce con meno di una sterlina (annua) al mantenimento della Corona.
A Windsor il duca di York, Andrea, il secondogenito maschio di Elisabetta, ha messo assieme in giugno una comitiva di tycoon mondiali del business tecnologico, artisti (Peter Gabriel, ex Genesis) e modelle (la russa Natalia Vodianova che era una bambina poverissima e che ora con la sua grazia in passerella guadagna fra i sei e i sette milioni di euro all’anno). Il tutto con il contributo organizzativo della rete no profit «Founders Forum». A Buckingham Palace, sempre l’attivissimo Andrea, con le spalle coperte dalla banca americana JP Morgan, ha invece chiamato Henry Kissinger, Tony Blair e una schiera di presidenti e amministratori delegati delle multinazionali Usa e britanniche.
Elisabetta se ne sta alla larga. Ma figli, nipoti e consorti sono precettati per le serate e per i balli (prossimo appuntamento per le sfilate di Burberry a Perks Field). Quattro anni fa Westminster (la commissione bilancio) raccomandò ai Windsor una «apertura commerciale» dei loro palazzi (oltre alle visite estive inaugurate a Buckingham Palace). La famiglia ufficialmente rifiutò. Evidentemente Sua Maestà ha cambiato idea e ha visto che non è poi così inappropriato. Tanto lei va a dormire.