Walter Passerini, La Stampa 2/12/2013, 2 dicembre 2013
UN ESERCITO DI CINQUANTAMILA “INTROVABILI”
Esperti di software e di gestione aziendale, progettisti meccanici e operatori commerciali estero, ma anche cuochi, educatori, camerieri, infermieri e riparatori di macchinari e autoveicoli. Nonostante la crisi, ci sono figure e mestieri ricercati dalle aziende, ma di difficile reperimento. La crisi colpisce soprattutto il lavoro. Calano i posti vacanti, ma spiccano sempre numerosi profili quasi introvabili: sono quasi 50mila i posti di lavoro in palio, oltre 13 ogni 100 assunzioni programmate, rispetto ai quali le imprese segnalano elevate difficoltà di reperimento (erano 217mila nel 2008, prima della crisi, il 26,2%). Il Rapporto stilato dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro ne approfondisce alcune ragioni, nonostante il disallineamento attuale tra eccesso di offerta e scarsità di domanda (la base è costituita da quasi 400mila assunzioni non stagionali previste, in calo di circa il 10%): una carenza di offerta nei profili di laureati in discipline scientifiche e tecniche, come ad esempio i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione; un divario di aspettative dei candidati rispetto alle domande delle aziende (soprattutto per i laureati in indirizzo linguistico e sanitario e i diplomati nell’indirizzo agrario-alimentare), la permanente distanza tra mondo delle imprese e mondo della formazione. Le aziende sottolineano l’offerta di competenze non adeguate, chiamando in causa la formazione stessa, la mancanza di esperienza e la carenza di competenze trasversali (problem solving, lavoro in team, flessibilità e adattabilità). A questo bisognerebbe aggiungere il disallineamento geografico: la geografia della domanda non corrisponde sempre ad un’analoga geografia dell’offerta, che viene così condizionata da problemi di mobilità.
Lauree e diplomi
Tra i titoli di studio, la difficoltà di reperire i candidati giusti riguarda soprattutto i laureati. Dei quasi 60mila che le imprese hanno programmato di assumere, almeno uno su cinque è considerato difficile da trovare. Per i diplomati, sui 160mila da assumere, i difficili da trovare sono il 13%. Sulle prime dieci professioni di difficile reperibilità tra i laureati, ben quattro appartengono alle lauree informatiche e sono: l’esperto di software (47,4%, cioè quasi uno su due è di difficile reperimento), l’analista programmatore (36,4%), lo sviluppatore di software (29,8%), il programmatore informatico (23,4%). Sempre nelle prime dieci, spiccano l’esperto di gestione aziendale (37,8%), il progettista meccanico (34,2%), l’operatore commerciale estero (30,0%). Difficili da trovare sono anche tra i laureati l’educatore per disabili (28,4%), l’infermiere (22,0%) e l’educatore professionale (19,2%). Per i dottori, gli introvabili per titolo sono i laureati a indirizzo scientifico, matematico e fisico (30% di difficoltà) e gli ingegneri industriali (28,2%).
Anche tra i diplomati non mancano le difficoltà. Il più difficile è lo sviluppatore di software (34,6%), seguito dal disegnatore tecnico (29,3%), dall’assistente socio-sanitario (22,1%) e dal riparatore di macchinari e impianti (21,5%). Può apparire paradossale, ma mancano anche assistenti alla poltrona (17,3%), cuochi (17%) e camerieri (15%); significa che mancano profili dotati di competenze, adattabilità e aspettative coerenti con la domanda delle imprese. Si fa presto a dire cuoco, chef o cameriere, ma visto l’eccesso di offerta sul mercato di queste figure, le aziende alzano il livello, la professionalità e la qualità richieste prima di assumere. Tra i diplomi, l’indirizzo quest’anno più difficile da reperire è quello agrario-alimentare (32,5%), seguito dall’informatico (27,6%), dall’edile (21,4%) e dal meccanico (19,4%); ma anche nel tessile e moda e nel turistico-alberghiero le difficoltà di reperimento sono sopra il 15%. Se la scuola secondaria superiore non sforna diplomati immediatamente spendibili, si profila la nascita del post-diploma, sul modello degli Its (Istituti tecnici superiori), che può costituire un livello superiore ai diplomati, con una formazione basata sulle competenze richieste dai territori e dalle imprese.