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 2013  dicembre 02 Lunedì calendario

KIEV, ASSEDIO AL PALAZZO DEL PRESIDENTE


Esattamente nove anni dopo la svolta arancione, nelle piazze di Kiev si parla di nuovo di «rivoluzione». La protesta contro il presidente Viktor Yanukovich, dopo la mancata firma dell’accordo di associazione con l’Ue e il violento sgombero all’alba di sabato dei manifestanti in piazza, ha invaso ieri le strade - l’opposizione parla di 500 mila persone, le stime della polizia sono più modeste - chiedendo le dimissioni del «regime». Scontri, lacrimogeni, petardi incendiari, decine di feriti: il braccio di ferro tra l’opposizione e il governo ha raggiunto livelli di tensione mai visti prima in Ucraina, mentre in decine di altre città si manifesta per l’Europa e contro Yanukovich.
La manifestazione convocata per oggi, che Yulia Timoshenko dal carcere ha chiesto di far diventare permanente in attesa del «rovesciamento pacifico del regime», ha raggiunto l’apice sulla via Bankovaya, quando nel pomeriggio un gruppo di giovani con i passamontagna ha cercato di prendere d’assalto la sede dell’amministrazione presidenziale. Prima i manifestanti avevano fatto irruzione nel comune di Kiev e nella sede dei sindacati. Il corteo, guidato da una ruspa, ha cercato di sfondare le file delle teste di cuoio, mentre dalla folla venivano lanciate pietre e bottiglie Molotov. La polizia ha risposto con i lacrimogeni, decine di manifestanti e 15 agenti sono finiti all’ospedale.
L’opposizione ha subito parlato di «provocatori» infiltrati nella folla, e diversi manifestanti si sono lanciati per fermare i loro compagni più violenti. Alcuni dei più aggressivi sarebbero stati identificati come militanti radicali nazionalisti, altri sono sospettati di essere i «titushki», i sostenitori forzuti di Yanukovich noti per cercare lo scontro con gli avversari. I leader moderati della protesta - Arseniy Yatseniuk di Batkivshina, il partito di Timoshenko, Vitaly Klichko, il campione di pugilato di Udar, e il capo di Svoboda Oleg Tiagnybok - sono riusciti a bloccare gli scontri e portare la folla sul Maidan Nezalezhnosti, la piazza dell’Indipendenza ribattezzata «euro-piazza», sgomberata brutalmente dalla polizia 24 ore prima e rioccupata ieri dall’opposizione. Che ha intenzione di restarci fino alle dimissioni del governo e all’annuncio d elezioni anticipate di presidente e parlamento: «Yanukovich ha ordinato di picchiare la gente, ha ucciso il nostro sogno europeo», ha dichiarato Yatseniuk dal palco.
Il presidente ucraino non ha ancora reagito, rinchiuso nella sua residenza fuori città. Intorno a lui continuano le defezioni: dopo una serie di deputati e il suo capo dello staff ieri si sono dimessi il capo della polizia di Kiev e l’ufficio stampa di Yanukovich Jr, deputato del partito del padre, mentre diversi generali delle forze armate sono intervenuti sulla «euro-piazza» schierandosi con i manifestanti. Sui media ucraini si parla dello stato d’emergenza che il presidente potrebbe proclamare oggi, per fermare le manifestazioni e lo sciopero nazionale indetto dall’opposizione. Ma a Kiev serpeggiano voci di familiari degli uomini del presidente caricati in fretta e furia su aerei diretti all’estero, insieme a notizie date per certe di truppe speciali russe inviate in soccorso al governo.
Il presidente del parlamento Vladimir Rybak ieri sera ha proposto una tavola rotonda tra presidente e opposizione, assicurando di averne già parlato con Yanukovich.