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 2013  dicembre 02 Lunedì calendario

I SENATORI A VITA CATTANEO E RUBBIA VANNO COL PSI


Anche i senatori a vita nel loro piccolo si dividono: le scissioni non si consumano solo nei grandi partiti con strepitio di sciabole, ma si materializzano pure in piccola scala, senza clamori e al riparo dei riflettori. Quindi, se il termine scissione in questo caso è improprio, va comunque segnalato un cambio di posizionamenti, forse privo di significati politici, ma forse no. Registrato mercoledì scorso, quando si è separato il piccolo drappello dei quattro nuovi arrivati, insigniti a fine agosto del laticlavio a vita dal capo dello Stato. Il 27 novembre infatti, lo stesso giorno del voto in Senato per la decadenza di Berlusconi, due di loro, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo, hanno formalizzato il passaggio dal gruppo Misto al gruppo per le Autonomie-Psi. Raggiungendo così i socialisti Riccardo Nencini ed Enrico Buemi oltre ad una serie di eletti nelle circoscrizioni estere ed esponenti delle autonomie alto-atesine. E neanche si può dire che con questa scelta i due senatori a vita abbiano garantito il numero minimo di dieci membri indispensabile per formare un gruppo al Senato, perché con la loro adesione si è arrivati a dodici. Invece Claudio Abbado e Renzo Piano sono restati al Misto, dove è iscritto anche Carlo Azeglio Ciampi, in compagnia di sette senatori vendoliani di Sel e di cinque ex M5S fuoriusciti dopo la diaspora.

Custodia cautelare
È una mini rivoluzione che mette d’accordo tutti i partiti, caldeggiata dal governo e asse della riforma contro il sovraffollamento delle carceri. È stata varata in commissione Giustizia e arriverà in aula alla Camera lunedì prossimo e riduce di molto la possibilità degli arresti cautelari: si torna dunque con questa norma all’impostazione originaria del codice, secondo cui la custodia è prevista per pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato, solo se c’è un pericolo concreto e attuale. Un provvedimento che potrà anche incidere sul dramma del sovraffollamento carcerario, «indispensabile - dice il presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti - per ripristinare una cultura delle cautele penali fondata sul pieno rispetto del principio costituzionale della presunzione di innocenza e sulla necessità di una valutazione, caso per caso e senza automatismi, delle misure più idonee a garantire le esigenze cautelari in attesa della sentenza».