Paolo Giordano, Corriere della Sera - La Lettura 1/12/2013, 1 dicembre 2013
COME ABBOZZI PRIMA DI GUERNICA
Il ritrovamento di un notebook di Enrico Fermi è paragonabile alla scoperta in una soffitta di un quaderno di Rimbaud o di una cartellina contenente gli schizzi preparatori al Guernica di Picasso. Le pagine del fisico, ognuna dedicata allo studio di un elemento della tavola periodica, confermano da una parte la pazienza, il rigore e la meticolosità che precedono una scoperta scientifica, ma al contempo aprono uno spiraglio sul coinvolgimento passionale e selvaggio del ricercatore che si avventura in una zona di penombra, perciò non ha tempo di rispettare i margini né di cancellare gli errori, se non con un tratto spazientito di penna. Egli è così rapito (emotivamente rapito) che, di fronte all’evidenza di un campione di nichel impuro, scrive a caratteri enormi la parola «!Balle!», con tanto di punti esclamativi enfatici all’inizio e alla fine, in un’imitazione bizzarra dell’ortografia spagnola. Il Thesaurus Elementorum Radioactivorum , a dispetto del titolo pomposo, appartiene a un tempo in cui era ancora permesso a un gruppo di ragazzi volenterosi incontrare la nuova fisica in una stanza. Oggi, per dare la caccia a una sola particella, sono necessari lo sforzo congiunto di migliaia di menti, frazioni del prodotto interno lordo di svariati Paesi e macchine mostruose; i dati viaggiano su fibre ottiche e vengono immagazzinati in torri di memoria al silicio. I notebook compilati a mano sono manufatti di antiquariato, feticci per romantici e vengono al più utilizzati in certi corsi all’università. È forse anche quest’aria rétro a conferire fascino alle pagine ingiallite sotto la grafia di Fermi. Ma non solo. È soprattutto la consapevolezza odierna del potenziale luminoso e insieme pericolosissimo dischiuso dai dati del Thesaurus : il rallentamento dei neutroni esplorato da Fermi & Co. rese possibile la manipolazione della radioattività nucleare, che da fenomeno osservabile divenne grazie a loro un campo di applicazione infinitamente esteso e, come sappiamo, oltremodo insidioso. Tutt’altro che «balle», insomma.