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 2013  dicembre 01 Domenica calendario

IN UN LIBRO I SEGRETI DELLA «PASIONARIA» YULIA


Vittima di un complotto inter­nazionale ordito per il predomi­nio del gas o parte integrante di un sistema i cui ingranaggi si muo­vono «raso il precipizio»? Il caso Yulia Tymoshenko visto attraver­so le lenti della sua trasformazio­ne di immagine: prima minuta, av­venente e inquieta, di origini ebraico-armene e dai capelli cor­vini; poi gli studi alla soglia dei trent’anni, gli affari, la politica e quell’acconciatura tradizionale senza precedenti.
Per fare luce su una figura con­troversa, ecco uno dei primi tenta­tivi inchiestistici presenti in Ita­lia: «Julija Tymošenko- La conqui­sta dell’Ucraina», di Ulderico Ri­naldini ( Sandro Teti Editore), con l’introduzione di Alessandro Poli­ti, corredato da alcune interviste realizzate a Kiev nell’estate del 2013 dall’editore. Lo stesso Teti vanta un passato professionale in Ucraina, avendo lavorato a lungo in gioventù in Unione Sovietica, nella redazione italiana dell’agen­zia di stampa Novosti.
Ma per quale ragione, soprattut­to in Italia, si fatica a decifrare la re­ale portata del caso Tymo­shenko? Il libro-inchiesta propo­ne la tesi della ricostruzione gior­nalistica asettica, raccontando co­me abbia avuto origine l’immen­so patrimonio di Julia, stimato nel­la cifra folle di undici miliardi di euro. La chiave per comprendere il rapporto tra gas e politica pren­de il nome di Pavel Lazarenko, ov­vero il primo ministro dell’Ucrai­na tramite cui Julia ha potuto far moltiplicare il proprio business.
Insieme sono riusciti a gestire in modo esclusivo il gas trattato dalle imprese ucraine, riporta il volume. La società di intermedia­zione della Tymoshenko possede­va i contratti con società russe da cui acquistava il gas per rivender­lo maggiorato di quattro volte il prezzo iniziale, e ricevendo an­che prodotti metallurgici di alta qualità. Ma quanti conoscono esattamente il motivo del suo arre­sto, della sua condanna e l’origi­ne esatta delle sue ricchezze?
In Occidente le immagini e le notizie veicolate riguardano per lo più la cosiddetta rivoluzione arancione, la prima vittoria di Yanukovich, il colpo di Stato, il ter­zo turno di elezioni, la vittoria di Yulia. Ma non gli interstizi dei rap­porti personali, delle dinamiche intestine che esistono in quella fetta di Ucraina assai peculiare: un Paese con immensi conglome­rati industriali, dall’altissima ca­ratteristica maschilista, dove per una donna è praticamente impos­sibile emergere e toccare con ma­no posti di potere e conti a sei ci­fre.
Ma Yulia è stata parte integran­te di quello spaccato, una realtà appartenente allo spazio post so­vietico degli anni Novanta, che nel libro appare con un destino co­mune rispetto a molti altri oligar­chi del Kazakistan o della Russia. Anche se un capitolo a parte meri­terebbero ad esempio le agenzie di stampa, gli intrecci tra editoria, politica e imprese, la qualità di in­formazioni passate al di qua degli Urali su cui ancora troppo pochi sono gli approfondimenti.