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 2013  dicembre 01 Domenica calendario

«INDIGNARSI» IN SPAGNA COSTERÀ CARO


In Spagna l’hanno ribattez­zata «legge anti-indignados». A oltre una settimana dalla sua prima versione, la nuova ley de seguridad , che rivede in modo incisivo le norme in materia di sicurezza pubblica, continua a scatenare polemiche. L’opposi­zione, la magistratura e parte dell’opinione pubblica la riten­gono decisamente troppo du­ra, mentre alcune associazioni di commercianti e cittadini ne auspicano l’entrata in vigore in breve tempo, invocando esi­genze superiori di protezione e tranquillità. Quello che è certo è che il progetto di legge del mi­nistro dell’Interno Jorge Fer­nández prevede regole più re­strittive di quelle, ad esempio, in vigore qui da noi, persino ora che molte misure sono state ri­scritte e addolcite nel passag­gio di mercoledì scorso in commissione del Segretario di Sta­to.
La norma su cui molti hanno puntato il dito sanziona fino a 30mila euro (nella prima stesu­ra fino a 600mila) chi partecipa a manifestazioni o riunioni non autorizzate: il movimento degli indignados, in ipotesi, non sarebbe stato possibile, se non a caro prezzo a carico dei partecipanti. Se la manifesta­zione avviene nei pressi di luo­ghi istituzionali- Congresso, Se­nato, sedi parlamentari delle comunità autonome- dev’esse­re comunicata in anticipo, men­tre se­nelle vicinanze ci sono in­frastrutture critiche quali aero­porti o centrali nucleari (che in Spagna esistono, eccome) la sanzione sale fino a 600mila eu­ro. Stessa, salatissima pena pe­cuniaria è applicata a chi viene beccato mentre punta laser o lu­ci fastidiose contro piloti o con­ducenti di autobus e treni. An­che i simboli sono tutelati: vieta­to quindi bruciare la bandiera del Paese, delle comunità o dei municipi. Altissima l’attenzio­ne verso i comportamenti du­rante le manifestazioni: chi, na­sc­osto dietro maschere o passa­montagna che coprono il volto, disturba l’ordine pubblico, pa­gherà fino a 30mila euro. Idem per chi danneggia l’arredo ur­bano- cassonetti incendiati, se­gnali stradali divelti, vetrine di negozi e banche spaccate - o per chi minaccia o insulta i poli­ziotti.
Norme che, se fossero in vigo­re in Italia, alleggerirebbero di molto il conto in banca di alcu­ni partecipanti a certe manife­stazioni: ricordate il provocato­rio «bacio» di una dimostrante No Tav, che, come ha dichiara­to la protagonista, «non era un messaggio di pace, al contrario volevo ridicolizzare i poliziot­ti »? Pagherà fino a 30mila euro chi si oppone all’esecuzione de­gl­i sfratti, anche se non è il diret­to interessato e anche se lo fa in modo non-violento: episodi che in Spagna, con la crisi, sono divenuti molto frequenti, ma che si verificano anche in alcu­ne città italiane. A Milano, ad esempio, alcuni centri sociali sono molto attivi nella difesa de­gli inquilini, pure quelli abusi­vi. Cancellata, invece, la norma che proibiva di fare video e scat­tare fotografie agl­i agenti di poli­zia nell’esercizio delle loro fun­zioni. Restano «infrazioni gra­vi » (e scattano in automatico, senza che si vada davanti a un giudice, ma a questi il multato potrà fare ricorso) il rifiuto di identificarsi, la mancata colla­borazione nell’accertamento di un delitto.
Fa molto discutere anche la previsione di un «registro delle infrazioni», uno schedario di chi commette azioni contro la sicurezza dei cittadini, con no­mi e cognomi degli autori e da­ta e luogo del fatto. Non è anco­ra chiaro chi controllerebbe il registro e chi vi avrebbe acces­so. Pugno duro anche contro prostituzione e droghe. Le luc­ciole- assieme ai clienti- saran­no punite quando l’adesca­mento avviene in parchi, nei pressi di scuole o agli angoli del­le strade. E siccome le case chiu­se in Spagna non sono ammes­se, c’è da chiedersi come farà chi esercita il mestiere più anti­co del mondo, se i controlli dav­vero ci saranno. Sanzione da 30mila euro anche per chi colti­va o consuma in pubblico so­stanze stupefacenti, per chi giu­stifica il terrorismo, la xenofo­bia e la violenza sulle donne. E persino per chi disturba la quie­te pubblica mentre fa il botel­lòn : ma a credere che per sradi­care la tradizione di riunirsi per la strada con bottiglie di vino da bere in compagnia basti una legge, sono davvero in pochi.