Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 1/12/2013, 1 dicembre 2013
MOODY’S RIABILITA LA GRECIA
È l’ora degli encomi per la Grecia i cui titoli decennali sono tornati a toccare 66 centesimi (all’8,7% di interesse) dal punto più basso dei miseri 14 cent di un anno e mezzo fa alla vigilia del doppio voto elettorale di giugno e luglio 2012, nei "Trenta giorni che sconvolsero l’Eurozona" per parafrasare un famoso libro sulla rivoluzione russa di John Reed.
Dopo aver ballato sull’orlo del baratro e della fuoriuscita dall’Eurozona, Atene ha imboccato dopo le convulsioni politiche di ben quattro governi (Giórgos Papandreou, Lucas Papademos, Panagiotis Pikrammenos e Antonis Samaras) la via dei sacrifici e delle riforme strutturali: ha tagliato salari e pensioni, aumentato le entrate, e ora sta raggiungendo un surplus primario di bilancio dopo dieci anni di conti in profondo rosso.
In questo quadro di ritrovato ottimismo (gli hedge fund americani hanno acquistato nel luglio 2012 ben 60 miliardi di debito su 300 disponibili sul mercato facendo oggi affari d’oro) il rating della Grecia è stato alzato di due gradini da Moody’s, che ha giustificato la mossa con i progressi del Paese nel consolidamento fiscale e un miglioramento delle prospettive economiche.
La valutazione dei titoli di Stato del Paese mediterraneo è stata portata a Caa3 da C con un outlook stabile. La società di rating ha spiegato che si aspetta che Atene «raggiunga (ed eventualmente superi) il suo obiettivo di un saldo primario (al netto del costo del debito) nel 2013, e registri addirittura un avanzo nel 2014. «Una ripresa ciclica dell’economia» è un altro buon motivo per il rialzo del credito, ha spiegato Moody’s che nel lontano 22 dicembre 2009, quando ancora non si era spenta l’esultanza dei sostenitori del Pasok per la vittoria del leader socialista Giorgos Papandreou alle elezioni del 4 ottobre 2009, abbassò a sorpresa il rating da A1 a A2, dando inizio, insieme a S&P’s e Fitch, al più rapido declassamento di un Paese dell’Eurozona, portandolo, il 2 marzo 2012, al punto più basso della sua graduatoria (C), che significa «situazione con scarse o assenti possibilità di recuperare sia gli interessi sia il capitale». Non è andata così ma solo grazie l’intervento della trojka che ha salvato il Paese dalla bancarotta mentre già si formavano lunghe code davanti ai bancomat di chi temeva l’uscita dall’euro.
Ieri, dopo appena un anno e mezzo di sacrifici durissimi, è arrivata la nemesi, la rivincita di Atene (assieme a Spagna e Cipro mentre l’Olanda perdeva la tripla A), a riprova di un ritrovato cammino di speranza degli "ultimi della classe".
«L’economia greca ha toccato il fondo e ora sta risalendo, dopo sei anni di recessione», ha spiegato Moody’s. Grazie agli accordi con la trojka «si raggiungerà un avanzo primario che ridurrà la pressione del debito», ha scritto Moody’s per giustificare la riabilitazione, peraltro già anticipata da un upgrade di S&P’s e Fitch tra dicembre 2012 e maggio 2013. Quanto all’economia Moody’s prevede che si ridurrà dello 0,5% nel 2014 (come stima anche l’Ocse) per espandersi dell’1% nel 2015. L’avanzo di bilancio è previsto al 1,5% del Pil del prossimo anno.
La classifica di Moody’s pone però la Grecia ancora a nove livelli sotto l’investment grade, mentre S&P’s e Fitch che hanno dato un giudizio di B-, è di soli sei gradini al di sotto della soglia dei bond "spazzatura". Il ritorno ad Itaca è ancora lontano.
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