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 2013  dicembre 01 Domenica calendario

TELEPRIMARIE SKY A PICCO ALLARME GAZEBO: SE VOTASSE SOLO UN MILIONE?


Qualcuno sa già cosa votare e non ha bisogno di guardarli in tv, qualcuno non ha Sky e non si ricordava il canale Cielo sul digitale, qualcuno si accontenta di giornali e siti web. Quindi non è ancora detto che le primarie per la segreteria del Pd di domenica prossima saranno un fallimento. Ma se andassero a votare tutti gli spettatori che anche solo per un istante, venerdì sera, sono passati dal confronto tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati nell’arena di X Factor, il segretario democratico sarebbe deciso da 2,5 milioni di persone. Non male. Ma se invece si guarda l’ascolto medio, 758 mila persone, beh, sarebbe un disastro. Soprattutto se confrontiamo il dato di venerdì con quello del 12 novembre 2012: sfida tra Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci per la candidatura a premier del centrosinistra: 4,6 milioni di spettatori unici e 1,8 di spettatori medi. Facendo una grezza proporzione, se nel 2012 1,8 milioni di spettatori di media sono diventati 3,2 milioni di votanti al primo turno delle primarie, nel 2013 ci possiamo aspettare una partecipazione di 1 milione e 350 mila persone, sotto la soglia indicata da Renzi e Cuperlo come auspicabile, cioè 2 milioni. Ma chissà, forse ormai Twitter conta più dello share, e #ilconfrontoPd è stato uno dei trending topic della serata. Di primarie, insomma, se ne parla.
Il giorno dopo il confronto sono due i temi che si sono imposti, tra loro legati: il rischio flop e il successo di Pippo Civati. Non c’è un modo scientifico per misurare chi vince in un confronto tv, ma tutte le approssimazioni disponibili dimostrano che il 38enne di Monza, un tempo sodale di Renzi, se l’è cavata bene. Ieri pomeriggio i lettori del sito del Corriere della Sera lo indicavano come il vincitore con il 46,3 per cento dei clic, seguito da Renzi con il 38,7 e in coda Cuperlo con il 15 per cento. Su LaStampa.it   Civati conduce con il 37,9 per cento in un istant poll tra 700 lettori, seguito da Renzi con il 36,8, terzo Cuperlo con il 18,4. Il momentum, come si dice nelle campagne americane, di Civati e il tema partecipazione sono intrecciati perché l’ex consigliere regionale lombardo è l’unico dei tre che sta cercando di allargare la platea dei partecipanti, non potendo puntare alla vittoria. Ha voluto offrire un riferimento a quei 3,4 milioni di elettori che tra le politiche del 2008 e quelle del 2013 hanno abbandonato il Pd, parla in particolare quella parte che ha votato Movimento Cinque Stelle. In un confronto povero di posizioni nette e impegni concreti, Civati ha toccato tutti i temi cari all’elettorato grillino: legge sul conflitto di interessi, reddito minimo di cittadinanza, taglio dei costi della politica, una spruzzata di euroscetticismo (scorporare le spese per ricerca e istruzione dal patto di stabilità e quindi dal tetto al tre per cento al rapporto deficit-Pil, buona idea ma politicamente impossibile). Ma Civati ha parlato anche all’elettorato di Sinistra ecologia e libertà, privo di riferimenti per le scelte ondivaghe del partito (un po’ all’opposizione un po’ dialogante con Enrico Letta) e per la caduta di credibilità del leader, Nichi Vendola, ormai citato dai giornali solo per i suoi rapporti con la famiglia Riva, quella dell’Ilva di Taranto. Ai vendoliani delusi Ci-vati ha promesso di andare subito al voto e di allearsi insieme, Pd e Sel, ha parlato di beni pubblici, di matrimonio gay, di imposta patrimoniale dopo una riforma del catasto.

GLI ALTRI DUE INVECE volevano consolidare la propria base: Cuperlo parlava solo alla sinistra post comunista (nel suo pantheon c’è Enrico Berlinguer, le privatizzazioni sono sempre sbagliate), anche nell’eloquio era tradizionalmente di sinistra: “La crisi è un problema di domanda e non di offerta”. Lo scopo di Renzi era non attirare polemiche: ha attaccato Letta solo in modo laterale – contestando la scelta di affidare la revisione della spesa al commissario Carlo Cottarelli – e si è concesso qualche frecciata ai dalemiani che fecero la “vergognosa privatizzazione di Telecom”.
L’ultimo sondaggio sulle primarie, realizzato dal quotidiano Europa, dava a Renzi una percentuale di consensi del 70 per cento. Il sindaco di Firenze cerca di amministrare il vantaggio, senza attaccare gli oppositori. Anche se questo potrebbe andare a scapito della partecipazione, come dimostrano i risultati di ascolto del confronto su Sky.