Carlo Antini, Il Tempo 1/12/2013, 1 dicembre 2013
GIULIA MAZZONI: «IL PIANOFORTE È LA MIA SEDUTA DI PSICANALISI»
Gioca con i tasti del pianoforte come da bambina giocava con i bottoni nella casa di sua nonna. Ora Giulia Mazzoni è diventata grande e il suo talento l’ha portata a pubblicare il primo album solista.
Giulia Mazzoni, ci spiega il significato del titolo del suo nuovo album «Giocando con i bottoni»?
È legato ai ricordi della mia infanzia. A quando giocavo con i bottoni colorati conservati in una vecchia cesta di vimini. Mi piaceva tanto. La stessa emozione l’ho provata nuovamente quando ho iniziato a giocare con i tasti del mio pianoforte.
Nell’album ci sono brani strumentali. Cosa rappresentano per lei?
Sono fotografie che raccontano il mio mondo e me stessa. Attraverso la musica riesco ad aprirmi completamente, senza maschere. A partire da «Frammenti di vetro» che parla di come vivo la composizione. Per me è una sorta di seduta di psicanalisi. Riesco a scoprire frammenti nascosti della mia anima e non riesco a mentire.
Ci illustra il messaggio contenuto negli altri brani dell’album?
«Lia» è dedicato a una persona a me vicina che è venuta a mancare da poco ma la canzone è una celebrazione della vita. «Where and when» è dedicata all’amicizia e, in particolare, al rapporto che lega me e Michael Nyman. In «Apri gli occhi» esprimo tutta la mia curiosità nei confronti della vita, visto che spesso non siamo in grado di guardare al di là del vetro. Poi c’è «L’albero di Mondrian» in cui parlo del mio amore per la pittura: attraverso la semplicità cerco di esprimere l’emozione.
Nell’album si intrecciano Chopin e i Daft Punk. Cos’è? Voglia di provocare?
Amo tutta la musica in modo viscerale. Senza distinzioni. Non esiste musica di serie A e di serie B. Il bello si può trovare in ogni genere. Io vengo dalla classica ma mi piace sperimentare e guardare oltre gli steccati.
Non ha paura che la sua audacia la esponga a critiche feroci?
Non ho paura delle critiche. Faccio tutto questo con assoluto amore e onestà intellettuale. Far dialogare Chopin e Daft Punk è positivo. Rappresenta quello che sono io. Sono pur sempre una ragazza di 24 anni.
Il suo personaggio musicale fa pensare a Giovanni Allevi? È d’accordo?
Le etichette non mi piacciono. In ogni caso la mia è musica contemporanea che strizza l’occhio alla tradizione. Sono felice di stare sullo stesso scaffale accanto a Jovanotti e Mozart. L’importante è conservare la propria onestà intellettuale.
Carlo Antini