Stefano Montefiori, Corriere della Sera 1/12/2013, 1 dicembre 2013
JULIE E I DOLORI DI CASA DEPARDIEU «MIO PADRE NON DURERÀ 5 ANNI»
«Vedrai, mio padre non invecchierà molto. Vedrai. Ha 65 anni, non è vecchio. Ma quando sai quel che fa, non durerà, te lo dico io. Tra cinque anni, non ci sarà più. È lui il prossimo, lo so». Julie Depardieu, 40 anni, è la figlia di Gérard Depardieu, il gigante del cinema francese e il colosso che ha segnato, nel bene e nel male, le vite dei suoi familiari. Julie, attrice che si è rifatta il naso cinque volte per non assomigliare a papà, conclude con quella previsione disperata una lunga intervista concessa a Le Monde in occasione dell’uscita di «Post Mortem», l’album postumo del fratello Guillaume, morto cinque anni fa.
La storia della famiglia Depardieu è, paradossalmente, simile a quella di tante altre. Tutti si vogliono bene. Ognuno a modo suo. Eppure il pranzo di Natale è una tortura, racconta Julie, le personalità si combattono invece di integrarsi. Il padre è ingombrante quando c’è e ancora di più quando è assente, impegnato nei suoi lunghi viaggi. In più, rispetto a genitori e figli ordinari, c’è un capofamiglia che da giovane è già un’istituzione nazionale, e una ricchezza che non serve a dare tranquillità ma semmai a complicare l’esistenza: «C’era verso di noi una gelosia immotivata — dice Julie Depardieu a Paris Match — che aveva delle conseguenze surreali. Mia madre ci comprava pochissime cose, perché la gente pensava che noi avessimo quattro volte di più degli altri. Il risultato è che avevamo sempre meno».
Su questo sfondo, la tragedia di Guillaume. Bello, dotato di un grande talento da musicista, prima ancora dei promettenti inizi come attore arrivano i guai con la giustizia: a 17 anni è condannato per uso e traffico di eroina. A vent’anni il successo di «Tutte le mattine del mondo» di Alain Corneau, nel quale interpreta il ruolo del musicista Marin Marais da giovane (suo padre Gérard è lo stesso personaggio da adulto). Ma il confronto con il padre è insopportabile. Lo è stato sin da quando Guillaume era bambino. «Mi ricordo di un giorno, mio fratello doveva avere 8 anni — dice Julie —, io 2 in meno. Suonava il pianoforte davanti a suo papà, lo suonava benissimo, ma Gérard gesticolava talmente che rendeva la cosa impossibile. Gérard è molto geloso, e quel gesticolare me lo ricordo come una cosa schifosa, e il povero Guillaume si prendeva in faccia il fatto che suo padre non la smetteva di muoversi. Questo è tipico di tutti i padri che hanno difficoltà ad avere dei bambini. Gérard è molto simpatico, ma non puoi resistergli molto accanto».
Nel disco «Post Mortem» (titolo scelto da Guillaume quando non sapeva che sarebbe morto di polmonite) c’è una canzone, «Marlon», nella quale urla la sua rabbia contro Marlon Brando: la canzone è scritta per Cheyenne Brando, che stava nella stanza accanto alla sua nella clinica Villa des Pages, a Vésinet. Cheyenne si sparò due settimane dopo essere uscita dall’ospedale. Guillaume Depardieu, già colpito da una serie di infezioni e amputato di una gamba, è morto il 13 ottobre 2008. Julie pubblica le canzoni del fratello, e lancia un grido di allarme per il padre.
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori