Sergio Romano, Corriere della Sera 1/12/2013, 1 dicembre 2013
UNA GUERRA DEI MONUMENTI NEL CENTRO DELLA GRANDE BERLINO
Vorrei fugare ogni perplessità del lettore di Bruxelles come quella contenuta nello «spero» della sua risposta (Corriere, 21 novembre). La grandiosità monumentale e architettonica della Germania riunificata rispecchia senza ambiguità alcuna l’assunzione di responsabilità e l’approfondimento della memoria, eseguendo e rafforzando i restauri del passato e le nuove testimonianze del presente. Basta recarsi a Berlino, sempre più e non soltanto per ragioni economiche, vera capitale unitaria dell’Europa. L’antica capitale prussiana e del Terzo Reich è oggi irriconoscibile. Se si parte dallo stesso monumento al Milite Ignoto, sulla storica 17 Giugno Strasse, ci si imbatte in un luogo raccolto di profonda meditazione, che evoca la necessità di distruggere il male dovunque si manifesti, privo di qualsiasi retorica o celebrazione rivendicativa. In questo minuscolo «Pantheon» voluto dal cancelliere Kohl, la luce dall’alto illumina una suggestiva pietà di un’artista dell’epoca dell’avanguardia tedesca — Käthe Kollwitz — che esprime il dramma della donna che perde il proprio figlio. Se si tratta però di restaurare monumenti del passato, quello relativo alla battaglia e alla vittoria del 1813 a Lipsia contro la Francia napoleonica, non può che rispecchiare la verità e la sensibilità dell’epoca senza far sorgere sospetti di alcun genere.
Generale Gianalfonso d’Avossa
gadadov@yahoo.com
Caro d’Avossa,
Il monumento di Lipsia ricorda la grande battaglia dell’epoca napoleonica, ma rispecchia le sensibilità e le ambizioni dell’epoca in cui fu completato, alla vigilia della Grande guerra. Lei ha certamente ragione, tuttavia, quando osserva che le nostalgie militariste non appartengono alla cultura della Germania moderna. Lo dimostrano, tra l’altro, la riluttanza della Repubblica federale di fronte a tutte le missioni militari degli ultimi vent’anni e la fermezza con cui il cancelliere Schröder prese le distanze dagli Stati Uniti durante la guerra irachena del 2003.
Approfitto della sua lettera per qualche osservazione sulla topografia di Berlino e dei suoi monumenti militari. Quello al milite ignoto non è sulla via 17 Giugno, ma sul grande viale Unter den Linden, a breve distanza dal Museo storico tedesco. È noto come Die Neue Wache (la nuova guardia) perché in epoca prussiana, dopo la fine delle guerre napoleoniche, era soltanto la piccola caserma delle guardie reali. Ma un grande architetto neoclassico, Karl Friedrich Schinkel, ne fece tra il 1816 e il 1818 un tempio, piccolo e sobrio, dedicato alla memoria dei soldati morti nelle guerre degli anni precedenti. Divenne monumento ai morti della Grande guerra durante la Repubblica di Weimar e alle «vittime del fascismo» durante la Repubblica democratica tedesca.
Nella via 17 Giugno, che corre verso i quartieri occidentali al di là della Porta di Brandeburgo, vi è anzitutto la grande Colonna della Vittoria, realizzata nel 1873, in memoria delle tre guerre vittoriose che la Prussia aveva combattuto negli anni precedenti: contro la Danimarca nel 1864, contro l’Austria nel 1866 e contro la Francia nel 1870. Non troppo lontano sorge lungo la strada il grande monumento costruito dai sovietici per celebrare la loro vittoria e inaugurato nel novembre del 1945. I due carri armati dell’Armata Rossa, al centro, sono i primi che entrarono in città nel maggio di quell’anno. Suppongo che molti tedeschi, dopo l’unificazione, sarebbero stati felici di sbarazzarsene, ma il governo Kohl dette una eccellente prova di buon senso e ironia. Lasciò il monumento al suo posto, ma cambiò il nome della via da Charlottenburg Chaussee a strada del 17 Giugno, ricordando così il giorno del 1953 in cui le forze armate sovietiche repressero i moti popolari contro la politica sociale della Repubblica democratica tedesca. Qui, dunque, nel centro della grande Berlino. si combatte ancora, a colpi di fioretto, una civile guerra delle memorie.