Rita Querzé, Corriere della Sera 1/12/2013, 1 dicembre 2013
PEROTTI, L’ECONOMISTA CHE PIACE AL SINDACO: GIUSTO PARTIRE DAI TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA
[Roberto Perotti]
No, non è un consulente di Matteo Renzi. Il professor Roberto Perotti — classe ‘61, docente di Economia politica alla Bocconi, un curriculum costruito al Mit di Boston e alla Columbia university — Renzi non lo conosce nemmeno. Eppure venerdì, durante il confronto su Sky in vista delle primarie del centrosinistra, il sindaco di Firenze non solo lo ha citato, ma ha sventolato un suo studio a sostegno delle tesi appena esposte sulla spending review . A stretto giro anche un altro dei tre contendenti alla poltrona di segretario del Pd, Pippo Civati, ha fatto il suo nome.
Professore, mancava solo Cuperlo per fare l’en plein.
«Guardi che io Renzi non l’ho mai incontrato».
Detto questo, che ne pensa del centrodestra italiano?
«Impresentabile. Sia nella versione di Forza Italia che in quella del nuovo partito di Angelino Alfano».
Il centro?
«Rispettabile. Ma non sa comunicare».
Beh, allora la stima di Renzi è ricambiata...
«Definirei il suo un centrosinistra moderno e consapevole».
E quello di Cuperlo?
«Troppa retorica e politichese. Non mi dispiace Civati: una persona onesta e capace».
Renzi ha detto — citandola — che nel giro di tre anni il suo Pd sarebbe in grado di risparmiare un miliardo eliminando il Senato, le Province e cambiando legge elettorale.
«Quella del taglio alla spesa per la politica, partendo dalle indennità dei parlamentari, sarebbe la prima leva su cui agire per dare un segnale chiaro al Paese».
Segnale chiaro ma non risolutivo. Forse bisognerebbe incidere sulla spesa più in generale.
«Certamente, ma finora sono mancate (anche per colpa di noi economisti) proposte concrete e politicamente fattibili: quando si taglia la spesa pubblica ci va inevitabilmente di mezzo qualcuno».
Il commissario alla spending review Carlo Cottarelli punta a risparmiare 32 miliardi, il 2% del Pil.
«L’obiettivo è ambizioso. D’altra parte è affidato a una persona capace».
Ci hanno già provato Piero Giarda, Enrico Bondi.
«Questo dimostra che le persone capaci non bastano. Ci vogliono tempi adeguati. E volontà politica».
Che ne direbbe dell’introduzione di una patrimoniale?
«Berlusconi è resuscitato sull’Imu. Introdurre una patrimoniale sarebbe troppo impopolare anche per un governo di centrosinistra. Anche se avrebbe senso: negli Usa con la patrimoniale sulla casa si finanzia la scuola».
Che voto dà alle privatizzazioni del governo Letta?
«Le privatizzazioni incidono solo sul debito lordo e lo riducono di poco. Non servono a far cassa ma a tagliare alla radice la commistione tra politica ed economia. Certo che se con una mano si privatizza e con l’altra si fa entrare Poste Italiane in Alitalia, allora non ci siamo. E se si vende alla Cassa depositi allora si tratta di privatizzazioni-truffa».
Rita Querzé