Gianni Mura, la Repubblica 1/12/2013, 1 dicembre 2013
BIANCANEVE, IL GATTO E I DUE CAPI DEL MILAN
TELESINA e teresina. Pare siano italianizzazioni di Tennessee, lo Stato degli Usa in cui questa variante del poker sarebbe stata inventata. Cosa c’entra con Adriano Galliani e quel che sta succedendo al Milan? Un attimo di pazienza. Riassunto delle puntate precedenti. Barbara Berlusconi entra a gamba tesa nel momento peggiore del Milan (zona retrocessione, quasi) e dichiara, alla Bartali, che negli ultimi due anni tutto è stato sbagliato e tutto è da rifare. Il bersaglio, mai nominato direttamente, è Galliani. Che si muove con molta dignità, abbozza e tace. Pensa a salvare il salvabile e sbotta quando ha l’impressione che sull’apparente rinascita del Milan (3-0 a Glasgow) la cordata entrante abbia appeso il cappello. Annuncia dimissioni dopo l’Ajax, poi le prolunga a dopo il derby suscitando qualche dubbio anche tra i suoi fedelissimi. Se uno si sente offeso, se vede macchiata la sua immagine, più che annunciare le dimissioni le dà, magari sbattendo la porta. Non è come fissare un appuntamento dal parrucchiere, il 12 ho un impegno imprevisto, facciamo il 18. Dopo una riunione notturna ad Arcore, ieri Berlusconi ha comunicato che nulla cambierà in società e che Galliani resterà al suo posto.
Fino a quando? Berlusconi non lo ha detto e Galliani nemmeno, ma non credo che rimarrebbe a lungo se fosse nella condizione di chef de gare sans sifflet, come dicono i francesi. La sua fedeltà a Berlusconi è a prova di bomba (a prova di Barbara, si vedrà). In quasi trent’anni di Milan ci ha messo voglia, competenza, mestiere, senso degli affari, testa, cuore e faccia (anche a Marsiglia, soprattutto a Marsiglia) e per la stragrande maggioranza dei tifosi la sua presenza è una garanzia. Perché rappresenta un futuro luminoso. Il futuro è incerto, e poi Barbara è una donna, e le donne nel calcio, sport maschilista come pochi, non sono ben accette, e di calcisticamente significativo, che si sappia, ha solo il cognome che porta. Anche se qualche nome del suo ipotetico staff (a partire da Paolo Maldini) non era da buttar via, anzi.
Galliani si è detto favorevole a un passaggio di consegne, ma con un iter meno brutale, a un cambiamento più morbido e meno traumatico. E qui provo a spiegare la telesina o teresina. E a rispondere ai tanti che mi hanno chiesto perché su questo argomento non avevo finora scritto una riga. Perché, come direbbero loro, è tutto un work in progress, o se preferite una telenovela, una selva di domande che si accavallano. Può un padre ignorare le iniziative di una figlia? E può una figlia ignorare i sentimenti calcistici del padre, e addirittura marciare contro? E, vista dai tifosi, spettatori e coro sullo sfondo, se a Galliani va una liquidazione oscillante tra i 30 e i 50 milioni di euro (lordi) quanto rimarrà per il mercato del Milan? Il tempo che passa, il blasone, i padri, i figli, i fedeli amici, i consiglieri, l’amore, l’oblio: con tutti questi ingredienti sarebbe un filmone (non natalizio). Per me era e resta come una partita a telesina, o teresina: le carte determinanti sono quelle coperte. Stando a quelle fin qui scoperte vale tutto, anche il bluff e il rilancio.
Non un bluff né un rilancio sono i 12mila bambini che oggi a Torino occuperanno le curve squalificate della Juve. Sono un tentativo che certamente farà nascere commenti ispirati e molto temporanei, tanto si sa che i bambini passano e gli ultrà restano. E che la tolleranza zero annunciata da Enrico Letta passerà come idea e resterà come annuncio, cui nulla farà seguito. E’ una delle specialità di questo governo, che sull’Imu ha superato i più virtuosi esperti nel gioco delle tre tavolette. Ma non divaghiamo, torniamo sui bimbi innocenti. Dodicimila è una bella cifra, tanto che mi chiedo: quanti adulti innocenti dovranno starsene a casa per colpa di quanti adulti non innocenti? Mille? Anche duemila, a stare larghi. Ecco, a me viene da pensare a loro. Migliaia di persone normali, che vanno allo stadio per tifare la loro squadra, gente non daspata né indagata, che nelle curve non ci va per fare casino ma perché costano meno gli abbonamenti, gente pacifica con cui i bambini potrebbero pure stare, in una domenica normale, nella stessa curva.
Ma questa a Torino non è una domenica normale, come non lo è stato il sabato di Pontedera con il derby Paganese- Nocerina a porte chiuse (prima vittoria della Nocerina). Ogni pezzo di stadio non vuoto ma svuotato è una ferita all’idea di convivenza civile e temo che l’assuefazione sia un’abitudine, come l’indignazione. Ieri su Repubblica c’era una pagina di Paolo Berizzi sulla pericolosità delle curve con nomi e cognomi dei capi, spesso anche capoclan. Pensiamo davvero che siano steward sottopagati a poter garantire la legalità (scusate, ma di questo si tratta) in questo o quel settore di uno stadio italiano? Se qualcuno dice di sì, gli allento Biancaneve, Cenerentola e il Gatto con gli stivali. Storie più credibili. Se credute, è il momento di raccontare che al Milan ci saranno due ad (Galliani e Barbara) senza pestarsi i piedi. L’ha annunciato ieri Berlusconi ed è la cosa più incredibile di tutte.