Vittorio Zucconi, la Repubblica 1/12/2013, 1 dicembre 2013
CENT’ANNI DI PIENO (MA OCCHIO ALLA SPIA)
Leggiadro e pretenzioso nel suo stile Art Nouveau da stazione del vecchio Metrò di Parigi, il primo tempietto della puzzolente religione che da un secolo domina la nostra vita accese la propria insegna a Pittsburgh esattamente cento anni or sono. Era il primo dicembre del 1913 quando sul Baum Boulevard, allora periferia industriale fuligginosa e asfissiante nella città degli altoforni, la Gulf Refining Company inaugurò qualcosa che apparve agli abitanti e persino agli automobilisti che sobbalzavano sulle loro Ford Modello T, come un’inutile stravaganza: la prima stazione di servizio per la vendita del carburante.
Con la benzina venduta al prezzo carissimo di 27 centesimi al gallone da quattro litri, equivalenti a quasi sette dollari di oggi, quando il costo è inferiore ai quattro, l’archetipo di tutte le stazioni di servizio aveva quelle pretese di eleganza architettonica e di sobria solennità che rispondevano alla meraviglia ancora mistica delle carrozze senza cavalli che Henry Ford aveva da poco cominciato a sfornare. Sotto il tetto ornato, dentro il gabbiotto ottagonale di ferro e vetro, inservienti in cravattino a farfalla e improbabile camicia bianca si affannavano come infermiere nella nurserie di un reparto maternità attorno alle auto che si fermavano per il pieno, fornendo premurosamente olio, lubrificanti, aria per le gomme e le infinite messe a punto che quelle neonate meccaniche richiedevano.
Fu naturale, e ovvio, che questa prima stazione di servizio nascesse a poca distanza da dove, mezzo secolo prima, dai campi di granoturco di Titusville verso i grandi laghi era sgorgato il fiotto di quello che sarebbe divenuto ufficialmente il primo pozzo di petrolio negli Stati Uniti. Anche se la compagnia petrolifera che la costruì doveva il proprio nome alla scoperta di un altro giacimento in Texas sul «Gulf» del Messico, la sede centrale era a Pittsburgh, nella Pennsylvania che per prima aveva visto aumentare la circolazione delle automobili.
Non furono i Mellon, padroni della Gulf, o i loro concorrenti Rockefeller, della Standard Oil ad avere l’idea di un punto di vendita esclusivamente destinato ai carburanti, ma furono i concessionari delle case automobilistiche del tempo, la Ford, la General Motors, la Chevrolet, la Buick di William Chrysler a suggerirla. Il Baum Boulevard si era andato popolando di venditori di auto e i concessionari avevano giustamente intuito che la disponibilità di carburanti, e la comodità di un «pieno», avrebbe incentivato la vendita dei loro scoppiettanti trabiccoli.
Fino al quel primo dicembre del 1913 in Pennsylvania, la benzina si comperava sfusa nei negozi e negli spacci, nei drugstore e negli empori di ferramenta. Gli automobilisti riempivano taniche di metallo da rovesciare con imbuti nel serbatoio o, nei casi migliori, pompate a mano con vigorosi esercizi muscolari, in condizioni di sicurezza anti incendio che farebbero inorridire il più indifferente degli ispettori. Roghi di auto, con esplosioni di serbatoi e ustioni mortali erano stati, nel 1912, la prima causa di morte attribuibile al nuovo mezzo di trasporto.
Ma la pagodina della Gulf Oil a Pittsburgh fu molto più della naturale evoluzione di un servizio che il numero di automobili circolanti nel 1913, già un cospicuo milione e trecentomila, stava rendendo indipensabile. I benzinai del Baum Boulevard furono, senza rendersene conto, i pionieri di una cultura tipicamente americana e che avrebbe scritto uno dei caratteri più inconfondibili degli Stati Uniti: la cultura del drive in. Per la prima volta, il conducente poteva usufruire di un servizio senza dover scendere dall’automobile, una scoperta di convenience, di comodità e praticità, che avrebbe generato drive in per il cibo, per il cinema, per le lavanderie, per le farmacie, per il sesso, oggi persino per il culto. In casi estremi anche per i die in, per morire, come nei casi, rari ma non inauditi, di chi si fa seppellire al volante della propria amata vettura. Non ci sarebbe stato il mito dell’On The Road americano se il pieno fosse stato fatto in farmacia con gli imbuti. E milioni nuovi immigrati non avrebbero trovato il loro primo lavoro.
Prima che le ragioni del profitto, e del risparmio sui costi di manodopera, facessero trionfare il self serv, oggi divenuto universale con la sola eccezione di due Stati, il New Jersey e l’Oregon, il lavoro alla pompa era, insieme con i taxi a New York, o i campi di frutta e verdura in California, il primo approdo dei nuovi arrivati pronti ad accettare qualsiasi lavoro. Non essendo necessaria una perfetta conoscenza della lingua per riempire un serbatoio o per lavare un parabrezza, benzinaio e immigrato, non necessariamente documentato, erano divenuti sinonimi.
Lo zenit della gas station a servizio completo sarebbe stato raggiunto nei primi anni ’70, quando il prototipo di Pittsburgh si sarebbe moltiplicato — pur senza farfallino e cappello con visiera stile anni ’30 — per quasi trecentomila volte. Da allora, da quando l’esplosione del prezzo del greggio cominciò a ridurre i margini di guadagno dei rivenditori strangolati dalle grandi compagnie che vendono loro il carburante, il numero delle stazioni di servizio ha cominciato a scendere. Oggi sono poco più di centocinquantamila e per sopravvivere hanno dovuto tradire proprio il modello che le aveva create, quello della comodità. Il guidatore, che aveva assaporato il piacere della pigrizia lungo quella strada di Pittsburgh nel dicembre del 1913, ora deve essere il benzinaio di se stesso. Mentre due terzi delle pompe si sono trasformate in mini market, per vendere ai clienti tutto il vendibile.
Per raschiare profitti, le stazioni di servizio tentano di uscire anche dall’abisso del fast food più ordinario, degli hot dog, delle merendine sintetiche, dei panini reperto archeologico, per lanciare la nuova moda del gourmet da benzinaio, dei manicaretti da buongustaio, da assaporare mentre il serbatoio si riempie. In cento anni, la rivoluzione del drive in, del guida e vai, sta tornando a essere quello che era prima dell’apertura della Gulf, il walk in. Scendi, cammina e vieni dentro alla stazione, per spendere, lazzarone. Se i prezzi della benzina dovessero continuare ad aumentare ancora, il cerchio potrebbe chiudersi completamente. E gli automobi-listi essere costretti a tornare in farmacia, per il pieno.