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 2013  dicembre 01 Domenica calendario

“MIO MARITO SI DIEDE FUOCO MA A EQUITALIA NON È BASTATO ORA VUOLE DA ME 60MILA EURO”


Venti mesi fa, con la prospettiva di dover pagare al fisco soldi che non aveva, il muratore Giuseppe Campaniello si diede fuoco in macchina in un parcheggio di Bologna, l’area di sosta su cui affacciavano gli uffici delle Commissioni tributarie. Morì dopo nove giorni di agonia. E furono commenti indignati, promesse di intervento, parole di solidarietà, fiaccolate. Adesso la moglie Teresa Marrone, diventata simbolo e collante delle vedove della crisi, si ritrova con una cartella esattoriale di Equitalia da onorare: il debito del marito da saldare, 60.419 euro da versare entro sessanta giorni e in una rata sola.
Qual è la prima cosa che ha pensato, quando è andata a ritirare il plico e lo ha aperto?
«Non credevo che quelli di Equitalia arrivassero a tanto. Speravo non succedesse. Ma mi ero illusa. Si sono già presi la vita di mio marito, lui si è portato il debito nella tomba. E invece insistono, incalzano, mi tolgono il sonno. Dove è la pietà? E l’umanità? Mio marito scrisse: “Lasciate in pace mia moglie”. Adesso pretendono da me, che con la sua attività non avevo legami, mille euro al giorno, per due mesi. Lo Stato è sordo e cieco. Non vede la disperazione delle persone che, per le tasse, per la crisi, continuano a morire. O cambia qualcosa o continueranno a suicidarsi. Non sono chiacchiere. Non è emulazione. Io stessa sono arrivata a pensare di farla finita. Hanno detto che mio marito si è ucciso per i debiti. È vero solo in parte. Si è ammazzato perché non era più un uomo, ma un numero di pratica. Hanno ridotto me allo stesso modo ».
In che situazione si trova?
«Non ho soldi per pagare quella cifra, una enormità, in un colpo solo. Devo tirare avanti con la pensione di reversibilità di Giuseppe, 480 euro al mese. Non lavoravo da tempo, dopo aver fatto la parrucchiera e la commessa. Quando c’era lui, potevamo permetterci un unico stipendio. Sono rimasta sola. Mi sono messa subito a cercare un lavoro, per una questione di dignità, per vivere del mio. Ho spedito decine e decine di curriculum, non ho avuto alcuna offerta di impiego. Zero. A 49 anni, anche se hai esperienza e professionalità, nessuno ti assume. E tutte le persone che mi avevano promesso sostegno, quando è successa la tragedia, sono sparite in fretta. Ora mi arriva la mazzata. Mi è rimasta solo la casa, non voglio nemmeno pensare che potrei perderla».
Che cosa pensa di fare, lei che ha portato in piazza altre vedove e tenuto alta l’attenzione?
«Non mi sono mai tirata indietro. Ci ho messo la faccia, dall’inizio. Non smetterò di combattere. Solleverò un polverone anche a costo di incatenarmi da qualche parte o di andare in prigione. Il sistema deve cambiare, per me, per le vedove e i figli di altre persone che si sono tolte la vita. Siamo in contatto tra noi, cerchiamo di sostenerci. Se il debito con il fisco era un debito di lavoro, e chi lo aveva non c’è più, non deve ricadere su chi resta. Qualcuno ha insinuato che in fondo è colpa mia, perché avevo la comunione dei beni e non ho rinunciato all’eredità... Credo di aver dieci anni per esercitare questo diritto. E allora non avrebbero nemmeno dovuto spedirmi la cartella esattoriale, non prima del 2023».
Agenzia delle entrate e Equitalia mandano a dire che «per cancellare il debito della signora Tiziana Marrone è necessaria una legge». E promettono che la contatteranno a breve, alla riapertura degli uffici...
«Hanno ragione a dire che serve una legge e io allora mi batterò perché la legge si faccia. Però altre parole vuote non servono. Ne ho sentite tante, troppe. Non sono mai state seguite da cose concrete. Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, dopo la tragedia dichiarò che si sarebbe occupato personalmente del caso. Non mi pare l’abbia fatto. E nemmeno gli altri politici che parlarono e lanciarono appelli, al vento. Ho scritto anche al Papa e al presidente della Repubblica, senza risposta. L’onorevole Daniela Santanchè, durante una trasmissione tv, a maggio mi ha chiesto il numero di cellulare e promesso di contattarmi. Sto ancora aspettando la telefonata. Nemmeno oggi, dopo l’uscita della notizia della cartella esattoriale, si è fatto sentire qualcuno che conta. Se non sei un vip, non esisti, non ti considerano. Su Facebook invece è un diluvio di commenti e richieste di amicizia, da persone normali. Questo denota due cose: c’è tanta disperazione e la gente è stanca, stremata».