Ettore Livini, la Repubblica 1/12/2013, 1 dicembre 2013
SILVIO ORDINA LA TREGUA FINO AD APRILE “NON POSSIAMO PERDERE I DIRITTI TV”
Scusate, eravamo su “Scherzi a parte”. L’addio di Adriano Galliani al Milan? Non c’è più. La rabbia dell’ad dei rossoneri («La pazienza è finita, sono stato umiliato, me ne vado! »)? Uno sfogo, già dimenticato. Quattro ore di psicodramma serale a Villa San Martino tra Silvio Berlusconi e l’uomo che continua a giurargli affetto «immutato e immutabile» — più qualche telefonata supplementare ieri mattina — hanno rimesso assieme, per quanto non si sa, i cocci della Dinasty di Milanello: il numero uno del Diavolo resta al suo posto anche se dimezzato e a tempo determinato (ad aprile dovrebbe farsi da parte). Barbara Berlusconi, la rottamattrice che voleva pensionarlo anzitempo, porta a casa lo scalpo della promozione ad amministratore delegato. E ad Arcore si festeggia in tono minore e sotto i primi fiocchi di neve il pericolo scampato: “Bene così — commenta minimalista uno degli uomini più vicini al Cavaliere che ha seguito passo passo la drammatica notte di Arcore — . La verità è che non potevamo permetterci di perdere un uomo importante come Adriano”.
Vero? Solo in parte. A convincere l’ex premier a mettere il casco blu per obbligare i due litiganti a sotterrare l’ascia di guerra non sono stati tanto i dubbi sui destini del Milan, ma le possibili ricadute del Vietnam rossonero sulla già fluida situazione politica romana. Quando venerdì pomeriggio ha letto sulle agenzie lo sfogo di Galliani — raccontano i suoi collaboratori — il Cavaliere ha fatto un salto sulla sedia: la coltellata alle spalle di Angelino Alfano, vera o concordata che sia, ci sta. La bufera nel cuore pulsante dell’impero del Biscione — il cerchio magico dei fedelissimi e la famiglia — era troppo. “Non posso dare l’impressione di aver perso il controllo della situazione anche tra le mura di casa. Sarebbe un segnale di debolezza mortale!” avrebbe confidato ai suoi. E staccando agenzie di stampa e telefono (e ignorando il dibattito tv per le primarie del Pd) si è messo a tavolino per mettere il silenziatore alla tragicomica telenovela del Diavolo.
I motivi per spegnere l’incendio, del resto, sono tanti. Galliani è a fianco di Silvio dagli anni d’oro di Edilnord, ha fondato con lui Canale 5 ed è uno degli azionisti di riferimento della sua cerchia più stretta di amici. Dell’ex premier e dei suoi affari conosce quindi vita, morte e miracoli. A 360 gradi. Non solo. In questi giorni la Lega Calcio sta trattando il rinnovo del contratto per i diritti tv. Un affare da un miliardo di euro l’anno fondamentale per il futuro di Mediaset. E a tirare le fila dei negoziati c’è la Infront di Marco Bogarelli — fedelissimo dell’ad del Milan — che negli ultimi anni (ad Arcore è considerato un onore) è riuscita a far infuriare Sky per i presunti trattamenti di favore alle tv di Cologno. “Questo non è proprio il momento per divorziare da Galliani” avrebbe fatto sapere un preoccupatissimo Piersilvio a papà. Meglio insomma provare a ricucire almeno fino alla spartizione della torta del calcio in televisione.
La mediazione con Barbara, condotta con continue telefonate durate fino a ieri mattina e coordinata anche da Bruno Ermolli, non è però stata facile. Le incomprensioni delle scorse settimane — compresi gli sfoghi freschi di stampa dell’ad — sono ferite che non si rimargineranno più. Galliani ha insistito per ore accusando la figlia dell’ex-premier di essere poco più di una ragazzina viziata “pronta solo a scaricare le responsabilità delle sconfitte su altri salvo prendersi lei i meriti delle vittorie”. Lei, fumantina come sempre e senza peli sulla lungua, gli avrebbe rinfacciato le scelte tecniche sbagliate (compresa la difesa ad oltranza dell’allenatore Massimiliano Allegri) ma anche “inciuci con la Curva e con gli Ultra” e la gestione un po’ sbarazzina dei rapporti con alcuni procuratori. Il Cavaliere avrebbe strigliato il manager (“non puoi tradirmi come un Alfano qualsiasi!”) e tirato le orecchie alla figlia (“ma ti pare il momento di far su questo casino?”). Poi, deposto il bastone, ha messo sul tavolo le carote: un occhio di riguardo per la liquidazione d’oro di Galliani quando — pare ad aprile — leverà le tende da Milanello. E lo zuccherino per Barbara, sotto forma di una promozione dimezzata prima dell’incoronazione a Regina dei rossoneri prevista a primavera quando il suo rivale si farà da parte.
Tutto è bene quello che finisce bene? Meglio non sbilanciarsi troppo. In primis perché quando c’è di mezzo la vulcanica Barbara le sorprese sono sempre dietro l’angolo. E la sua mezza marcia indietro di ieri — “l’ho fatto per papà”, ha detto a mezza voce — l’ha privata della vittoria per ko cui puntava. “Deve accontentarsi” dicono i suoi collaboratori. In fondo il risultato, vale a dire l’uscita di scena dell’ad, è stato portato a casa, anche se a scoppio ritardato. “Non è poco — aggiungono i fedelissimi dell’Evita milanista — e se ci siamo riusciti è solo perché lei c’ha messo la faccia alzando i toni e forzando la mano. Se no Adriano sarebbe rimasto al Milan fino a 90 anni”. L’ennesima puntata della Dinasty del Biscione, serie “La decadenza”, va così in archivio. Ma viste le fibrillazioni ad Arcore e dintorni (Marina e Piersilvio, dice il tam tam di Villa San Martino, sarebbero infuriati per il blitz della sorella) c’è da scommettere che per la prossima non ci sarà da aspettare molto.