Alberto Mattioli, La Stampa 1/12/2013, 1 dicembre 2013
VISITATE LA COSTA AZZURRA VE LA CONSIGLIANO SADE E BB
I limiti temporali vanno dal 1772, quando il marchese de Sade scandalizza Marsiglia con un’epica orgia in un bordello, agli Anni Cinquanta, quando gli scrittori e i dandy vengono sostituiti dalle attrici e dai playboy. Quelli geografici, da Mentone, dove nel 1840 Flaubert constata che «l’Italia comincia, lo si sente nell’aria», appunto a Marsiglia, che è poi l’unica città africana senza il quartiere europeo (o forse sì: è l’elegantissima Aix-en-Provence).
In mezzo, c’è Il romanzo della Costa Azzurra, come da titolo dell’ultimo deliziosissimo libro di Giuseppe Scaraffia (Bompiani, pp. 384, € 19,50), una storia di quel «lungo boulevard», come lo chiamava Simenon, attraverso le storie di chi ci venne per creare, amare, sbronzarsi, drogarsi, incanaglirsi e stupire. Una carrellata di aneddoti poco noti sui soliti noti della cultura e delle arti (manca solo la musica) affascinati dal sole, dal mare e dalla possibilità di comportarsi male in perfetta impunità, o quasi. E dire che a lanciare la Côte come rilassamentificio d’Europa fu la Regina Vittoria, già diventata il monumento di se stessa e del rigore di un’epoca che riusciva a sgelarsi solo qui, davanti a «quel cielo terrestre» del Mediterraneo (così Mallarmé, a Cannes nel 1866).
È tutta una fauna di malati di petto obbligati al caldo e al sole quando ancora la tisi non accordava che poche ore, di bohémiens in fuga dagli scandali e dai prezzi di Parigi, di genii in cerca di comprensione, di gay che qui trovano finalmente il coraggio di vivere alla luce del sole (appunto) fra le braccia dell’aitante indigeno. Nel 1898, a La Napoule, Oscar Wilde al solito esagera: «Praticamente sono fidanzato con un pescatore diciottenne di straordinaria bellezza». Fra una sbronza e un’ammucchiata, però, tutti lavorano moltissimo, anche se Cechov, nel 1891, trova stranamente che Nizza è «una città fatta per leggere, in nessun caso per scrivere».
Negli anni folli lo sfrenamento è al massimo: alcol, gioco, droga, sesso shakerati insieme in un cocktail di stravaganze. Gli stessi nomi ricorrono e si rincorrono nelle varie località, al ritmo delle rotture e degli scandali: Cocteau, Radiguet, Simenon, Colette, Paul Morand, tutti i Mann. Coco Chanel si fa costruire a Roquebrune una grande villa con un’incongrua scalinata sulla facciata, senza dire a nessuno che era la copia esatta di quella dell’orfanotrofio dove aveva vissuto la sua infanzia infelice. William Somerset Maugham fa murare le finestre dello studio a Cap-Ferrat per non essere distratto dal panorama. All’Hôtel du Cap di Antibes scende nel ’39 la strana coppia formata da Erich Maria Remarque e Marlene Dietrich (in vestaglia da spiaggia rosa shocking griffata Schiaparelli). Lui aveva messo le cose in chiaro fin dal loro primo incontro, al Lido di Venezia: «Devo confessarlo: sono impotente». E lei: «Oh, è magnifico! Che sollievo! Tu sai quanto detesto fare l’amore».
Ovviamente non possono mancare Zelda e Fitzgerald con la loro eccentricità programmata, alla fine perfino un po’ noiosa. Allora meglio Man Ray, che nel 1927 arriva a Cannes, non vuole spendere per la spiaggia privata, non dà retta agli avvertimenti di Marcel Duchamp, fa il bagno davanti al Carlton e nuota a bocca aperta. La sua amante, Kikì de Montparnasse, racconta agli amici cosa ha trovato in acqua: «È m...! E se l’è mangiata!».
Gli esuli dal nazismo traslocano sulla Costa anche i loro problemi familiari. A Sanary, nel ’38, Franz Werfel fuma sigari neri, beve caffè nerissimo e canta a squarciagola Verdi. Sua moglie Alma Mahler suona Bach, si lamenta del posto e degli altri esuli: «Vivo in una cricca di ebrei comunisti di cui non faccio parte». Drogato, omosessuale e soprattutto frustrato dal padre, Klaus Mann sceglierà Vence, nel ’49, per farla finita. Commento di Thomas: «Un gesto offensivo, brutto, crudele, irriguardoso e irresponsabile da parte di Klaus».
Ma sono passati i tempi in cui Cocteau (nell’11 a Cap-Martin) si faceva presentare all’Imperatrice Eugenia, vecchissima ma che andava in bicicletta e si diceva d’accordo con le suffragette. L’epitaffio è l’incontro fra Françoise Sagan e Brigitte Bardot nel ’55 a Saint-Tropez, mentre portano a spasso i rispettivi cani. Françoise era intimidita dalla bellezza di BB, BB dall’intelligenza di Françoise: non si dissero quasi niente. Ormai la Costa era diventata l’oppio dei people. Di genio e sregolatezza restava solo la seconda. Anche gli scandali avranno un altro sapore, da rotocalco o da tiggì rosa. Eppoi, diceva Cocteau, «il mare lava tutto».