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 2013  dicembre 01 Domenica calendario

GENOVA-GORIZIA, 58 ANNI DI SCAMBI DI DOLCI NATALIZI


A Genova, la mia città, il dolce di Natale si chiama «Pandolce» (Panduse). Con la stessa passione con la quale puoi essere «genoano» o «sampdoriano», così puoi parteggiare per il pandolce tipo «alto» (una cupola semisferica burrosa, pesante, ricca di uvetta, pinoli, scorzette candite di cedro e arancio...) ovvero per il tipo «antica ricetta» (basso e friabile, ancora più pesante e ricco).
Questa la premessa. Nel 1953 sono «di leva» nell’allora obbligatorio servizio militare: 18 mesi di naja. Ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di Complemento, parto vedendone gli aspetti positivi: occasione di una vita diversa, nuove amicizie, conoscenza di luoghi lontani, a fine corso anche un’allettante retribuzione. Da luglio a dicembre 1953 sono a Lecce, caserma Nacci, Scuola di formazione. Capelli corti, divisa larghissima, caldo soffocante, marce estenuanti, larghissimi cortili da percorrere solo di corsa, tutto da imparare senza fiatare. Orari duri e molto studio. Il barocco leccese bello da morire. Altri diversivi davvero pochi. Superato il corso, 10 giorni di licenza a Genova per il Natale. Da gennaio a luglio 1954 sono a Roma, caserma Cecchignola, Scuola del Genio Pionieri. Sei mesi di campi ed esercitazioni con studi impegnativi. Fra gli amici commilitoni c’è Ezio De Piaggi, goriziano di madre genovese. Accomunati dall’ordine alfabetico, sovente condividiamo attività ed esercitazioni; accomunati da interessi comuni, sovente condividiamo la libera uscita. Superiamo gli esami del Corso ed entrambi siamo destinati a Udine.
Nel luglio 1954, siamo alla Caserma Spaccamela, allora al limite della città. Rispetto al duro anno passato, sono sei mesi con i fiocchi. Stipendio, attendente, le belle friulane al Circolo Ufficiali, interessanti missioni sul confine, la festa a Trieste tornata italiana. A dicembre i festeggiamenti per il prossimo congedo ed Ezio De Piaggi propone un viaggetto a Gorizia. Avrei conosciuto una bella città, la sua famiglia, la madre ottima cuciniera e, naturalmente, nostalgica della lontana Genova. Di buon grado accetto la proposta. Gorizia è inaspettatamente interessante, divertente il recupero del dialetto genovese, ottimo il pranzo con portate liguri e carsiche. Per finire c’è la «Gubana», tipico dolce goriziano dove una burrosa, friabilissima sfoglia avvolge una farcia di noci, uvetta e altre meraviglie. Io amo molto i dolci e la trovo entusiasmante, specie se accompagnata dall’immancabile «Slivoviz», distillato di prugne che mette allegria. E allegria c’è ricordando persone e paradossi della trascorsa vita militare, ordini e obblighi talora incomprensibili. Genova che mi stava aspettando.
«Ma se ghe pensu…». La mamma De Piaggi manca da Genova da molti anni, ha nostalgia di tante cose che io presto avrei ritrovato. A Natale, poi, il Pandolce di fine pranzo, con il bene augurante rametto di alloro piantato al centro. «Non c’è problema», dico io. «Arrivo a Genova fra pochi giorni, mi piombo dal migliore pasticciere che fa anche le spedizioni e per Natale certamente festeggerete con il vero panduce». L’idea piace e con Ezio facciamo un patto: da quest’anno, per Natale, io spedirò il Pandolce e, contemporaneamente, lui spedirà la Gubana. Era il dicembre 1954.
Sono passati 58 anni. Cosa è successo nel frattempo? Io, stabilitomi per lavoro a Torino, mi sono sposato, ho avuto figli, ho due splendidi nipotini. A tutti piace molto la Gubana, quella che, tutti sappiamo, arriverà in modo un po’ magico per Natale: è parte della nostra festa.
Ezio, stabilitosi per lavoro a Trieste, si è sposato, ha due figlie e splendidi nipotini. A tutti piace molto il Pandolce, quello che, essi sanno, arriverà in modo un po’ magico per Natale. Pochissimi i contatti intermedi. Non ci siamo più incontrati: tutto è rimasto legato a quella promessa e all’amichevole piacere di mantenerla. Solo un’eccezione: un anno eravamo ormai lontani dall’Epifania e la Gubana non era ancora arrivata. Certamente un disservizio o qualcosa d’altro? Telefono a Ezio che mi assicura che la Gubana era stata regolarmente spedita. Ad ogni buon conto ne avrebbe spedita una seconda che ricevo regolarmente. Poco dopo, ricevo anche la prima. Rispondo inviando un secondo Pandolce. Tutto ok.
Questa è la storia. che ho scritto e, prima di spedirla la avrei inviata a Ezio per una preventiva lettura. La invierò, invece, alle figlie di Ezio, che stamane, proprio stamane, hanno telefonato da Trieste. Il Natale scorso è stato l’ultimo festeggiato con la Gubana.
GIORGIO DE FERRARI