Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 01 Domenica calendario

LA NUOVA MILANO DIVENTA A MISURA DEGLI HIPSTER


Questo è un giro per le novità di Milano. Che si concentrano soprattutto a Nord e a Sud, all’Isola e sui Navigli. E come ogni vera trasformazione urbana, anche questa dettata dall’imminente Expo, si inizia a vedere nelle abitudini e nei tipi di persone. C’è una generazione neo-hipster che si muove tra i tanti locali aperti negli ultimi mesi in queste zone. Si rifà alla moda americana di vestirsi e comportarsi come prima della guerra. E c’è paura del futuro, ma anche ritorno alla semplicità tra le motivazioni: meno tv, droga, moda e più bici, benessere, consumo critico.
Bisogna vedere poi di che futuro si tratta, perché l’Isola ha il fascino del quartiere inascoltato, di un modello di città orizzontale che finisce sotto gru artefici di banche e boschi verticali. E, guarda caso, si chiama Little Italy l’ultimo ristorante di via Borsieri prima dei nuovi grattacieli. Fino a qualche tempo fa questa strada era nota solo per il jazz del Blue note, mentre ora i locali sono tantissimi.
Così, mentre gli appartamenti e gli uffici nei grattacieli sono difficili da vendere, nel quartiere i prezzi salgono e una nuova popolazione giovanile ne anima le strade. In via Garigliano ci sono tre enoteche, E…brezza, Ditirambo, Anima soul food. In via Pollaiuolo, oltre al vecchio Frida, hanno aperto Omelette e baguette e Malù all’incrocio con via Ugo Bassi, dove c’è uno dei palazzi più belli del quartiere con finestre sul tetto alla parigina. Ma la metà più hipster dell’Isola è via Thaon di Revel, dove in un cortile c’è il bar Deus, uno spazio per appassionati di moto e il barbiere Anni 20 Bullfrog. Più avanti ci sono il Teatro 7 lab, l’unica scuola di cucina a vista su strada di Milano, e l’Ajoblanco tapas e wine bar.
Tornando indietro, in via Pastrengo, tra laboratori e negozi artigiani, ha aperto da poco Les pommes, un «italian bistrot». Qui anche i ristoranti sono di frontiera. E davanti al Blue note si trova un «chinese bistrot» e sempre in via Borsieri c’è un giapponese intitolato a Brigitte dal proprietario italiano Ferdinando Guaita. Come più tardi sui Navigli troviamo in via Vigevano un Italian noodles bar, in via Tortona davanti al Cafè del Binari (luogo di nottate hipster) una sushi pasticceria e in Ripa di Porta Ticinese il Temakinho dal sushi alla brasiliana.
Qui, in attesa della grande riqualificazione dei corsi d’acqua e della darsena per Expo 2015, negli ultimi mesi hanno aperto più locali che in ogni altra zona di Milano e d’Italia. Il Mammy fa hamburger così così, ma è un centro di aggregazione di hipster all’ambrosiana e la sera si balla pure. Sempre in via Vigevano c’è The meatball family, il nuovo locale di Diego Abatantuono, dove si mangiano solo polpette, ma in tutte le salse. Poco più avanti Arrosticini abruzzesi. Sullo stesso lato, Lattughino, perché i neo-hipster sono salutisti.
E per la prima volta sono nati a Milano pure dei locali eleganti. Come il Tongs con libri appesi al soffitto e, svoltato per via Corsica, Ugo, con legno chiaro alle pareti, e l’Elita, con piastrelle bianche dietro al bar. Una volta sul Naviglio grande, ci sono il Rebelot (bistrot del più costoso Pont de Ferr) e il Mag, con quattro barman, cocktail retrò, clientela internazionale, e un altro locale soltanto per gli affezionati dal nome che è già un programma: 1930. Piccoli spazi fatti per chiacchierare, esibire abiti vintage o usati, mentre si mangia o beve poco ma bio.
Anche Carlo Cracco sta pensando di aprire in zona un posto «dove sentirsi a casa». E Kokichi Takahashi, proveniente da Aimo e Nadia, già sta Al fresco in via Savona, tra i locali più citati, anzi «luogo d’incontro con cucina» (deludente, a dire il vero).
twitter @rigatells