Marco Sodano, La Stampa 1/12/2013, 1 dicembre 2013
IRES E IRAP, SCATTA IL SUPERACCONTO: PER LE BANCHE AL 130%
Resta impervia la strada dell’addio all’Imu. I Comuni protestano perché molti di loro (circa 2700) dovranno rivalersi sui cittadini di parte degli aumenti dell’aliquota, facendo scattare una mini Imu che varrà, in media, 80 euro per 2012 e 2013. Ieri il leader Cgil Susanna Camusso (non tenera con la manovra), a proposito dell’Imu ha osservato che per quanto riguarda l’imposta sulla casa «l’unica cosa seria sarebbe rimetterla» una volta per tutte.
Per intanto, ora che anche la seconda rata è stata abolita, il Tesoro ha ha fatto scattare la clausola di salvaguardia prevista dal decreto che, ad agosto, ha cancellato la prima. La clausola si chiama così proprio perché, venendo a mancare allo Stato parte delle entrate fiscali, gliene assicura altre: scatta così l’aumento degli acconti Ires e Irap dovuti per i periodi d’imposta 2013 e 2014 - molto più marcato per le banche e le compagnie di assicurazione - e l’incremento delle accise sui carburanti (dal primo gennaio 2015). Diverse fonti di governo hanno sottolineato, però, che c’è tutto il tempo necessario ad evitare il rincaro dei carburanti tra poco più di un anno individuando altre entrate.
Bisogna anche compensare il gettito (è stato minore del previsto) ottenuto con la sanatoria sui concessionari di slot machine e l’aumento, a 27,2 miliardi, dei debiti che la pubblica amministrazione intende pagare entro dicembre. Spiega il ministero dell’Economia che il decreto prevede «l’incremento dell’acconto Ires di 1,5 punti percentuali per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2013 e per quello successivo».
Per il 2013 le imprese finanziarie, creditizie e assicurative verseranno un acconto Ires del 130%. Le altre imprese del 102,5%. L’incremento delle aliquote vale anche per l’Irap. Per il 2014, invece, tutti i soggetti Ires - comprese banche e assicurazioni - calcolano l’acconto dell’Ires (e Irap) al 101,5 per cento. Caustico il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta: «Quando gli acconti vanno oltre il 100% significa che lo Stato sta facendo debiti con il contribuente. Con l’unica differenza che in questo caso non paga interessi».