Mark Franchetti, La Stampa 1/12/2013, 1 dicembre 2013
VELENI AL BOLSHOI “SOLDI E SESSO PER DANZARE”
Fin da quando aveva sei anni e vide per la prima volta il «Lago dei Cigni» eseguito dal Bolshoi in tour in America, Joy Womack, aspirante ballerina del Texas, ha coltivato un sogno: ballare sul palcoscenico più famoso della Russia.
A quindici anni si è trasferita da sola a Mosca, ha imparato il russo ed è diventata una delle prime straniere diplomate in una delle più prestigiose scuole di danza russe. Ha superato infortuni, difficoltà finanziarie e sfiducia per diventare, l’anno scorso, la prima americana a far parte del Bolshoi nella sua storia lunga 237 anni. Joy ha perfino contratto un matrimonio di convenienza con un suo collega ballerino per ottenere la cittadinanza russa e avere i titoli per entrare nel teatro gestito dallo Stato.
Ma lo scorso mese la favola è finita in mezzo alle recriminazioni: Joy Womack ha lasciato la compagnia accusando il management di corruzione. Secondo la giovane americana, quando si lamentò perché le negavano delle parti, qualcuno nell’amministrazione del teatro le ha detto che una tangente da 10 mila dollari le avrebbe assicurato il ruolo. «Mi è stato spiegato molto chiaramente che avrei avuto bisogno di uno sponsor se volevo avere qualche possibilità di danzare e che 10 mila dollari era la mazzetta iniziale per ottenere una parte. “Dovresti essere più intelligente, più furba. Pensaci”, mi è stato detto. Ma io non sono quel tipo di persona. Non pago e non faccio sesso con nessuno per fare carriera. Dover lasciare tutto mi spezza il cuore. È stata la decisione più difficile della mia vita. Danzare al Bolshoi era la cosa che desideravo di più al mondo, ma non ho avuto scelta».
Le sue accuse, ampiamente riportate dalla stampa russa, arrivano mentre Pavel Dmitrichenko, ballerino solista del Bolshoi, è sotto processo con l’accusa di essere il mandante di un attacco con l’acido contro Sergei Filin, il direttore artistico del teatro, rimasto parzialmente cieco dopo l’aggressione.
Durante il processo Dmitrichenko, che rischia fino a 12 anni di carcere, ha mosso accuse simili a quelle di Womack. Ha accusato Filin di favoritismi e scorrettezze. Ha anche alluso in modo vago alla corruzione all’interno del teatro e ha sostenuto che Filin aveva abusato della sua posizione per avere numerose relazioni con le ballerine.
Filin, ritornato al lavoro due mesi fa dopo aver subito più di 20 operazioni per salvargli la vista, ha negato decisamente le accuse. Anzi, il suo avvocato ha minacciato di citare in giudizio Womack per diffamazione sebbene lei non abbia mai fatto diretti riferimenti a lui.
Vladimir Urin, il nuovo e rispettato direttore del Bolshoi, ha sfidato la ballerina americana a portare qualsiasi prova alla polizia. Ha detto che il teatro avrebbe collaborato a qualsiasi inchiesta giudiziaria.
Una parte del mondo del balletto ha reagito con rabbia e scetticismo alle accuse di Womack. «Ho ricevuto molti messaggi offensivi – racconta Joy – che mi dicevano di andare all’inferno, che avrei dovuto suicidarmi, che sto solo cercando di farmi pubblicità. Ho chiuso la mia pagina Facebook perché ero inondata da commenti sgradevoli, ma so che ci sono persone nel teatro che mi sostengono in silenzio. Non sono certo uscita allo scoperto per macchiare l’onore del Bolshoi».
L’ex insegnante di Womack la descrive come una danzatrice di talento, che lavorava sodo, ma che aveva difficoltà a memorizzare i passi, rallentando così le altre ballerine durante le prove. Una prima ballerina del Bolshoi la descrive come il «vero cigno nero», un riferimento al tormentato personaggio di Odile nel Lago dei Cigni: «È così ambiziosa e ossessionata dal balletto da sembrare sempre tesa, ansiosa. C’è qualcosa di inquietante nel suo essere così invasata. Io non ho mai dovuto pagare o fare sesso con qualcuno per arrivare dove sono. Ho solo lavorato maledettamente sodo».
«Nel corpo di ballo ci sono tantissime ragazze con genitori benestanti e influenti, molto più ricche di Womack – ha detto un’altra ballerina – Se tutto quello che serve per una parte da solista sono 10 mila dollari sul palco ci sarebbe la ressa».
Womack, 19 anni, ora dovrebbe unirsi alla compagnia di ballo del Cremlino, ma descrive il Bolshoi come il suo «primo amore»: «Quando ero una bambina ero affascinata dalla passione e dal fuoco dei ballerini del Bolshoi. Desideravo ardentemente essere una di loro».
L’anno scorso, quando Filin, ex esperto solista, la invitò a fare parte del Bolshoi, lei lo descrisse come il momento più felice della sua vita. Ma la delusione si è fatta strada in fretta quando è stata relegata nel corpo di ballo. «Ero ingenua e troppo idealista, sia nei confronti del teatro che della Russia; non immaginavo potessero essere entrambi così violenti – ha detto Womack –. Ma non mollerò, voglio diventare una ballerina di livello mondiale e troverò altre barriere da buttare giù. Amo ancora il Bolshoi e, chi lo sa, magari un giorno tornerò».
Mark Franchetti*
*Corrispondente da Mosca
per il «Sunday Times» di Londra
Traduzione di Monica Perosino